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Ricorso inammissibile: condanna alle spese e sanzione

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una sentenza della Corte d’Appello. A seguito della declaratoria di inammissibilità e in assenza di prove che escludessero la colpa del ricorrente, quest’ultimo è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende. La decisione sottolinea le conseguenze economiche di un’impugnazione priva dei requisiti di legge.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: la condanna alle spese e alla sanzione pecuniaria

Quando si presenta un’impugnazione in Cassazione, è fondamentale rispettare rigorosi requisiti formali e sostanziali. Un ricorso inammissibile non solo non viene esaminato nel merito, ma comporta anche significative conseguenze economiche per chi lo ha proposto. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ce lo ricorda, delineando un principio consolidato del nostro ordinamento processuale penale.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Roma. La difesa, tramite una memoria, ha insistito per l’accoglimento dell’impugnazione. Tuttavia, la Corte di Cassazione, dopo aver esaminato gli atti, ha ritenuto che la memoria difensiva non apportasse elementi di sostanziale novità o argomentazioni idonee a superare i profili di criticità del ricorso stesso.

La Decisione della Corte: il Ricorso Inammissibile e le sue Conseguenze

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa declaratoria non è stata una semplice formalità, ma ha attivato una specifica disposizione del codice di procedura penale, l’articolo 616. Tale norma stabilisce che, in caso di inammissibilità del ricorso, la parte privata che lo ha proposto è condannata al pagamento delle spese del procedimento.

Ma non è tutto. La legge prevede un’ulteriore conseguenza: il ricorrente deve essere condannato anche al pagamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria che la Corte determina in via equitativa.

Le Motivazioni della Condanna Accessoria

La Corte ha applicato rigorosamente il dettato normativo. La condanna alla sanzione pecuniaria, in aggiunta alle spese processuali, scatta in automatico a meno che non si possa escludere la colpa del ricorrente nel determinare la causa di inammissibilità. La Corte ha richiamato un’importante sentenza della Corte Costituzionale (n. 186 del 2000), la quale ha chiarito che la sanzione non si applica solo se l’inammissibilità è dovuta a cause non imputabili alla parte.

Nel caso di specie, i giudici non hanno ravvisato alcuna “assenza di colpa”. L’aver presentato un ricorso privo dei requisiti necessari è stato considerato un atto cosciente e volontario, o quantomeno negligente, che giustifica pienamente l’applicazione della sanzione. La Corte ha quindi quantificato tale sanzione in 3.000,00 euro, ritenendola una misura equa alla luce delle circostanze.

Conclusioni: le Implicazioni Pratiche della Decisione

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: l’accesso alla giustizia, specialmente in sede di legittimità, deve essere esercitato con responsabilità. La presentazione di un ricorso inammissibile non è un’azione priva di conseguenze. L’ordinamento giuridico predispone dei meccanismi sanzionatori per scoraggiare impugnazioni dilatorie, palesemente infondate o formalmente scorrette. Per il cittadino, ciò significa che prima di intraprendere la strada del ricorso in Cassazione è essenziale una valutazione approfondita, affidata a un legale esperto, circa la sussistenza dei presupposti di legge. In caso contrario, il rischio non è solo quello di vedere confermata la decisione precedente, ma anche di dover sostenere un onere economico aggiuntivo e significativo.

Cosa succede quando un ricorso penale in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
La parte che ha presentato il ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali e, di norma, anche a versare una sanzione pecuniaria alla Cassa delle ammende.

La sanzione pecuniaria è sempre dovuta in caso di ricorso inammissibile?
No, non è dovuta se il ricorrente dimostra che la causa di inammissibilità non è a lui imputabile per colpa. Tuttavia, come chiarisce la decisione, questa è un’eccezione e l’onere della prova grava sul ricorrente.

A quanto ammontava la sanzione in questo caso specifico?
La Corte di Cassazione ha condannato il ricorrente al pagamento di una somma di 3.000,00 euro, ritenuta equa, in favore della Cassa delle ammende, oltre al pagamento delle spese del procedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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