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Ricorso inammissibile: condanna alle spese e multa

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una sentenza della Corte d’Appello. A causa dell’inammissibilità, attribuita a colpa del ricorrente, quest’ultimo viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro alla Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Le Conseguenze Economiche per Chi Impugna

Presentare un’impugnazione contro una sentenza è un diritto fondamentale nel nostro ordinamento, ma non è un’azione priva di conseguenze. Quando un’impugnazione viene giudicata priva dei requisiti minimi di legge, si incorre in una declaratoria di ricorso inammissibile. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda quali sono le implicazioni, soprattutto economiche, di tale esito, condannando il ricorrente non solo al pagamento delle spese, ma anche a una sanzione pecuniaria.

Il Caso in Esame: Un Appello Respinto dalla Cassazione

La vicenda processuale analizzata trae origine dal ricorso presentato da un soggetto avverso una sentenza della Corte d’Appello di Palermo. L’imputato, cercando di ottenere una revisione della decisione di secondo grado, si è rivolto alla Suprema Corte di Cassazione, l’ultimo grado di giudizio nel nostro sistema penale.

Tuttavia, l’esito dell’impugnazione non è stato quello sperato. La Corte, dopo aver esaminato gli atti e ascoltato la relazione del Consigliere, ha concluso per la non ammissibilità del ricorso.

La Decisione della Suprema Corte e le Conseguenze del Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione, con la sua ordinanza, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle questioni sollevate dal ricorrente, ma si ferma a un livello preliminare, constatando che l’atto di impugnazione non rispettava le condizioni previste dalla legge per poter essere esaminato.

La conseguenza diretta, prevista dall’articolo 616 del codice di procedura penale, è duplice:
1. Condanna al pagamento delle spese processuali: il ricorrente deve farsi carico dei costi che lo Stato ha sostenuto per la gestione del procedimento.
2. Condanna al pagamento di una somma in favore della Cassa delle ammende: il ricorrente è stato obbligato a versare la somma di tremila euro.

Le Motivazioni

La Corte ha specificato che la declaratoria di inammissibilità non è un evento neutro, ma è riconducibile a una “colpa del ricorrente”. Questo concetto, avvalorato da una storica sentenza della Corte Costituzionale (n. 186/2000), significa che chi presenta un ricorso deve agire con diligenza e consapevolezza, evitando impugnazioni pretestuose, dilatorie o palesemente infondate. Se il ricorso manca di questi presupposti di serietà, scatta la sanzione pecuniaria.

L’importo di tremila euro è stato fissato dalla Corte in via “equitativa”, ovvero bilanciando la gravità dei vizi del ricorso e la natura delle questioni sollevate. Si tratta di una misura con una duplice finalità: da un lato, sanzionare l’abuso dello strumento processuale e, dall’altro, finanziare la Cassa delle ammende, ente destinato a supportare il recupero dei condannati.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: il diritto di impugnazione deve essere esercitato in modo responsabile. Un ricorso inammissibile non solo non porta ad alcun risultato utile per il ricorrente, ma comporta anche significative conseguenze economiche. Questa decisione serve da monito sull’importanza di una valutazione attenta e professionale prima di adire la Corte di Cassazione, evidenziando come l’accesso alla giustizia non possa tradursi in un intasamento del sistema con ricorsi privi di fondamento giuridico.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro, in questo caso specifico pari a 3.000 euro, in favore della Cassa delle ammende.

Perché il ricorrente deve pagare una somma alla Cassa delle ammende oltre alle spese processuali?
Il pagamento è una sanzione prevista dall’art. 616 del codice di procedura penale quando la dichiarazione di inammissibilità è attribuibile a colpa del ricorrente, ad esempio per aver proposto motivi manifestamente infondati o non consentiti dalla legge.

Chi decide l’importo da versare alla Cassa delle ammende?
L’importo viene stabilito dal giudice, in questo caso la Corte di Cassazione, in via “equitativa”, cioè valutando le circostanze specifiche del caso, come la natura e la palese infondatezza dei motivi presentati nel ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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