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Ricorso inammissibile: condanna alle spese e multa

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una sentenza della Corte d’Appello di Milano. A causa della palese infondatezza dell’impugnazione, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro, confermando le severe conseguenze di un ricorso inammissibile.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando l’Appello Costa Caro

Presentare un ricorso inammissibile in Cassazione non è una mossa priva di conseguenze. Un’ordinanza recente della Suprema Corte lo ribadisce con chiarezza, condannando un ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche a una significativa sanzione pecuniaria. Analizziamo questa decisione per comprendere i rischi legati a un’impugnazione presentata senza i dovuti presupposti.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione contro una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Milano in data 15 ottobre 2024. Il ricorrente, tramite i suoi legali, ha cercato di ottenere l’annullamento della decisione di secondo grado. Tuttavia, l’esito del giudizio di legittimità ha preso una piega ben diversa da quella sperata, evidenziando le criticità dell’impugnazione stessa.

La Decisione della Corte di Cassazione

Con un’ordinanza emessa il 12 marzo 2025, la Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha stroncato le aspirazioni del ricorrente. Il collegio ha dichiarato il ricorso inammissibile, una decisione che impedisce l’analisi nel merito delle questioni sollevate. Ma le conseguenze non si sono fermate qui. In applicazione dell’art. 616 del codice di procedura penale, la Corte ha condannato il ricorrente a:

1. Il pagamento delle spese processuali.
2. Il versamento di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende.

Questa doppia sanzione economica trasforma un tentativo fallito di impugnazione in un onere finanziario rilevante.

Le Motivazioni dietro un Ricorso Inammissibile e la Sanzione

La Corte non si è limitata a una mera dichiarazione di inammissibilità. Nella sua motivazione, ha sottolineato la presenza di “profili di colpa” attribuibili al ricorrente, derivanti dalla “evidente inammissibilità dell’impugnazione”. Questo significa che, secondo i giudici, il ricorso era così palesemente privo dei requisiti di legge che la sua presentazione configurava una negligenza.

Per giustificare la sanzione pecuniaria, la Corte ha richiamato importanti precedenti giurisprudenziali, tra cui la sentenza n. 186/2000 della Corte Costituzionale e la sentenza n. 30247/2016 della stessa Cassazione. Questi precedenti stabiliscono un principio fondamentale: quando l’inammissibilità è dovuta a una colpa evidente (ad esempio, per la manifesta infondatezza dei motivi), è equo imporre una sanzione per scoraggiare ricorsi dilatori o temerari che appesantiscono inutilmente il sistema giudiziario.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame è un monito importante per chiunque intenda impugnare una sentenza penale. La decisione di presentare ricorso in Cassazione deve essere ponderata attentamente, basandosi su motivi solidi e giuridicamente validi. Un ricorso inammissibile, soprattutto se giudicato tale per ragioni evidenti, non solo non produce alcun risultato utile, ma espone il ricorrente a conseguenze economiche severe. La condanna alle spese e alla sanzione a favore della Cassa delle ammende non è un automatismo, ma una conseguenza diretta della colpa nell’aver attivato un procedimento giudiziario senza le necessarie basi legali. Questo rafforza il principio di responsabilità processuale e mira a preservare l’efficienza della giustizia, sanzionando l’abuso dello strumento dell’impugnazione.

Cosa succede quando un ricorso penale viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento. Inoltre, se l’inammissibilità è dovuta a colpa del ricorrente, può essere condannato anche al pagamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

Perché il ricorrente è stato condannato a pagare una somma alla Cassa delle ammende?
Il ricorrente è stato condannato a pagare una sanzione pecuniaria perché la Corte ha ritenuto che l’inammissibilità del suo ricorso fosse “evidente”, ravvisando quindi profili di colpa nella sua presentazione. Questo è in linea con l’art. 616 c.p.p. e la giurisprudenza consolidata.

Qual è la finalità della sanzione pecuniaria in caso di ricorso inammissibile?
La sanzione ha una duplice finalità: da un lato, punire l’abuso dello strumento processuale, scoraggiando la presentazione di ricorsi dilatori o manifestamente infondati; dall’altro, contribuire a finanziare la Cassa delle ammende, che si occupa del miglioramento delle strutture penitenziarie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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