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Ricorso inammissibile: condanna alle spese e multa

La Corte di Cassazione, con ordinanza, ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una sentenza della Corte d’Appello di Milano. A seguito di questa decisione, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3000 euro a favore della Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: le conseguenze della condanna in Cassazione

Quando si impugna una sentenza, sperando di ribaltare una decisione sfavorevole, è fondamentale conoscere le regole procedurali per evitare un esito ancora più gravoso. Un esempio chiaro ci viene fornito da una recente ordinanza della Corte di Cassazione, che ha dichiarato un ricorso inammissibile, condannando il proponente non solo alle spese, ma anche a una sanzione pecuniaria. Analizziamo insieme questo caso per capire le dinamiche e le implicazioni di una tale decisione.

I fatti del caso

La vicenda processuale ha origine da un ricorso presentato avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Milano in data 24 febbraio 2025. L’imputato, non accettando la decisione dei giudici di secondo grado, ha deciso di adire la Suprema Corte di Cassazione, l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento. Il caso è stato assegnato alla Settima Sezione Penale per la trattazione.

La decisione della Corte di Cassazione

La Corte Suprema, riunitasi in udienza l’11 luglio 2025, dopo aver ascoltato la relazione del Consigliere e dato avviso alle parti, ha emesso un’ordinanza dal contenuto netto e perentorio. I giudici hanno dichiarato il ricorso inammissibile.

Questa declaratoria ha comportato due conseguenze economiche dirette per il ricorrente:
1. La condanna al pagamento di tutte le spese processuali sostenute per il giudizio di legittimità.
2. La condanna al pagamento di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende.

Le motivazioni del ricorso inammissibile e della sanzione

Il testo dell’ordinanza non entra nel dettaglio dei motivi specifici che hanno reso l’impugnazione inammissibile, ma fa riferimento alle “questioni dedotte”. Questa formula suggerisce che le argomentazioni presentate dal ricorrente non rientravano tra quelle che possono essere legittimamente esaminate dalla Corte di Cassazione. È importante ricordare che la Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito: non può riesaminare i fatti del processo, ma solo verificare la corretta applicazione delle norme di legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata. Spesso, un ricorso inammissibile è tale perché tenta di ottenere una nuova valutazione delle prove, attività preclusa in sede di legittimità.

La condanna alla sanzione pecuniaria di 3.000 euro è una conseguenza diretta prevista dalla legge in caso di inammissibilità. La sua quantificazione viene decisa dal giudice in via equitativa, tenendo conto della natura delle questioni sollevate e della palese infondatezza del ricorso. Questa misura ha una duplice funzione: sanzionare l’abuso dello strumento processuale e scoraggiare la presentazione di appelli meramente dilatori o privi di seri motivi di diritto.

Le conclusioni e le implicazioni pratiche

La decisione in esame ribadisce un principio fondamentale: ricorrere in Cassazione non è una mera formalità, ma un’azione che richiede motivi validi e specifici, attinenti a violazioni di legge. Un ricorso presentato senza rispettare tali requisiti non solo non porterà ad alcun risultato utile, ma si tradurrà in un aggravio di costi per chi lo propone.

Le implicazioni pratiche sono evidenti:
* Definitività della sentenza: La dichiarazione di inammissibilità rende definitiva la sentenza della Corte d’Appello, con tutte le sue conseguenze.
* Certezza dei costi: Chi intraprende un’impugnazione deve essere consapevole del rischio concreto di essere condannato a spese e sanzioni in caso di esito negativo, specialmente se i motivi di ricorso sono deboli o non pertinenti.
* Funzione deterrente: La sanzione pecuniaria serve a proteggere il sistema giudiziario da un sovraccarico di ricorsi infondati, garantendo che le risorse della Corte di Cassazione siano dedicate a casi che sollevano questioni di diritto meritevoli di approfondimento.

Cosa significa che un ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Significa che la Corte di Cassazione non ha nemmeno esaminato il merito delle questioni sollevate, poiché il ricorso non rispettava i requisiti formali o sostanziali previsti dalla legge per essere giudicato.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
Il ricorrente è stato condannato a pagare sia le spese del processo sia un’ulteriore somma di 3.000 euro a favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver presentato un ricorso inammissibile.

La sentenza della Corte d’Appello è stata annullata o modificata?
No, la dichiarazione di inammissibilità del ricorso ha l’effetto di rendere definitiva e irrevocabile la sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Milano, senza alcuna modifica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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