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Ricorso inammissibile: condanna alle spese e multa

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile, confermando che tale esito comporta automaticamente la condanna dell’imputato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. In questo caso, la somma è stata fissata a 3000 euro. È stato inoltre negato il rimborso delle spese alla parte civile, poiché i suoi scritti difensivi sono stati ritenuti superflui e generici.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Le Conseguenze Economiche della Condanna

Quando si decide di impugnare una sentenza, è fondamentale che l’atto sia redatto nel rispetto di precisi requisiti formali e sostanziali. Un’ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda quali sono le severe conseguenze di un ricorso inammissibile, analizzando un caso in cui il ricorrente è stato condannato non solo al pagamento delle spese, ma anche a una significativa sanzione pecuniaria.

Il Contesto Processuale

La vicenda trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Bari. L’imputato ha deciso di portare il caso davanti alla Suprema Corte di Cassazione, ultimo grado di giudizio, per cercare di ottenere una riforma della decisione a lui sfavorevole. Nel procedimento si era costituita anche una parte civile, la persona danneggiata dal reato, per far valere le proprie pretese risarcitorie.

La Decisione della Cassazione sul Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione, esaminato il caso, ha emesso un’ordinanza con cui ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questo significa che i giudici non sono entrati nel merito delle questioni sollevate, ma si sono fermati a una valutazione preliminare, riscontrando la mancanza dei presupposti necessari per poter procedere a un esame approfondito. La conseguenza principale di questa declaratoria, come stabilito dall’articolo 616 del codice di procedura penale, è duplice:

1. Condanna alle spese processuali: Il ricorrente è stato obbligato a farsi carico di tutti i costi del procedimento.
2. Condanna al pagamento di una somma alla cassa delle ammende: I giudici hanno stabilito una sanzione pecuniaria di 3.000,00 euro, ritenuta equa in relazione alle questioni trattate.

Un aspetto interessante della decisione riguarda la posizione della parte civile. Quest’ultima aveva depositato una memoria difensiva con nota spese, chiedendo il rimborso dei costi legali sostenuti. Tuttavia, la Corte ha respinto la richiesta, motivando che gli scritti difensivi erano caratterizzati da “superfluità e genericità” e i rilievi proposti erano “del tutto ininfluenti nel merito della decisione”.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte si fonda su un principio cardine del diritto processuale: chi attiva inutilmente la macchina della giustizia deve sopportarne i costi. La declaratoria di inammissibilità del ricorso scatta quando l’atto di impugnazione presenta vizi che ne impediscono l’esame. In questi casi, la legge prevede una sanzione per scoraggiare ricorsi palesemente infondati o presentati senza il rispetto delle regole procedurali.

La condanna al pagamento di una somma in favore della cassa delle ammende non è automatica nell’importo, ma viene determinata dal giudice in base a criteri di equità, tenendo conto della natura delle questioni dedotte. In questo caso, la cifra di 3.000 euro è stata ritenuta congrua.

Per quanto riguarda il rigetto della richiesta della parte civile, la Corte ha applicato un principio di causalità e utilità. Se l’intervento della parte civile nel giudizio di Cassazione non apporta alcun contributo utile alla decisione, ma si limita a osservazioni generiche, non sussiste il diritto al rimborso delle spese legali. Questo serve a evitare che la parte civile aggravi la posizione del ricorrente con attività difensive superflue.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame ribadisce un messaggio chiaro: l’accesso alla giustizia, specialmente in ultimo grado, è un diritto che deve essere esercitato con responsabilità. Un ricorso inammissibile non è un esito neutro, ma comporta conseguenze economiche dirette e significative per chi lo propone. La decisione sottolinea l’importanza di affidarsi a professionisti competenti che possano valutare attentamente le possibilità di successo di un’impugnazione, evitando di intraprendere iniziative legali avventate che possono tradursi in ulteriori condanne pecuniarie, oltre a quella principale.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
In base all’art. 616 c.p.p., il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della cassa delle ammende.

A quanto ammonta la somma da versare alla cassa delle ammende in questo caso?
La Corte di Cassazione ha determinato la somma in via equitativa in euro 3.000,00, tenendo conto delle questioni sollevate nel ricorso.

La parte civile ha sempre diritto al rimborso delle spese legali se il ricorso dell’imputato è inammissibile?
No. In questa ordinanza, la Corte ha negato il rimborso perché ha ritenuto la memoria difensiva della parte civile superflua, generica e del tutto ininfluente ai fini della decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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