Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Condanna alle Spese e alla Multa
Presentare un’impugnazione in Corte di Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, una fase delicata che richiede rigore e fondatezza giuridica. Quando un’istanza non soddisfa i requisiti previsti dalla legge, si va incontro a una dichiarazione di ricorso inammissibile, con conseguenze economiche significative per chi lo ha proposto. Un’ordinanza recente della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di questa dinamica.
I Fatti del Caso
La vicenda processuale trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Firenze in data 24 febbraio 2025. L’imputato, non accettando la decisione dei giudici di secondo grado, ha deciso di adire la Corte di Cassazione per ottenere l’annullamento della pronuncia a suo carico. Il caso è stato assegnato alla Settima Sezione Penale, che ha fissato l’udienza per la discussione nel mese di giugno 2025.
La Decisione della Corte di Cassazione
All’esito dell’udienza e dopo aver ascoltato la relazione del Consigliere incaricato, la Corte di Cassazione ha emesso un’ordinanza con cui ha risolto la questione in modo netto e definitivo. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiudendo così la porta a qualsiasi ulteriore esame nel merito della vicenda.
Questa decisione non si è limitata a respingere l’impugnazione, ma ha comportato due ulteriori e importanti statuizioni a carico del ricorrente:
1. La condanna al pagamento delle spese processuali sostenute dallo Stato per questa fase del giudizio.
2. La condanna al versamento di una somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Le Motivazioni: Le Conseguenze di un Ricorso Inammissibile
La Corte, nel suo provvedimento, ha evidenziato che la decisione di dichiarare il ricorso inammissibile è una conseguenza diretta della mancanza dei presupposti necessari per un valido esame da parte del giudice di legittimità. Sebbene l’ordinanza sia sintetica, essa sottolinea come, nel valutare la situazione, non sia emerso alcun segnale di ravvedimento o di volontà conciliativa da parte del ricorrente nei confronti della persona offesa. Questo elemento, pur non essendo l’unica causa dell’inammissibilità, contribuisce a delineare un quadro in cui l’impugnazione appare priva di seria consistenza.
La condanna alle spese e alla sanzione pecuniaria non è una punizione discrezionale, ma una conseguenza quasi automatica prevista dalla legge processuale penale quando un ricorso viene dichiarato inammissibile. Tale meccanismo ha una duplice funzione: da un lato, scoraggiare la presentazione di impugnazioni palesemente infondate o dilatorie, che appesantiscono il sistema giudiziario; dall’altro, sanzionare l’abuso dello strumento processuale, facendo ricadere sul proponente i costi generati.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche
La pronuncia in esame ribadisce un principio fondamentale: l’accesso alla Corte di Cassazione è riservato a ricorsi che sollevano questioni di diritto serie e fondate. Proporre un ricorso inammissibile non solo non porta ad alcun risultato utile per il ricorrente, ma si traduce in un costo economico certo e talvolta ingente. La condanna al pagamento di una somma alla Cassa delle ammende, che in questo caso ammonta a 3.000 euro, rappresenta un onere aggiuntivo rispetto alle spese del processo. Questa ordinanza serve quindi da monito sull’importanza di una valutazione attenta e professionale prima di intraprendere l’ultimo grado di giudizio, per evitare di incorrere in conseguenze pregiudizievoli sia dal punto di vista legale che economico.
Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte di Cassazione non esamina il merito della questione. Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende.
A quanto ammonta la sanzione pecuniaria in questo caso specifico?
Nel caso esaminato, la Corte ha condannato il ricorrente al pagamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, oltre alle spese processuali.
Quali sono le conseguenze per il ricorrente oltre al rigetto del ricorso?
Oltre al rigetto definitivo della sua impugnazione, il ricorrente subisce conseguenze economiche dirette: deve farsi carico dei costi del procedimento (spese processuali) e versare una sanzione pecuniaria all’apposito fondo statale (Cassa delle ammende).
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 24845 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 24845 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 20/06/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME COGNOME nato il 20/01/1963
avverso la sentenza del 24/02/2025 della CORTE APPELLO di FIRENZE
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
N. 9723/25 Troudi
OSSERVA
gli atti e la sentenza impugnata (condanna per il reato di cui all’art.
Visti
337 cod. pen.);
Esaminato il motivo di ricorso;
Ritenuto che il motivo dedotto con il ricorso, avente a oggetto la
violazione di legge e il vizio di motivazione quanto alla mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche, esula dalla valutazione di legittimità
perché i giudici di merito hanno motivato in maniera logica, coerente e puntuale (v. in particolare p. 3 là dove la Corte dà atto di come sia mancato
qualsivoglia segnale di resipiscenza o impegno, anche solo in termini conciliativi, nei confronti della persona offesa);
Rilevato, pertanto, che il ricorso debba essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 20/06/2025