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Ricorso inammissibile: condanna alle spese e multa

La Corte di Cassazione, con ordinanza, ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una sentenza della Corte d’Appello di Milano. Tale decisione ha comportato per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di tremila euro a favore della Cassa delle ammende, evidenziando le conseguenze negative di un’impugnazione priva dei requisiti di legge.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Le Conseguenze Economiche della Decisione della Cassazione

Presentare un ricorso in Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, una fase delicata che richiede il rigoroso rispetto di specifici requisiti formali e sostanziali. Quando questi non vengono soddisfatti, il risultato può essere una declaratoria di ricorso inammissibile, con conseguenze economiche non trascurabili per chi lo ha proposto. Un’ordinanza recente della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di questa dinamica.

I Fatti del Caso

Il caso in esame ha origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione contro una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Milano in data 17 ottobre 2024. Un cittadino, ritenendo ingiusta la decisione dei giudici di secondo grado, ha deciso di impugnarla, portando la questione all’attenzione della Suprema Corte.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, dopo aver esaminato il ricorso, ha emesso un’ordinanza in data 14 aprile 2025. Con questo provvedimento, i giudici hanno dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione implica che la Corte non è entrata nel merito della questione, ovvero non ha valutato se le ragioni del ricorrente fossero fondate o meno, ma si è fermata a una valutazione preliminare che ha evidenziato la mancanza dei presupposti necessari per procedere.

Le Motivazioni della declaratoria di ricorso inammissibile

Sebbene l’ordinanza non entri nel dettaglio delle specifiche ragioni di inammissibilità, è importante comprendere che un ricorso può essere dichiarato tale per vari motivi. Tra i più comuni vi sono la tardività della presentazione, la mancanza di motivi specifici previsti dalla legge (come la violazione di legge o il vizio di motivazione), o la proposizione di questioni che implicano una nuova valutazione dei fatti, attività preclusa in sede di legittimità. La conseguenza diretta di questa declaratoria è stata duplice e severa dal punto di vista economico.

In primo luogo, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali. In secondo luogo, è stato condannato a versare la somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria che si aggiunge ai costi del procedimento e che mira a scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o dilatori.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La decisione della Cassazione ribadisce un principio fondamentale: l’accesso alla giustizia deve essere esercitato con responsabilità. Un ricorso inammissibile non è solo un’occasione persa per far valere le proprie ragioni, ma si trasforma in un costo tangibile. Questa ordinanza serve da monito sull’importanza di affidarsi a un legale esperto che possa valutare attentamente la sussistenza dei presupposti per un ricorso in Cassazione. Agire senza una solida base giuridica espone al rischio concreto non solo di vedere confermata la decisione impugnata, ma anche di subire ulteriori sanzioni economiche che possono essere anche molto significative.

Cosa significa quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Significa che il ricorso non possiede i requisiti previsti dalla legge per essere esaminato nel merito dalla Corte. Di conseguenza, i giudici non entrano nella valutazione della questione, ma si fermano a una verifica preliminare dei presupposti procedurali.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
La parte che ha presentato il ricorso inammissibile viene condannata al pagamento delle spese processuali e, come in questo caso, al versamento di una somma di denaro (tremila euro) in favore della Cassa delle ammende.

Cos’è la Cassa delle ammende?
È un ente pubblico che riceve le somme derivanti da sanzioni pecuniarie disposte dall’autorità giudiziaria penale. I fondi raccolti vengono utilizzati per finanziare programmi di reinserimento sociale per i detenuti e per migliorare le strutture penitenziarie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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