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Ricorso inammissibile: condanna alle spese e multa

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una sentenza della Corte d’Appello. A causa della colpa del ricorrente nell’impugnazione, lo stesso viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di 3.000 euro alla Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando l’Errore Costa Caro

Presentare un ricorso in Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, una fase delicata che richiede la massima attenzione ai requisiti di legge. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci ricorda che un ricorso inammissibile non è privo di conseguenze, potendo comportare sanzioni economiche significative per chi lo propone. Analizziamo insieme questa decisione per capire perché un’impugnazione errata può costare cara.

Il Contesto del Caso Giudiziario

La vicenda trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Catania. Il ricorrente, un cittadino nato nel 1998, ha cercato di contestare la decisione dei giudici di secondo grado davanti alla Suprema Corte di Cassazione. Tuttavia, il suo tentativo non è andato a buon fine, arenandosi di fronte a un ostacolo procedurale insormontabile: l’inammissibilità.

La Decisione sul Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione, con ordinanza dell’11 aprile 2025, ha messo un punto fermo sulla questione, dichiarando il ricorso semplicemente inammissibile. Questo significa che i giudici non sono nemmeno entrati nel merito della questione sollevata dal ricorrente. La decisione si è fermata a un livello preliminare, quello della verifica dei presupposti per poter discutere il caso. Ma la decisione non si è limitata a questo: ha comportato anche conseguenze economiche dirette per il proponente.

Le motivazioni

La ragione di fondo di questa severa pronuncia risiede in un principio consolidato, richiamato anche dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 186 del 2000. Secondo la Corte, quando la declaratoria di inammissibilità è ascrivibile a ‘colpa del ricorrente’, non si può evitare di addebitargli le conseguenze negative della sua iniziativa processuale. L’atto di impugnazione, se manifestamente privo dei requisiti richiesti, non è un’azione neutra. Esso mette in moto la macchina della giustizia inutilmente, generando costi e dispendio di risorse. Per questo motivo, la legge prevede che alla dichiarazione di inammissibilità per colpa segua l’onere del pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte ha condannato il ricorrente a due pagamenti distinti. Il primo riguarda le ‘spese processuali’, ovvero i costi sostenuti dallo Stato per gestire il ricorso. Il secondo è una sanzione pecuniaria, fissata equitativamente in 3.000 euro, da versare in favore della ‘Cassa delle ammende’. Questa decisione ribadisce un importante monito: l’accesso alla giustizia è un diritto fondamentale, ma deve essere esercitato con responsabilità. Un ricorso inammissibile per negligenza o evidente infondatezza non solo non porta al risultato sperato, ma si trasforma in un costo tangibile, sottolineando la necessità di valutare con estrema perizia la fondatezza e la correttezza formale di ogni impugnazione prima di presentarla.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile per colpa del ricorrente?
Secondo l’ordinanza, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

Perché il ricorrente è stato condannato a pagare una sanzione pecuniaria?
La condanna deriva dal fatto che l’inammissibilità del ricorso è stata considerata ascrivibile a colpa del ricorrente stesso, attivando un meccanismo sanzionatorio previsto per disincentivare impugnazioni avventate o prive dei requisiti di legge.

A quanto ammonta la sanzione pecuniaria stabilita in questo caso?
La Corte di Cassazione ha fissato la somma, in via equitativa, a tremila euro, da versare alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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