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Ricorso inammissibile: condanna alle spese e multa

La Corte di Cassazione, con ordinanza del 04/04/2025, ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una sentenza della Corte d’Appello di Milano. La decisione sottolinea le conseguenze automatiche di tale declaratoria, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Le Conseguenze della Decisione della Cassazione

L’ordinanza della Corte di Cassazione del 4 aprile 2025 offre un chiaro esempio delle conseguenze derivanti dalla presentazione di un ricorso inammissibile. Quando un’impugnazione non supera il vaglio preliminare di ammissibilità, non si entra nel merito della questione, ma si subiscono conseguenze patrimoniali significative. Analizziamo questa decisione per comprendere meglio la dinamica processuale.

I fatti del caso

Un soggetto aveva presentato ricorso alla Suprema Corte di Cassazione avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Milano in data 30 settembre 2024. L’obiettivo del ricorrente era quello di ottenere una revisione della decisione di secondo grado, ritenuta presumibilmente ingiusta o viziata.

La decisione della Corte sul ricorso inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, dopo aver esaminato gli atti e ascoltato la relazione del Consigliere, ha emesso un’ordinanza con cui ha posto fine al procedimento. La Corte non ha analizzato il contenuto delle doglianze del ricorrente, ma si è fermata a un livello precedente, dichiarando il ricorso semplicemente inammissibile.

Le motivazioni

Il provvedimento in esame non esplicita le ragioni specifiche dell’inammissibilità, ma si limita a rilevarne la sussistenza. In linea generale, un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile per svariate ragioni di natura processuale. Tra le cause più comuni vi sono la mancanza dei requisiti formali prescritti dalla legge, la proposizione del ricorso per motivi non consentiti (ad esempio, una rivalutazione dei fatti già accertati nei gradi di merito), oppure la genericità o la manifesta infondatezza delle censure mosse alla sentenza impugnata. La declaratoria di inammissibilità impedisce al giudice di esaminare il merito della controversia, cristallizzando la decisione precedente.

Le conclusioni

La conseguenza diretta e inevitabile di un ricorso inammissibile è la condanna del ricorrente a due tipi di pagamenti. In primo luogo, il pagamento delle spese processuali, ovvero i costi sostenuti per l’attività giudiziaria. In secondo luogo, e in aggiunta, la condanna al versamento di una somma pecuniaria in favore della Cassa delle ammende. In questo caso specifico, l’importo è stato fissato in tremila euro. Questa sanzione ha una funzione deterrente, volta a scoraggiare la presentazione di impugnazioni avventate o prive dei presupposti di legge, che congestionano inutilmente il sistema giudiziario. La decisione, pertanto, funge da monito sull’importanza di una valutazione attenta e professionale prima di adire la Suprema Corte.

Cosa ha deciso la Corte di Cassazione in questo caso?
La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso proposto contro la sentenza della Corte d’Appello di Milano, senza entrare nel merito della questione.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Perché viene disposta la condanna alla Cassa delle ammende in caso di ricorso inammissibile?
Si tratta di una sanzione pecuniaria prevista dalla legge per scoraggiare la presentazione di ricorsi temerari o privi dei requisiti necessari, che contribuiscono a sovraccaricare il lavoro della Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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