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Ricorso inammissibile: condanna alle spese e multa

La Corte di Cassazione, con ordinanza, ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una sentenza della Corte d’Appello di Bologna. La decisione ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, evidenziando le conseguenze di un’impugnazione priva dei requisiti di legge.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Le Conseguenze della Condanna in Cassazione

Presentare un’impugnazione davanti alla Corte di Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma richiede il rispetto di rigorosi requisiti. Un ricorso inammissibile non solo preclude l’esame nel merito della vicenda, ma comporta anche significative conseguenze economiche per chi lo propone. Una recente ordinanza della Suprema Corte lo ribadisce, condannando un ricorrente al pagamento delle spese e di una cospicua sanzione.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione contro una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Bologna in data 11 luglio 2024. Il ricorrente, attraverso il suo legale, ha cercato di ottenere l’annullamento della decisione di secondo grado, portando le proprie doglianze all’attenzione dei giudici di legittimità.

La Decisione della Corte di Cassazione

Con un’ordinanza emessa il 10 aprile 2025, la Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha messo fine al percorso giudiziario del ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della colpevolezza o innocenza, ma si ferma a una valutazione preliminare: l’atto di impugnazione non possedeva le caratteristiche necessarie per essere esaminato. Di conseguenza, la Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni dietro al ricorso inammissibile

Sebbene il testo dell’ordinanza sia sintetico, il cuore della motivazione risiede nella natura stessa del giudizio di Cassazione. La Suprema Corte non è un terzo grado di merito dove si possono rivalutare i fatti. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. Molto spesso, un ricorso inammissibile è tale perché tenta di sottoporre ai giudici di legittimità questioni di fatto già decise nei gradi precedenti o perché i motivi di ricorso sono generici, manifestamente infondati o non consentiti dalla legge. Nel caso specifico, la Corte ha ravvisato che l’impugnazione non superava il vaglio preliminare, portando alla inevitabile declaratoria di inammissibilità.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La pronuncia in esame è un chiaro monito sull’importanza di ponderare attentamente l’opportunità di un ricorso in Cassazione. La condanna al pagamento di una sanzione pecuniaria, oltre alle spese processuali, non è automatica ma viene irrogata quando l’impugnazione è viziata da colpa grave. Questa misura ha uno scopo deterrente: scoraggiare ricorsi pretestuosi o dilatori che appesantiscono il sistema giudiziario. Per il cittadino, ciò significa che affidarsi a un professionista esperto è fondamentale per valutare la reale fondatezza di un’impugnazione ed evitare di incorrere in sanzioni che si aggiungono al costo del procedimento stesso.

Cosa significa quando un ricorso viene dichiarato ‘inammissibile’?
Significa che la Corte di Cassazione non esamina il merito della questione, ma respinge l’impugnazione perché non rispetta i requisiti formali o sostanziali previsti dalla legge, come nel caso di motivi manifestamente infondati.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
Come stabilito in questa ordinanza, la parte che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, qui quantificata in tremila euro.

La Corte di Cassazione può riesaminare i fatti di un processo?
No, la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità. Il suo compito non è rivalutare le prove o ricostruire i fatti, ma solo verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge e fornito una motivazione logica alla loro decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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