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Ricorso inammissibile: condanna alle spese e multa

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato contro una sentenza della Corte d’Appello di Palermo. A causa della manifesta infondatezza dell’impugnazione, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e a versare una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: la Cassazione conferma la condanna e sanziona l’abuso del processo

Quando si presenta un appello o un ricorso in Cassazione, è fondamentale che questo sia fondato su motivi validi e specifici. Un ricorso inammissibile, come quello analizzato nell’ordinanza in esame, non solo non porta al risultato sperato, ma comporta anche conseguenze economiche significative per chi lo propone. La Suprema Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 13776 del 2025, ha ribadito questo principio, sanzionando un ricorrente con la condanna alle spese e a una multa.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione da un individuo, avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Palermo. L’imputato, tramite il suo legale, ha cercato di ottenere l’annullamento della decisione di secondo grado, portando le sue ragioni davanti ai giudici di legittimità.

Il caso è stato assegnato alla Settima Sezione Penale della Corte, che ha il compito di esaminare i ricorsi per valutarne, in via preliminare, l’ammissibilità. Questo controllo serve a filtrare le impugnazioni che non possiedono i requisiti di legge, evitando di appesantire il lavoro della Corte su questioni prive di fondamento giuridico.

La Decisione della Corte: il ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione, dopo aver esaminato gli atti, ha emesso un’ordinanza con cui ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione implica che i giudici non sono entrati nel merito delle questioni sollevate dal ricorrente, ma si sono fermati a una valutazione preliminare che ha evidenziato la mancanza dei presupposti per un giudizio di legittimità.

Di conseguenza, il ricorso è stato respinto e il ricorrente è stato condannato a due pagamenti:
1. Il rimborso delle spese processuali sostenute dallo Stato.
2. Il versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione prevista proprio per i casi di impugnazioni temerarie o palesemente infondate.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni alla base della declaratoria di inammissibilità, sebbene espresse in modo sintetico nell’ordinanza, sono chiare. La Corte ha rilevato che il ricorso era manifestamente infondato. Dal testo si evince che le argomentazioni proposte non erano sufficientemente analitiche e specifiche, limitandosi forse a riproporre questioni generiche o a fare riferimento a elementi (come i precedenti penali) senza sviluppare un motivo di ricorso valido e pertinente per la Cassazione. La Corte sottolinea che non è sufficiente presentare un’impugnazione senza “addurre ulteriori e più analitiche ragioni”. In sostanza, un ricorso non può essere una mera ripetizione di doglianze generiche, ma deve individuare vizi specifici nella sentenza impugnata, come violazioni di legge o difetti di motivazione evidenti.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza offre un importante monito: l’accesso alla giustizia, specialmente ai gradi più alti come la Corte di Cassazione, deve essere esercitato con responsabilità. La presentazione di un ricorso inammissibile non è un’azione priva di conseguenze. La condanna al pagamento delle spese processuali e, soprattutto, della sanzione a favore della Cassa delle ammende, serve a disincentivare impugnazioni dilatorie o pretestuose, che sovraccaricano il sistema giudiziario e ne rallentano l’efficienza. Per i cittadini e i loro difensori, ciò significa che ogni impugnazione deve essere attentamente ponderata, basandosi su argomentazioni solide e pertinenti, per evitare di incorrere in costi aggiuntivi e in una declaratoria di inammissibilità.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte di Cassazione non esamina il merito della questione. Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, come in questo caso, può essere obbligato a versare una somma di denaro alla Cassa delle ammende a titolo di sanzione.

Perché il ricorrente è stato condannato a pagare una somma alla Cassa delle ammende?
La condanna al pagamento di una somma alla Cassa delle ammende è una sanzione prevista dalla legge per scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o proposti per scopi dilatori. Serve a penalizzare l’abuso dello strumento processuale dell’impugnazione.

Qual è il motivo principale per cui il ricorso è stato ritenuto inammissibile?
Dal provvedimento emerge che il ricorso è stato considerato inammissibile perché le ragioni addotte non erano sufficientemente specifiche e analitiche. La Corte ha ritenuto che non fossero state presentate argomentazioni valide e dettagliate per contestare la sentenza precedente, rendendo l’impugnazione manifestamente infondata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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