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Ricorso inammissibile: condanna alle spese e multa

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una sentenza della Corte d’Appello. A causa della manifesta infondatezza dell’impugnazione, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro a favore della Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile in Cassazione: le conseguenze economiche

Quando si presenta un appello alla Corte di Cassazione, è fondamentale che questo sia fondato su validi motivi giuridici. Un’ordinanza recente ci ricorda che un ricorso inammissibile non solo viene respinto, ma può comportare significative sanzioni economiche per il proponente. Analizziamo una decisione che chiarisce come la manifesta infondatezza di un’impugnazione si traduca in una condanna al pagamento delle spese processuali e di una cospicua somma a favore della Cassa delle ammende.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Milano in data 12 settembre 2024. Il ricorrente, nato nel 1959, ha impugnato la decisione di secondo grado sperando in una riforma della stessa. La Suprema Corte, dopo aver dato avviso alle parti e ascoltato la relazione del Consigliere relatore, ha proceduto alla valutazione preliminare dell’impugnazione.

La Decisione della Corte: il Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione impedisce alla Corte di entrare nel merito della questione, ovvero di analizzare le ragioni di fatto e di diritto sollevate dal ricorrente. La dichiarazione di inammissibilità è una sanzione processuale che interviene quando l’atto di impugnazione è privo dei requisiti formali o sostanziali previsti dalla legge. In questo caso, la Corte ha ravvisato una “evidente inammissibilità”, suggerendo che le motivazioni del ricorso fossero manifestamente infondate o non rientrassero nei casi consentiti per l’accesso al giudizio di legittimità.

Le Motivazioni

La Corte non si è limitata a dichiarare l’inammissibilità del ricorso. Sulla base di una consolidata giurisprudenza, che include una sentenza della Corte Costituzionale (n. 186/2000) e una precedente decisione della stessa Cassazione (Sez. 1, n. 30247/2016), ha individuato profili di colpa nel comportamento processuale del ricorrente. L'”evidente inammissibilità” dell’impugnazione è stata interpretata come un abuso dello strumento processuale, ovvero un’azione legale intrapresa senza una seria probabilità di successo, che impegna inutilmente le risorse della giustizia.

Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato a due pagamenti distinti:
1. Le spese processuali: il rimborso dei costi sostenuti dallo Stato per la gestione del procedimento.
2. Una somma di euro 3.000,00: un versamento a favore della Cassa delle ammende. Questa non è una semplice sanzione, ma una misura con finalità dissuasiva, volta a scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o dilatori.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: l’accesso alla giustizia, specialmente in sede di legittimità, deve essere esercitato con responsabilità. La presentazione di un ricorso inammissibile per ragioni evidenti non è un’azione priva di conseguenze. Oltre alla sconfitta processuale, il ricorrente si espone a sanzioni economiche che possono essere anche molto onerose. La decisione serve da monito per chiunque intenda adire la Suprema Corte, sottolineando la necessità di una valutazione attenta e professionale dei motivi di impugnazione, per evitare di incorrere in una condanna che va oltre la semplice soccombenza.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione è dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte di Cassazione non esamina il merito della questione. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali.

Perché il ricorrente è stato condannato a pagare una somma alla Cassa delle ammende?
Il ricorrente è stato condannato a pagare 3.000 euro alla Cassa delle ammende perché la Corte ha ravvisato profili di colpa nella sua azione, data l'”evidente inammissibilità” del ricorso. Questa sanzione ha lo scopo di scoraggiare impugnazioni manifestamente infondate.

Qual è il fondamento giuridico per l’imposizione della sanzione pecuniaria in caso di ricorso inammissibile?
La decisione si basa su precedenti giurisprudenziali, tra cui la sentenza n. 186/2000 della Corte Costituzionale e la sentenza n. 30247/2016 della Cassazione, che collegano la colpa nell’esercizio dell’impugnazione all’evidente inammissibilità della stessa, giustificando così la condanna a una sanzione pecuniaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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