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Ricorso inammissibile: condanna alle spese e multa

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una sentenza del Tribunale. A causa dell’evidente infondatezza dell’impugnazione, che denota colpa, la ricorrente è stata condannata non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche a versare una sanzione di 3.000 euro alla Cassa delle ammende, in applicazione dell’art. 616 c.p.p.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Le Conseguenze Economiche di un’Impugnazione Avventata

Presentare un ricorso alla Corte di Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma non è una strada da percorrere alla leggera. Un’ordinanza recente della Suprema Corte ci ricorda che un ricorso inammissibile non solo non viene esaminato nel merito, ma può comportare significative sanzioni economiche per chi lo propone. Vediamo insieme il caso e le sue implicazioni.

Il Contesto: Un’Impugnazione Davanti alla Cassazione

Una cittadina ha proposto ricorso presso la Corte di Cassazione contro una sentenza emessa dal Tribunale di Massa in data 12 settembre 2024. Il ricorso mirava a ottenere l’annullamento o la riforma della decisione di primo grado. Tuttavia, l’esito dell’impugnazione è stato ben diverso da quello sperato.

La Decisione della Corte e le conseguenze del ricorso inammissibile

Con ordinanza del 12 febbraio 2025, la settima sezione penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso totalmente inammissibile. Questa decisione non si è limitata a chiudere il caso, ma ha attivato una serie di conseguenze economiche dirette per la ricorrente, basate sull’articolo 616 del codice di procedura penale.

La Condanna alle Spese Processuali

Come di consueto in caso di soccombenza, la ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese del procedimento. Questo è il primo e più diretto costo legato all’insuccesso di un’azione legale.

La Sanzione Aggiuntiva: il Versamento alla Cassa delle Ammende

L’aspetto più rilevante della decisione risiede nella condanna aggiuntiva al pagamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione non è automatica, ma scatta quando l’inammissibilità del ricorso è talmente palese da far emergere un profilo di colpa in capo a chi lo ha presentato. In pratica, la Corte ha ritenuto che l’impugnazione fosse stata proposta senza la dovuta diligenza e ponderazione, quasi in modo avventato.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la propria decisione richiamando principi consolidati sia della Corte Costituzionale (sent. n. 186/2000) sia della stessa Cassazione (sent. n. 30247/2016). Il fulcro del ragionamento è che l’impugnazione non è un diritto da esercitare senza criterio. Quando un ricorso è viziato da un'”evidente inammissibilità”, si presume la colpa della parte, che ha attivato inutilmente la macchina della giustizia suprema. La sanzione pecuniaria, determinata in via equitativa, serve quindi come deterrente contro ricorsi manifestamente infondati, proteggendo le risorse del sistema giudiziario.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per chi Impugna

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: prima di impugnare una sentenza, specialmente in Cassazione, è cruciale una valutazione approfondita e rigorosa dei motivi. Un ricorso inammissibile non è solo una sconfitta processuale, ma può trasformarsi in un costo economico significativo. La condanna al versamento alla Cassa delle ammende rappresenta una sanzione per l’abuso dello strumento processuale. Pertanto, affidarsi a una consulenza legale esperta è essenziale per valutare le reali possibilità di successo ed evitare di incorrere in sanzioni che vanno ben oltre il semplice pagamento delle spese legali.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. La parte che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali.

Perché la ricorrente è stata condannata anche a pagare una somma alla Cassa delle ammende?
La condanna al versamento di una somma alla Cassa delle ammende scatta quando, come in questo caso, la Corte rileva una colpa nella proposizione del ricorso, dovuta alla sua ‘evidente inammissibilità’, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

A quanto ammonta la sanzione pecuniaria stabilita in questo caso?
La Corte di Cassazione ha determinato in via equitativa che la somma da versare dalla ricorrente alla Cassa delle ammende è di tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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