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Ricorso inammissibile: condanna alle spese e ammenda

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una sentenza della Corte d’Appello. La decisione sottolinea che l’inammissibilità del ricorso comporta automaticamente la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma, in questo caso tremila euro, alla Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: le Conseguenze Economiche per il Ricorrente

Quando si decide di impugnare una sentenza, è fondamentale conoscere le regole procedurali per evitare conseguenze negative. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre lo spunto per analizzare cosa accade in caso di ricorso inammissibile, evidenziando le pesanti implicazioni economiche per chi lo propone senza rispettare i requisiti di legge. Questo provvedimento chiarisce che la dichiarazione di inammissibilità non è una mera formalità, ma porta con sé l’obbligo di pagare non solo le spese del processo, ma anche una sanzione pecuniaria.

Il Contesto Processuale del Caso

Il caso in esame nasce dal ricorso presentato da un imputato contro una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Bologna. L’imputato, nato nel 1988, ha cercato di ottenere una revisione della decisione di secondo grado rivolgendosi alla Suprema Corte di Cassazione. Tuttavia, i giudici di legittimità, dopo aver esaminato gli atti e ascoltato la relazione del Consigliere relatore, sono giunti a una conclusione netta, senza nemmeno entrare nel merito delle questioni sollevate.

La Decisione della Corte e il Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza del 17 aprile 2025, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione implica che il ricorso non è stato neppure esaminato nel suo contenuto, poiché mancava dei presupposti o dei requisiti formali richiesti dalla legge per poter essere valutato dai giudici. La conseguenza di tale declaratoria è stata duplice e automatica: la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, in aggiunta, il versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte è concisa ma estremamente chiara. I giudici hanno applicato l’articolo 616 del codice di procedura penale, una norma che disciplina proprio le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità di un ricorso. Secondo tale articolo, quando la Corte di Cassazione rigetta o dichiara inammissibile un ricorso, la parte privata che lo ha proposto è condannata per legge al pagamento delle spese del procedimento.

Inoltre, la norma prevede che, salvo casi di esonero non riscontrati nella fattispecie, il ricorrente debba versare una somma alla Cassa delle ammende. L’importo di tale somma viene stabilito dalla Corte in base alla gravità della colpa nell’aver promosso un ricorso infondato o privo dei requisiti necessari. In questo caso, la somma è stata quantificata in tremila euro, un importo significativo che serve da deterrente per evitare impugnazioni pretestuose o dilatorie che appesantiscono inutilmente il sistema giudiziario.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: l’accesso alla giustizia e il diritto di impugnazione devono essere esercitati con responsabilità. La presentazione di un ricorso inammissibile non è priva di conseguenze. La condanna alle spese e al versamento di una sanzione pecuniaria alla Cassa delle ammende rappresenta una tutela per l’efficienza della giustizia, scoraggiando iniziative legali avventate. Per i cittadini e i loro difensori, ciò significa che prima di intraprendere la via del ricorso in Cassazione è indispensabile una valutazione attenta e scrupolosa dei presupposti di legge, per non incorrere in sanzioni economiche che si aggiungono all’esito negativo del giudizio.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando la Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale.

Perché il ricorrente deve pagare una somma alla Cassa delle ammende?
Il versamento di una somma alla Cassa delle ammende è una sanzione pecuniaria prevista dalla legge per i casi di ricorso inammissibile (o rigettato). Serve a sanzionare la colpa del ricorrente nell’aver presentato un’impugnazione senza i requisiti necessari, agendo come deterrente contro ricorsi temerari o dilatori.

A quanto ammonta la somma da versare alla Cassa delle ammende?
L’importo è stabilito discrezionalmente dalla Corte. Nel caso specifico esaminato dall’ordinanza, la somma è stata determinata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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