Ricorso Inammissibile: Le Conseguenze di un’Impugnazione Respinta dalla Cassazione
Quando si impugna una sentenza, è fondamentale rispettare precise regole formali e sostanziali. La recente ordinanza della Corte di Cassazione del 3 marzo 2025 ce lo ricorda, dichiarando un ricorso inammissibile e condannando il ricorrente a pesanti conseguenze economiche. Questo caso offre uno spunto prezioso per comprendere cosa accade quando un’impugnazione non supera il primo vaglio della Suprema Corte.
I Fatti del Caso
La vicenda processuale ha origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione contro una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Milano in data 13 settembre 2024. Il ricorrente, attraverso il suo legale, ha cercato di ottenere l’annullamento della decisione di secondo grado, portando le sue ragioni dinanzi ai giudici di legittimità. Tuttavia, l’esito non è stato quello sperato.
La Decisione della Corte di Cassazione e il ricorso inammissibile
La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, dopo aver ascoltato la relazione del Consigliere designato, ha emesso un’ordinanza dal contenuto tanto breve quanto perentorio: il ricorso è stato dichiarato inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle questioni sollevate dall’imputato, ma si ferma a un livello precedente, ovvero alla verifica dei presupposti per poter accedere al giudizio di Cassazione. La conseguenza diretta di questa declaratoria è la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende.
Le Motivazioni
L’ordinanza in esame è molto sintetica e non esplicita le specifiche ragioni dell’inammissibilità. Tuttavia, possiamo analizzare le cause generali che portano a una tale pronuncia. Un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile per diverse ragioni, tutte riconducibili alla violazione di norme procedurali. Le cause più comuni includono:
* Mancanza dei motivi specifici: Il ricorso deve indicare in modo chiaro e preciso quali norme di legge si ritengono violate e perché la sentenza impugnata sarebbe errata. Motivi generici o vaghi non sono ammessi.
* Proposizione di questioni di fatto: La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Non può rivalutare le prove o ricostruire i fatti come un tribunale di primo o secondo grado. Un ricorso che chiede una nuova valutazione dei fatti è destinato all’inammissibilità.
* Vizi formali: L’atto può presentare difetti legati alla sua redazione, sottoscrizione, notifica o al rispetto dei termini perentori per la sua presentazione.
Nel caso specifico, la Corte ha evidentemente riscontrato uno di questi vizi, che ha precluso l’esame del merito della vicenda.
Le Conclusioni
La declaratoria di ricorso inammissibile ha due implicazioni pratiche fondamentali. La prima è di natura economica: il ricorrente non solo non ottiene il risultato sperato, ma viene anche sanzionato con il pagamento delle spese e di una somma a favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione ha una funzione dissuasiva, per scoraggiare impugnazioni presentate senza un solido fondamento giuridico. La seconda implicazione è che la sentenza impugnata, quella della Corte d’Appello, diventa definitiva e irrevocabile. Ciò significa che la condanna o l’assoluzione in essa contenuta non può più essere messa in discussione, chiudendo definitivamente il percorso giudiziario. Questo caso sottolinea l’importanza cruciale di affidarsi a un difensore esperto per la redazione di un ricorso in Cassazione, un atto tecnico che non lascia spazio a imprecisioni o superficialità.
Cosa significa quando un ricorso viene dichiarato ‘inammissibile’ dalla Corte di Cassazione?
Significa che la Corte non ha esaminato il caso nel merito perché l’impugnazione presentava vizi formali o non rispettava i requisiti previsti dalla legge per l’accesso al giudizio di legittimità.
Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
La parte il cui ricorso è dichiarato inammissibile viene condannata al pagamento delle spese processuali e di una somma a titolo di sanzione pecuniaria, in questo caso 3.000 euro, in favore della Cassa delle ammende.
La decisione della Corte d’Appello è cambiata dopo questa ordinanza?
No, la dichiarazione di inammissibilità del ricorso rende definitiva la sentenza impugnata, in questo caso quella emessa dalla Corte d’Appello di Milano il 13 settembre 2024.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 14254 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 14254 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME COGNOME
Data Udienza: 03/03/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME COGNOME nato a KHOURIBGA( MAROCCO) il 28/07/1984
avverso la sentenza del 13/09/2024 della CORTE APPELLO di MILANO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
o
OSSERVA
Letto il ricorso proposto nell’interesse di NOME COGNOME avverso la
sentenza in epigrafe;
esaminati gli atti e il provvedimento impugnato;
rilevato che la doglianza dedotta dal ricorrente, secondo cui sarebbe stato
operato un errato aumento a titolo di continuazione interna per il reato di cui al capo 2), trova smentita sulla base della lettura della sentenza di primo grado, da
cui si evince che per il reato sub capo 2) non è stato operato un aumento a titolo di continuazione interna;
ritenuto, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la
condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 3/3/2025