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Ricorso inammissibile: condanna alle spese e ammenda

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una sentenza della Corte d’Appello. A causa della manifesta infondatezza del ricorso, il ricorrente è condannato a pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria di 3.000 euro, secondo l’art. 616 c.p.p., evidenziando le conseguenze del presentare un ricorso inammissibile.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile in Cassazione: le Conseguenze Economiche per il Ricorrente

Presentare un’impugnazione in Corte di Cassazione è l’ultimo grado di giudizio, ma non è un’azione priva di rischi. Un’ordinanza recente chiarisce le conseguenze di un ricorso inammissibile, sottolineando che, oltre al rigetto, il ricorrente può subire una condanna economica significativa. Analizziamo questa decisione per comprendere quando e perché ciò accade.

I Fatti del Caso

Un individuo, a seguito di una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Firenze, ha deciso di presentare ricorso per Cassazione. La Suprema Corte, riunitasi in udienza, ha esaminato l’atto di impugnazione proposto. Tuttavia, l’analisi si è fermata a uno stadio preliminare, senza entrare nel merito delle questioni sollevate.

La Decisione della Corte: il Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso proposto totalmente inammissibile. Questa decisione non significa che i motivi del ricorrente fossero errati nel merito, ma che il ricorso stesso mancava dei presupposti richiesti dalla legge per poter essere esaminato. L’inammissibilità è una sorta di “sbarramento” procedurale che impedisce al giudice di valutare la fondatezza delle doglianze.

Le cause di inammissibilità possono essere molteplici: la presentazione fuori termine, la mancanza di motivi specifici, la proposizione di questioni di fatto che non possono essere valutate in sede di legittimità, e altre violazioni procedurali.

Le Conseguenze Economiche di un Ricorso Inammissibile

L’aspetto più rilevante di questa ordinanza risiede nelle conseguenze economiche che derivano dalla declaratoria di inammissibilità. La Corte non si è limitata a respingere il ricorso, ma ha condannato il ricorrente a due pagamenti distinti:

1. Il pagamento delle spese processuali: si tratta dei costi che lo Stato ha sostenuto per la gestione del procedimento.
2. Il versamento di una somma di € 3.000,00 alla Cassa delle ammende: questa non è una spesa di giustizia, ma una vera e propria sanzione pecuniaria.

Questa doppia condanna serve a scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o dilatori, che sovraccaricano il sistema giudiziario senza reali possibilità di successo.

Le Motivazioni

La base giuridica di questa decisione si trova nell’articolo 616 del codice di procedura penale. Tale norma stabilisce che, in caso di inammissibilità del ricorso, la parte privata che lo ha proposto è condannata alle spese e al pagamento di una somma alla Cassa delle ammende. La Corte ha richiamato anche la sentenza n. 186 del 2000 della Corte Costituzionale, che ha confermato la legittimità di questo meccanismo sanzionatorio. La motivazione fondamentale è che il ricorrente non ha dimostrato di aver agito “senza versare in colpa nella determinazione della causa di inammissibilità”. In altre parole, l’errore che ha portato all’inammissibilità era evitabile con la dovuta diligenza, e pertanto la proposizione del ricorso è considerata un’azione colposa che merita una sanzione.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio cruciale: l’accesso alla giustizia deve essere esercitato in modo responsabile. Proporre un ricorso per Cassazione è un diritto, ma se l’atto è viziato da cause di inammissibilità evidenti, scattano conseguenze economiche severe. Questa pronuncia serve da monito per i cittadini e i loro difensori: prima di impugnare una sentenza, è indispensabile una valutazione attenta e rigorosa dei presupposti di ammissibilità, per evitare non solo una sconfitta processuale, ma anche una pesante sanzione pecuniaria.

Che cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Se un ricorso viene dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. Inoltre, ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una somma in denaro in favore della Cassa delle ammende, in questo caso fissata a 3.000,00 euro.

Perché il ricorrente deve pagare una somma alla Cassa delle ammende oltre alle spese processuali?
Il pagamento di una somma alla Cassa delle ammende è una sanzione pecuniaria prevista per aver intrapreso un’azione giudiziaria senza i presupposti di legge. La Corte ha ritenuto che non vi fossero elementi per considerare il ricorrente esente da colpa nel determinare la causa di inammissibilità, applicando quindi la sanzione.

Qual è il fondamento normativo per questa condanna?
Il fondamento normativo è l’articolo 616 del codice di procedura penale, interpretato anche alla luce della sentenza n. 186 del 2000 della Corte Costituzionale. Questa normativa sanziona l’abuso dello strumento processuale, scoraggiando la presentazione di ricorsi palesemente infondati o privi dei requisiti di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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