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Ricorso inammissibile: condanna alle spese e ammenda

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 19347/2025, ha dichiarato un ricorso inammissibile contro una sentenza del Tribunale di Termini Imerese. La Corte ha ritenuto che non vi fossero elementi per giustificare l’errore del ricorrente, condannandolo di conseguenza al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende. La decisione si fonda sul principio che la declaratoria di inammissibilità per colpa comporta tali sanzioni.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Conseguenze della Colpa del Ricorrente secondo la Cassazione

L’ordinanza della Corte di Cassazione che analizziamo oggi mette in luce le severe conseguenze di un ricorso inammissibile, specialmente quando l’errore è attribuibile a una colpa del ricorrente. Questa decisione non solo chiude la porta a un esame nel merito della questione, ma comporta anche significative sanzioni economiche. Vediamo nel dettaglio i fatti e i principi di diritto applicati.

I Fatti del Caso

Un soggetto proponeva ricorso dinanzi alla Suprema Corte di Cassazione avverso una sentenza emessa dal Tribunale di Termini Imerese. Il ricorso, tuttavia, presentava dei vizi procedurali tali da non poter essere esaminato nel suo contenuto. La Corte, dopo aver ricevuto il ricorso e dato avviso alle parti, ha proceduto alla disamina preliminare sulla sua ammissibilità.

La Decisione della Corte: la Dichiarazione di Inammissibilità

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa declaratoria non entra nel vivo delle ragioni per cui il ricorrente aveva impugnato la sentenza, ma si ferma a un livello precedente, quello del rispetto delle regole formali e procedurali necessarie per adire la Suprema Corte. La decisione si è basata sulla constatazione che il ricorso non rispettava i requisiti previsti dalla legge per poter essere giudicato.

Le Motivazioni: la Colpa come Criterio per la Condanna

Il punto centrale della motivazione risiede nel richiamo alla sentenza n. 186 del 2000 della Corte Costituzionale. Secondo tale principio, la condanna alle spese processuali e al pagamento di una somma alla Cassa delle ammende non è una conseguenza automatica di ogni ricorso inammissibile, ma scatta quando non vi sono elementi per ritenere che «la parte abbia proposto il ricorso senza versare in colpa nella determinazione della causa di inammissibilità».

In questo caso, la Cassazione non ha ravvisato alcuna scusante o giustificazione per l’errore commesso dal ricorrente. La mancanza di diligenza nella presentazione dell’atto ha quindi trasformato un errore procedurale in una colpa, attivando il meccanismo sanzionatorio previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale. La Corte ha quindi condannato il ricorrente al pagamento non solo delle spese del procedimento, ma anche di una somma, fissata equitativamente in 3.000,00 euro, in favore della Cassa delle ammende.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: l’accesso alla giustizia, specialmente in sede di legittimità, richiede un’attenta e scrupolosa osservanza delle norme procedurali. Un ricorso inammissibile per colpa non è un semplice insuccesso processuale, ma un atto che comporta conseguenze patrimoniali dirette e onerose. La decisione serve da monito per i litiganti e i loro difensori sull’importanza di redigere gli atti di impugnazione con la massima perizia, per evitare che un errore formale si traduca non solo nel rigetto dell’istanza, ma anche in una pesante sanzione economica.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte di Cassazione non procede all’esame del merito della questione. Di conseguenza, la sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali.

Perché in caso di ricorso inammissibile si viene condannati a pagare una somma alla Cassa delle ammende?
La condanna al pagamento di una somma alla Cassa delle ammende, ai sensi dell’art. 616 c.p.p., è prevista quando l’inammissibilità è dovuta a colpa del ricorrente. La Corte, nel caso specifico, ha ritenuto che non ci fossero elementi per escludere tale colpa, applicando quindi la sanzione pecuniaria come conseguenza diretta della negligenza processuale.

A quanto ammonta la sanzione e chi ne beneficia?
Nell’ordinanza esaminata, la somma è stata equitativamente fissata in 3.000,00 euro. Tale importo deve essere versato alla Cassa delle ammende, un ente pubblico i cui fondi sono destinati a finanziare progetti per la prevenzione del crimine e il reinserimento sociale dei condannati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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