Ricorso Inammissibile in Cassazione: Analisi di un’Ordinanza
Presentare un ricorso in Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma non è un’opzione da percorrere alla leggera. Un’ordinanza della Corte di Cassazione ci offre lo spunto per analizzare le gravi conseguenze di un ricorso inammissibile. Questo provvedimento non solo chiude definitivamente la porta a ulteriori discussioni sul caso, ma comporta anche significative sanzioni economiche per chi ha intrapreso l’azione legale in modo errato.
Il Contesto del Caso Giudiziario
Il caso in esame nasce da un ricorso presentato da un individuo avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Napoli in data 14 ottobre 2024. L’imputato, sperando di ottenere una revisione della decisione di secondo grado, ha portato la questione dinanzi alla Suprema Corte di Cassazione. Tuttavia, l’esito non è stato quello sperato.
La Decisione della Corte: il Ricorso Inammissibile
La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con ordinanza del 26 marzo 2025, ha posto fine al percorso giudiziario del ricorrente in modo netto e definitivo. I giudici hanno dichiarato il ricorso inammissibile. Questa formula significa che la Corte non è nemmeno entrata nel merito della questione; non ha valutato se le argomentazioni del ricorrente fossero fondate o meno. Ha semplicemente constatato che il ricorso non possedeva i requisiti di legge per poter essere esaminato.
Le Conseguenze Economiche della Dichiarazione di Inammissibilità
La declaratoria di inammissibilità non è una mera formalità. L’ordinanza, infatti, ha prodotto due effetti economici molto concreti a carico del ricorrente:
1. Condanna al pagamento delle spese processuali: si tratta dei costi sostenuti dallo Stato per la gestione del procedimento in Cassazione.
2. Condanna al versamento di una somma alla Cassa delle ammende: il ricorrente è stato obbligato a pagare tremila euro a questo specifico fondo statale, destinato a finanziare progetti di recupero per i detenuti.
Questa sanzione serve da deterrente per evitare ricorsi presentati con leggerezza o per scopi meramente dilatori.
Le Motivazioni della Decisione
Sebbene l’ordinanza non espliciti nel dettaglio le ragioni specifiche dell’inammissibilità, possiamo dedurre che il ricorso presentava vizi procedurali o di merito tali da impedirne l’analisi. Tipicamente, un ricorso inammissibile in Cassazione può essere tale perché:
– È stato presentato oltre i termini di legge.
– I motivi addotti non rientrano tra quelli specificamente previsti dal codice di procedura penale (ad esempio, si tenta di far rivalutare i fatti del caso, compito che non spetta alla Cassazione).
– I motivi sono generici, vaghi o non pertinenti rispetto alla sentenza impugnata.
La Corte, in questi casi, agisce come un filtro per garantire che solo le questioni di legittimità meritevoli di approfondimento vengano trattate, evitando un sovraccarico del sistema giudiziario.
Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche
La decisione in commento ribadisce un principio fondamentale: l’accesso alla Corte di Cassazione è riservato a ricorsi che rispettino rigorosi requisiti formali e sostanziali. Proporre un’impugnazione senza un’attenta valutazione dei presupposti di legge non solo si rivela inutile ai fini del giudizio, ma espone il ricorrente a conseguenze economiche rilevanti. È un monito per chiunque intenda adire la Suprema Corte: l’assistenza di un legale esperto è cruciale per evitare di incorrere in una declaratoria di ricorso inammissibile e nelle relative sanzioni.
Cosa succede quando un ricorso viene dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
La Corte non esamina il merito della questione e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.
A quanto ammonta la sanzione pecuniaria nel caso specifico analizzato?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, oltre al rimborso delle spese del procedimento.
La Corte di Cassazione ha modificato la decisione della Corte d’Appello?
No, la Corte di Cassazione non ha valutato la decisione della Corte d’Appello. Dichiarando il ricorso inammissibile, ha di fatto reso definitiva la sentenza impugnata, senza entrare nel merito delle argomentazioni.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 20463 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 20463 Anno 2025
Presidente: NOME COGNOME
Relatore: NOME
Data Udienza: 26/03/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a VILLARICCA il 13/12/1986
avverso la sentenza del 14/10/2024 della CORTE APPELLO di NAPOLI
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
Rilevato che COGNOME NOME ricorre avverso la sentenza della Corte di appello di
Napoli, che ha confermato la pronuncia di primo grado;
Considerato che l’unico motivo di ricorso – con il quale il ricorrente lamenta violazione di legge in relazione alla ritenuta attendibilità della testimonianza
acquisita- è inammissibile è generico per indeterminatezza perché privo dei requisiti prescritti dall’art. 581, comma 1, lett. c) cod. proc. pen. in quanto, a fronte di una
motivazione della sentenza impugnata logicamente corretta, non indica gli elementi che sono alla base della censura formulata, non consentendo al giudice
dell’impugnazione di individuare i rilievi mossi ed esercitare il proprio sindacato;
Ritenuto, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro
tremila in favore della Cassa delle ammende;
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 26 marzo 2025
Il Consigliere estensore
Il Presidente