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Ricorso inammissibile: condanna alle spese e ammenda

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una sentenza della Corte d’Appello di Bari. A seguito di questa decisione, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e a versare una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, confermando le conseguenze economiche di un’impugnazione priva dei requisiti di legge.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Le Conseguenze Economiche della Decisione della Cassazione

L’esito di un procedimento giudiziario non si esaurisce sempre con una decisione sul merito della questione. A volte, un’impugnazione può interrompersi prima ancora che i giudici ne analizzino il contenuto. È il caso del ricorso inammissibile, una pronuncia di carattere procedurale che comporta conseguenze significative per chi lo ha proposto. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio delle implicazioni, soprattutto economiche, di tale esito.

I Fatti Processuali

Il caso trae origine da un ricorso presentato alla Suprema Corte di Cassazione avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Bari in data 10 giugno 2024. Il ricorrente, attraverso il suo legale, ha cercato di ottenere l’annullamento della decisione di secondo grado, portando la questione all’ultimo livello di giudizio. La Corte di Cassazione, riunitasi in udienza, ha esaminato la sussistenza dei presupposti formali e sostanziali necessari per poter procedere con la valutazione del ricorso.

La Decisione della Corte: Il Ricorso Inammissibile

Dopo aver analizzato gli atti, la Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha emesso un’ordinanza con cui ha dichiarato il ricorso proposto semplicemente inammissibile. Questa decisione non entra nel vivo delle argomentazioni difensive né valuta la fondatezza delle accuse originarie. Si tratta di una pronuncia che blocca il procedimento sul nascere, impedendo alla Corte di esprimersi sul merito della vicenda. La dichiarazione di inammissibilità è una sanzione processuale che scatta quando l’atto di impugnazione manca dei requisiti essenziali previsti dalla legge, come ad esempio la presentazione fuori termine, la carenza di motivi specifici o la violazione di altre norme procedurali.

Le Motivazioni

L’ordinanza della Suprema Corte è estremamente sintetica, come spesso accade per le decisioni di rito. I giudici si limitano a “rilevare” che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile. Non vengono esplicitati i motivi specifici che hanno portato a tale conclusione, ma si può desumere che l’impugnazione fosse viziata da un errore procedurale talmente evidente da non richiedere un’analisi approfondita. La motivazione, in questi casi, risiede nella constatazione oggettiva della mancanza di un presupposto processuale essenziale, il che rende superfluo ogni altro approfondimento.

Le Conclusioni

Le conseguenze pratiche di questa pronuncia sono chiaramente delineate nel dispositivo dell’ordinanza. La declaratoria di ricorso inammissibile comporta automaticamente due sanzioni economiche a carico del ricorrente:
1. La condanna al pagamento delle spese processuali: il soggetto che ha avviato un’impugnazione rivelatasi infruttuosa per vizi di forma deve farsi carico dei costi generati allo Stato.
2. Il versamento di una somma alla Cassa delle ammende: la Corte ha quantificato tale somma in tremila euro. Questo importo non è un risarcimento, ma una vera e propria sanzione pecuniaria volta a scoraggiare ricorsi pretestuosi o presentati senza la dovuta diligenza, i cui proventi sono destinati a finanziare progetti di recupero per i detenuti.

In conclusione, questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: l’accesso alla giustizia deve avvenire nel rispetto rigoroso delle regole procedurali, la cui violazione non solo impedisce l’esame nel merito, ma espone a sanzioni economiche anche rilevanti.

Cosa accade quando un ricorso penale viene dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. La sentenza impugnata diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Chi deve sostenere i costi in caso di inammissibilità del ricorso?
I costi sono interamente a carico del ricorrente. L’ordinanza in esame stabilisce che la persona che ha presentato il ricorso inammissibile deve pagare sia le spese del procedimento sia una somma aggiuntiva a titolo di sanzione.

A quanto ammonta la sanzione pecuniaria e a chi viene versata?
Nel caso specifico, la Corte di Cassazione ha condannato il ricorrente al pagamento di una somma di tremila euro. Questi fondi devono essere versati in favore della Cassa delle ammende, un ente che finanzia progetti per il miglioramento del sistema penitenziario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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