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Ricorso inammissibile: condanna alle spese e ammenda

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una sentenza della Corte d’Appello di Palermo. La decisione comporta la condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, confermando le conseguenze negative di un’impugnazione priva dei requisiti di legge.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Le Conseguenze Economiche per il Ricorrente

L’esito di un procedimento giudiziario può dipendere non solo dal merito delle questioni, ma anche dal rispetto rigoroso delle norme procedurali. Un esempio emblematico è rappresentato dal caso del ricorso inammissibile, una situazione in cui l’impugnazione non viene neppure esaminata nel contenuto a causa di vizi formali o sostanziali. L’ordinanza della Corte di Cassazione che analizziamo oggi mette in luce le pesanti conseguenze economiche che derivano da un esito di questo tipo.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale trae origine da un ricorso presentato alla Suprema Corte di Cassazione contro una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Palermo in data 6 dicembre 2024. La parte ricorrente, cercando di ottenere una revisione della decisione di secondo grado, ha adito il massimo organo della giurisdizione penale. Il procedimento è giunto all’udienza del 1° luglio 2025 per la discussione.

La Decisione della Corte di Cassazione

Con una sintetica ma perentoria ordinanza, la Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha messo la parola fine al tentativo di impugnazione. I giudici hanno dichiarato il ricorso inammissibile. Tale declaratoria non entra nel merito della colpevolezza o innocenza della parte, ma si ferma a un livello preliminare, constatando che l’atto di impugnazione non possedeva i requisiti minimi richiesti dalla legge per poter essere validamente esaminato.

Conseguenze della declaratoria di ricorso inammissibile

La decisione della Corte non si è limitata a chiudere il procedimento. Come diretta conseguenza della declaratoria di inammissibilità, la ricorrente è stata condannata a sostenere due oneri finanziari:

1. Pagamento delle spese processuali: si tratta dei costi generali legati allo svolgimento del giudizio di cassazione.
2. Versamento di una somma alla Cassa delle ammende: la Corte ha stabilito un importo di tremila euro da versare a questo fondo statale, destinato a finanziare progetti di recupero per i detenuti. Questa sanzione pecuniaria ha una funzione dissuasiva, volta a scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o proposti senza il rispetto delle regole procedurali.

Le Motivazioni

L’ordinanza è estremamente concisa e non esplicita le ragioni specifiche che hanno portato a considerare il ricorso inammissibile. Tuttavia, la formula utilizzata – “ritenuto, pertanto, che il ricorso vada dichiarato inammissibile” – indica che la Corte, dopo aver esaminato l’atto, ha riscontrato la presenza di uno dei vizi che, secondo il codice di procedura penale, impediscono l’esame nel merito. Tali vizi possono includere, ad esempio, la presentazione fuori termine, la carenza di motivi specifici di impugnazione o la proposizione di censure non consentite in sede di legittimità. La condanna alle spese e alla sanzione pecuniaria rappresenta l’applicazione automatica di una sanzione processuale prevista dalla legge per chi attiva inutilmente la macchina della giustizia di ultimo grado.

Conclusioni

Questa decisione, pur nella sua brevità, offre un’importante lezione pratica: impugnare una sentenza è un diritto, ma deve essere esercitato con competenza e nel pieno rispetto delle norme. Un ricorso inammissibile non solo non produce alcun risultato utile per il proponente, ma si trasforma in un boomerang economico, comportando costi significativi. La condanna al pagamento di una somma alla Cassa delle ammende, in particolare, sottolinea come il sistema giuridico cerchi di sanzionare l’abuso dello strumento processuale, garantendo che l’accesso alla Corte di Cassazione sia riservato a questioni di legittimità serie e fondate.

Cosa significa quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Significa che il ricorso non può essere esaminato nel merito dalla Corte perché presenta vizi formali o sostanziali che ne impediscono la valutazione, come la presentazione fuori termine o la mancanza dei motivi richiesti dalla legge.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
La parte che ha presentato il ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro, in questo caso tremila euro, in favore della Cassa delle ammende.

Perché la ricorrente deve pagare una somma alla Cassa delle ammende?
Si tratta di una sanzione pecuniaria prevista dalla legge per scoraggiare la presentazione di impugnazioni infondate o dilatorie, che impegnano inutilmente le risorse della giustizia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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