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Ricorso inammissibile: condanna alle spese e ammenda

La Corte di Cassazione, con ordinanza, ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una sentenza della Corte d’Appello. La decisione ha comportato per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile in Cassazione: Analisi di un’Ordinanza

L’ordinanza emessa dalla Corte di Cassazione in esame offre un chiaro esempio delle conseguenze di un ricorso inammissibile. Quando un’impugnazione viene giudicata tale, non si entra nel merito delle questioni sollevate, ma ci si ferma a una valutazione preliminare che ne sancisce la fine immediata, con importanti risvolti economici per chi l’ha proposta. Analizziamo questo caso per comprendere meglio la dinamica processuale.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da un ricorso presentato alla Suprema Corte di Cassazione da un individuo, avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Messina in data 18 dicembre 2024. Il ricorrente, attraverso il suo legale, ha cercato di ottenere la revisione della decisione di secondo grado, portando le sue doglianze dinanzi alla massima istanza della giurisdizione penale.

La Decisione della Corte di Cassazione

Riunita in camera di consiglio, la settima sezione penale della Corte di Cassazione, dopo aver ascoltato la relazione del Consigliere designato, ha emesso la sua decisione. Il verdetto è stato netto e definitivo: il ricorso è stato dichiarato inammissibile. Tale pronuncia impedisce qualsiasi ulteriore esame del caso, rendendo definitiva la sentenza impugnata.

Le Motivazioni della Dichiarazione di Ricorso Inammissibile

L’ordinanza, nella sua concisione, non esplicita le ragioni specifiche che hanno portato a giudicare il ricorso inammissibile. Tuttavia, in linea generale, un ricorso può essere dichiarato tale per diverse ragioni previste dal codice di procedura penale. Tra le cause più comuni vi sono la presentazione fuori dai termini di legge, la mancanza di motivi specifici di impugnazione, la proposizione di censure che riguardano il merito dei fatti (non consentite in Cassazione), o la violazione di altre norme procedurali. In questo caso, la Corte ha evidentemente riscontrato uno di questi vizi, che ha precluso l’analisi delle argomentazioni del ricorrente. La conseguenza diretta di questa declaratoria, come stabilito per legge, è la condanna del proponente alle spese del procedimento.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La conseguenza più tangibile per il ricorrente è stata di natura economica. La Corte non si è limitata a porre fine al giudizio, ma ha anche condannato l’individuo al pagamento delle spese processuali. In aggiunta, è stata disposta la condanna al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria serve a scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o dilatori. La decisione, quindi, sottolinea un principio fondamentale: l’accesso alla giustizia di ultima istanza è un diritto tutelato, ma il suo esercizio deve essere responsabile e fondato su validi motivi di diritto, pena l’applicazione di sanzioni che ne riaffermano la serietà e la funzione.

Cosa succede quando un ricorso penale in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
La parte che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro, a titolo di sanzione, in favore della Cassa delle ammende.

A quanto ammontava la sanzione pecuniaria in questo caso specifico?
Oltre al pagamento delle spese processuali, il ricorrente è stato condannato a versare la somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.

È possibile omettere i dati personali delle parti in un provvedimento giudiziario?
Sì, il documento stesso conferma che le generalità e altri dati identificativi possono essere omessi, in conformità con la normativa sulla privacy (art. 52 d.lgs. 196/03), per disposizione d’ufficio, su richiesta di una delle parti o per imposizione di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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