Ricorso Inammissibile in Cassazione: Analisi di un’Ordinanza e le Conseguenze Economiche
Presentare un ricorso in Cassazione è l’ultima via processuale per contestare una sentenza. Tuttavia, è un percorso irto di requisiti formali e sostanziali. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre lo spunto per analizzare cosa accade quando un appello viene respinto preliminarmente, evidenziando il concetto di ricorso inammissibile e le sue severe conseguenze economiche per chi lo propone.
Il Percorso Giudiziario del Caso
La vicenda processuale ha origine da un ricorso presentato alla Suprema Corte di Cassazione contro una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Bari in data 2 novembre 2023. L’imputato, cercando di ribaltare la decisione dei giudici di secondo grado, ha proposto il proprio appello al massimo organo della giurisdizione ordinaria. Tuttavia, l’esito non è stato quello sperato.
La Decisione della Corte: la Dichiarazione di Inammissibilità
Con un’ordinanza emessa il 4 febbraio 2025, la settima sezione penale della Corte di Cassazione ha posto fine al percorso giudiziario del ricorrente. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile.
Questa decisione è di natura puramente processuale. Significa che i giudici non sono entrati nel merito della questione, ovvero non hanno valutato se le argomentazioni del ricorrente fossero fondate o meno. La loro analisi si è fermata a un livello precedente, constatando la mancanza dei presupposti richiesti dalla legge per poter esaminare l’appello.
Le conseguenze economiche del ricorso inammissibile
A seguito di tale declaratoria, la Corte ha condannato il ricorrente a due specifiche sanzioni economiche:
1. Pagamento delle spese processuali: i costi relativi al procedimento in Cassazione.
2. Versamento di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende.
Questa seconda sanzione non è un risarcimento, ma una vera e propria penalità volta a scoraggiare impugnazioni presentate senza un adeguato fondamento giuridico o in violazione delle norme procedurali.
Le Motivazioni
L’ordinanza in esame è molto sintetica e non esplicita le ragioni specifiche dell’inammissibilità. Tuttavia, possiamo delineare le cause più comuni che portano a una tale decisione nel giudizio di Cassazione. Un ricorso può essere dichiarato inammissibile, ad esempio, per:
* Mancanza dei motivi specifici: il ricorso non indica chiaramente quali violazioni di legge o vizi di motivazione si imputano alla sentenza impugnata.
* Proposizione di questioni di fatto: la Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Non può rivalutare i fatti del processo, ma solo verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza della motivazione.
* Tardività: il ricorso è stato presentato oltre i termini previsti dalla legge.
* Mancanza di interesse: il ricorrente non ha un interesse concreto e attuale all’annullamento della sentenza.
La condanna alla Cassa delle ammende, in particolare, viene inflitta quando l’inammissibilità è dovuta a colpa del ricorrente, come nel caso di impugnazioni palesemente infondate o dilatorie, che contribuiscono a sovraccaricare inutilmente il sistema giudiziario.
Le Conclusioni
Questa ordinanza, pur nella sua brevità, ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: l’accesso alla giustizia, specialmente ai suoi gradi più alti, deve essere esercitato con responsabilità. La dichiarazione di ricorso inammissibile non è solo una sconfitta processuale, ma comporta anche conseguenze economiche tangibili. Serve da monito sull’importanza di affidarsi a una difesa tecnica competente che valuti attentamente i presupposti e le effettive possibilità di successo di un’impugnazione, per evitare di incorrere in sanzioni che aggravano ulteriormente la posizione del condannato.
Cosa significa quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Significa che la Corte non ha esaminato il merito del caso perché l’appello non rispettava i requisiti formali o sostanziali previsti dalla legge per essere giudicato.
Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile in Cassazione?
In base all’ordinanza, il ricorrente è condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma in denaro, in questo specifico caso tremila euro, in favore della Cassa delle ammende.
Perché il ricorrente deve versare una somma alla Cassa delle ammende?
È una sanzione pecuniaria prevista dalla legge per scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o dilatori, che sovraccaricano il lavoro della Corte di Cassazione. I fondi raccolti sono destinati a finanziare programmi di reinserimento per i detenuti.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 17054 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 17054 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: NOME
Data Udienza: 04/02/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a SAN SEVERO il 24/08/1995
avverso la sentenza del 02/11/2023 della CORTE APPELLO di BARI
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso di NOME COGNOME;
considerato che l’unico motivo di ricorso, che contesta la carenza
l’illogicità della motivazione in relazione al trattamento sanzionatorio inf indeducibile poiché inerente al trattamento punitivo, benché sorretto
sufficiente e non illogica motivazione e da adeguato esame delle deduzion difensive (si vedano, in particolare, pagg. 1 e 2 della sentenza impugnata
centinaia di dosi ricavabili);
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile co
condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma d euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento del spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa de ammende.
Così deciso in Roma, il 04/02/2025
Il Consigliere COGNOME