Ricorso Inammissibile: le Conseguenze della Decisione della Cassazione
Presentare un ricorso in Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma cosa accade quando questo viene giudicato inammissibile? Una recente ordinanza della Suprema Corte chiarisce le severe conseguenze economiche di un ricorso inammissibile, condannando il proponente non solo alle spese legali, ma anche al pagamento di una sanzione pecuniaria. Questo caso serve da monito sull’importanza di valutare attentamente i presupposti prima di adire la Corte.
I Fatti del Caso: Un Appello in Cassazione
La vicenda trae origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione da un individuo, a seguito di una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Milano. Il ricorrente contestava la decisione di secondo grado, cercando di ottenere una revisione del giudizio. La Suprema Corte, come da prassi, ha fissato un’udienza per discutere la questione, dando avviso a tutte le parti coinvolte e ascoltando la relazione del Consigliere designato.
La Decisione della Suprema Corte e il ricorso inammissibile
L’esito del giudizio dinanzi alla Corte di Cassazione è stato netto. Con ordinanza del 31 marzo 2025, i giudici hanno dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione implica che i motivi presentati dal ricorrente non sono stati nemmeno esaminati nel merito, poiché ritenuti privi dei requisiti di forma o di sostanza previsti dalla legge per accedere a questo grado di giudizio.
La conseguenza diretta e immediata di tale pronuncia è stata la condanna del ricorrente a sostenere due oneri economici significativi:
1. Il pagamento di tutte le spese processuali sostenute.
2. Il versamento di una somma pari a tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Le Motivazioni della Decisione
Sebbene l’ordinanza non entri nel dettaglio dei motivi specifici che hanno reso il ricorso inammissibile, la formula utilizzata dalla Corte è standard per i casi in cui l’impugnazione è palesemente infondata o presentata al di fuori dei limiti consentiti dal codice di procedura penale. La declaratoria di inammissibilità agisce come un filtro per evitare che la Corte di Cassazione, giudice di legittimità e non di merito, venga oberata da questioni che non le competono o che sono state sollevate in modo improprio. La condanna al pagamento di una somma alla Cassa delle ammende ha una funzione sanzionatoria e deterrente, volta a scoraggiare la presentazione di ricorsi temerari che intasano il sistema giudiziario.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche
Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: l’accesso alla giustizia deve essere esercitato con responsabilità. Un ricorso inammissibile non è privo di conseguenze. Al contrario, comporta costi certi e significativi per chi lo propone. Per i cittadini, ciò significa che prima di intraprendere un’azione legale, specialmente in ultimo grado, è cruciale affidarsi a un’analisi legale approfondita per valutare le reali probabilità di successo e i requisiti di ammissibilità, onde evitare di incorrere in sanzioni economiche che si aggiungono alla delusione di una pronuncia sfavorevole.
Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.
Perché il ricorrente deve pagare una somma alla Cassa delle ammende?
Il pagamento di una somma alla Cassa delle ammende ha una duplice funzione: sanzionare l’abuso dello strumento processuale e dissuadere la presentazione di ricorsi palesemente infondati o temerari, che contribuiscono a congestionare il sistema giudiziario.
Quali sono i costi totali per un ricorso inammissibile in questo caso?
Sulla base del provvedimento, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali (il cui importo viene liquidato separatamente) e al versamento di una somma fissa di 3.000 euro alla Cassa delle ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 14994 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 14994 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 31/03/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: NOME nato a MILANO il 19/11/1984
avverso la sentenza del 03/10/2024 della CORTE APPELLO di MILANO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
n. 41169/24 Giuspino
OSSERVA
Visti gP atti e la sentenza impugnata (imputazione per il reato di cui all’
art. 385 cod. pen.);
Esaminati i motivi di ricorso;
Ritenuto che l’unico motivo di ricorso, afferente all’omessa applicazione
della causa di non punibilità di cui all’art. 131-bis cod. pen., è manifestamente infondato, dal momento che la Corte d’appello ha puntualmente esposto i criteri
adottati al fine di escludere la particolare tenuità dell’offesa e, in particolare, le gravi modalità del fatto, l’intensità del dolo, nonché i precedenti specifici a
carico del ricorrente;
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 31/03/2025