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Ricorso inammissibile: condanna alle spese

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una sentenza della Corte d’Appello di Napoli. La decisione si basa sulla mancanza di elementi che escludano la colpa del ricorrente nel determinare la causa di inammissibilità. Di conseguenza, il proponente del ricorso è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende, in applicazione dell’art. 616 del codice di procedura penale.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile in Cassazione: Analisi di un’Ordinanza e le Conseguenze Economiche

L’ordinanza in esame, emessa dalla settima sezione penale della Corte di Cassazione, offre un chiaro esempio delle conseguenze derivanti dalla presentazione di un ricorso inammissibile. Quando un’impugnazione viene respinta per motivi procedurali, senza che i giudici entrino nel merito della questione, la legge prevede specifiche sanzioni economiche a carico di chi ha agito in giudizio. Questo caso evidenzia l’importanza di valutare attentamente i presupposti di ammissibilità prima di adire la Suprema Corte.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Napoli del 2 luglio 2024. Un soggetto, condannato in secondo grado, decideva di impugnare tale decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, l’ultimo grado di giudizio nel sistema giudiziario italiano. La Corte, riunitasi in camera di consiglio il 28 marzo 2025, ha proceduto all’analisi preliminare del ricorso proposto.

La Decisione della Corte di Cassazione

All’esito della deliberazione, la Corte ha emesso un’ordinanza con cui ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa declaratoria ha impedito ai giudici di valutare le ragioni di merito addotte dal ricorrente, fermando il processo a uno stadio preliminare. La decisione non riguarda, quindi, la colpevolezza o l’innocenza dell’imputato, ma si concentra esclusivamente sulla correttezza formale e sostanziale dell’atto di impugnazione.

Le Motivazioni: la Colpa nel Determinare l’Inammissibilità

Il cuore della decisione risiede nell’applicazione dell’articolo 616 del codice di procedura penale. La Corte ha rilevato che nel caso di specie non sussistevano elementi per ritenere che il ricorrente avesse proposto l’impugnazione “senza versare in colpa nella determinazione della causa di inammissibilità”.

Questo principio stabilisce una sorta di presunzione di colpa a carico di chi presenta un ricorso inammissibile. In altre parole, si presume che l’impugnante, o il suo difensore, avrebbe dovuto conoscere le regole processuali e riconoscere i vizi che rendevano l’atto non idoneo a essere esaminato. La mancanza di prove che dimostrino il contrario (ad esempio, un mutamento giurisprudenziale imprevedibile o un errore scusabile) comporta l’applicazione automatica delle sanzioni previste dalla norma.

Le Conclusioni: le Implicazioni Pratiche del Ricorso Inammissibile

Le conseguenze pratiche di questa ordinanza sono duplici e significative. In primo luogo, la Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali, ovvero i costi sostenuti dallo Stato per la gestione del procedimento. In secondo luogo, e in aggiunta, ha disposto il pagamento di una somma, equitativamente fissata in € 3.000,00, in favore della Cassa delle ammende.

Questa sanzione pecuniaria non ha natura risarcitoria, ma punitiva e dissuasiva. Il suo scopo è scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati, dilatori o proceduralmente scorretti, che sovraccaricano inutilmente il lavoro della Corte di Cassazione. La decisione, pertanto, funge da monito sull’importanza di un esercizio responsabile del diritto di impugnazione, sottolineando che un ricorso inammissibile non è un’azione priva di conseguenze economiche per il proponente.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
In base all’art. 616 cod. proc. pen., la declaratoria di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, a meno che non si dimostri l’assenza di colpa nel determinare la causa dell’inammissibilità.

A quanto ammonta la sanzione pecuniaria inflitta in questo caso?
La Corte di Cassazione ha condannato il ricorrente al pagamento della somma di € 3.000,00 in favore della Cassa delle ammende, oltre al pagamento delle spese processuali.

Per quale motivo il ricorrente è stato condannato a pagare tale somma?
Il ricorrente è stato condannato perché la Corte ha ritenuto che non vi fossero elementi per escludere la sua colpa nel aver causato l’inammissibilità del ricorso. Questa valutazione è il presupposto richiesto dalla legge per l’applicazione della sanzione pecuniaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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