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Ricorso inammissibile: condanna alla Cassa Ammende

La Corte di Cassazione, con ordinanza, ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una sentenza della Corte d’Appello. A seguito della dichiarazione di inammissibilità, la parte ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro in favore della Cassa delle Ammende, poiché si è ritenuto che il ricorso fosse stato presentato con colpa nella determinazione della causa di inammissibilità.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Conseguenze e Condanna alla Cassa delle Ammende

Quando si presenta un ricorso in Cassazione, è fondamentale rispettare rigorosamente i requisiti formali e sostanziali previsti dalla legge. Un errore può costare caro, non solo in termini di esito della causa, ma anche dal punto di vista economico. Un esempio chiaro è la recente ordinanza della Corte di Cassazione che ha dichiarato un ricorso inammissibile, condannando la parte ricorrente al pagamento di una somma significativa. Analizziamo questa decisione per capire le sue implicazioni pratiche.

Il caso in esame: un’impugnazione respinta

Il caso trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Catania in data 11 settembre 2024. La parte ricorrente ha tentato di portare la questione all’attenzione della Suprema Corte di Cassazione, l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento. Tuttavia, l’esito non è stato quello sperato.

La Settima Sezione Penale della Corte, dopo aver analizzato l’atto, ha concluso per la sua inammissibilità, senza nemmeno entrare nel merito delle questioni sollevate.

La decisione della Corte e il ricorso inammissibile

Con un’ordinanza emessa il 13 giugno 2025, la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso. Questa decisione non si è limitata a chiudere il caso, ma ha comportato conseguenze economiche dirette per la parte che aveva promosso l’impugnazione. La Corte ha infatti stabilito due condanne distinte: una al pagamento delle spese processuali e l’altra al versamento di una somma di euro 3.000,00 in favore della Cassa delle Ammende.

Il principio di colpa nell’inammissibilità

La seconda condanna, quella alla Cassa delle Ammende, si fonda su un principio consolidato, richiamato anche dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 186 del 2000. I giudici hanno ritenuto che non vi fossero elementi per escludere che il ricorso fosse stato presentato “versando in colpa nella determinazione della causa di inammissibilità”. In parole semplici, l’errore che ha reso l’atto inammissibile è stato considerato imputabile a una negligenza o a una superficialità della parte ricorrente, la quale non ha esercitato la dovuta diligenza nel preparare e presentare l’impugnazione.

Le motivazioni della condanna

Le motivazioni della Corte sono concise ma estremamente chiare. La declaratoria di inammissibilità non è una mera formalità, ma l’accertamento di un vizio che impedisce al giudice di pronunciarsi sul fondo della controversia. Quando questo vizio è attribuibile a una condotta colposa, la legge prevede una sanzione pecuniaria per scoraggiare la presentazione di ricorsi temerari o palesemente infondati, che contribuiscono a congestionare il sistema giudiziario.

La quantificazione della somma, pari a 3.000 euro, è stata determinata in via equitativa dalla Corte stessa. Ciò significa che i giudici, pur non avendo un criterio matematico fisso, hanno stabilito l’importo tenendo conto delle circostanze del caso, con l’obiettivo di rendere la sanzione proporzionata ed efficace.

Le conclusioni: implicazioni pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale per chiunque intenda adire la Corte di Cassazione: la massima attenzione è d’obbligo. La presentazione di un ricorso è un’attività tecnica che non ammette improvvisazione. Un ricorso inammissibile non solo vanifica la possibilità di ottenere una revisione della decisione impugnata, ma espone anche a sanzioni economiche rilevanti. È quindi essenziale affidarsi a professionisti competenti che possano valutare attentamente i presupposti dell’impugnazione ed evitare errori procedurali che potrebbero risultare fatali e costosi.

Cosa significa quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Significa che il ricorso presenta un vizio procedurale o di forma talmente grave da impedire alla Corte di esaminare la questione nel merito. In pratica, il caso viene chiuso senza che i giudici valutino se le richieste della parte ricorrente siano fondate o meno.

Perché la ricorrente è stata condannata a pagare 3.000 euro alla Cassa delle Ammende?
È stata condannata perché la Corte ha ritenuto che la causa di inammissibilità del ricorso fosse dovuta a una colpa della parte ricorrente. La sanzione ha lo scopo di scoraggiare la presentazione di ricorsi non conformi alla legge, che gravano inutilmente sul sistema giudiziario.

Come viene stabilito l’importo della sanzione da versare alla Cassa delle Ammende?
L’importo viene stabilito dalla Corte in ‘via equitativa’. Ciò significa che i giudici lo determinano in base a una valutazione discrezionale delle circostanze del caso, senza seguire un calcolo rigido, ma mirando a una sanzione giusta e proporzionata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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