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Ricorso inammissibile: condanna alla Cassa Ammende

Un giovane ha presentato ricorso in Cassazione contro una sentenza della Corte d’Appello di Genova. La Suprema Corte, con una concisa ordinanza, ha implicitamente dichiarato il ricorso inammissibile, condannando il ricorrente al pagamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa decisione, presa il 3 marzo 2025, sottolinea le conseguenze di un’impugnazione che non rispetta i requisiti di legge.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e la Condanna alla Cassa delle Ammende

L’ordinanza in esame, emessa dalla Corte di Cassazione, offre uno spunto fondamentale per comprendere le conseguenze di un ricorso inammissibile. Sebbene il documento sia estremamente sintetico, il suo dispositivo finale parla chiaro: l’impugnazione non solo viene respinta, ma comporta anche una sanzione pecuniaria per il proponente. Analizziamo insieme questo caso per capire perché non tutti i ricorsi arrivano a una discussione nel merito.

I Fatti del Caso: Un’Impugnazione Davanti alla Suprema Corte

La vicenda processuale ha origine dal ricorso presentato da un giovane avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Genova nel maggio 2024. Il ricorrente ha deciso di portare il caso all’attenzione della Corte di Cassazione, l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento. L’ordinanza non entra nei dettagli dei reati contestati o dei fatti specifici, concentrandosi unicamente sull’esito del ricorso stesso.

La Decisione della Corte e il concetto di Ricorso Inammissibile

La Corte, riunitasi in udienza il 3 marzo 2025, ha emesso un’ordinanza. Questo tipo di provvedimento, più snello di una sentenza, è spesso utilizzato per decisioni di carattere procedurale. L’esito, desumibile dalla condanna al pagamento di una somma in favore della Cassa delle ammende, è una dichiarazione di inammissibilità del ricorso.

Ma cosa significa? Un ricorso inammissibile è un’impugnazione che manca dei requisiti essenziali previsti dalla legge per poter essere esaminata nel merito. Le cause possono essere molteplici: la presentazione fuori termine, la mancanza di motivi di diritto specifici (la Cassazione giudica sulla corretta applicazione della legge, non sui fatti), o la manifesta infondatezza delle censure mosse alla sentenza precedente.

Le Motivazioni

La motivazione implicita dietro la decisione risiede nella funzione stessa della sanzione pecuniaria in caso di inammissibilità. Il Codice di procedura penale stabilisce che, quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, il ricorrente privato debba essere condannato al pagamento di una somma a favore della Cassa delle ammende. Questa misura non ha uno scopo punitivo rispetto al reato originario, ma sanzionatorio-processuale. Il suo obiettivo è scoraggiare la presentazione di appelli temerari o palesemente infondati, che sovraccaricano inutilmente il sistema giudiziario e sottraggono tempo a casi meritevoli di approfondimento. La condanna a pagare tremila euro, in questo caso, funge da deterrente, riaffermando il principio che l’accesso alla giustizia di ultima istanza deve essere esercitato con responsabilità.

Le Conclusioni

L’ordinanza, pur nella sua brevità, lancia un messaggio importante: impugnare una sentenza in Cassazione è un passo che richiede un’attenta valutazione tecnica e giuridica. Non è sufficiente essere insoddisfatti di una decisione per ottenere un nuovo esame. È necessario formulare motivi di ricorso validi, pertinenti e conformi ai rigidi paletti procedurali. In caso contrario, il rischio non è solo quello di veder confermata la precedente condanna, ma anche di subire un’ulteriore sanzione economica che ne aggrava il peso. La decisione rafforza la necessità di affidarsi a professionisti esperti che possano valutare con cognizione di causa le reali possibilità di successo di un’impugnazione.

Cosa significa quando un ricorso è dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Significa che il ricorso non possiede i requisiti formali o sostanziali richiesti dalla legge per essere esaminato nel merito. Di conseguenza, i giudici non valutano se i motivi siano fondati o meno, ma si fermano a questa verifica preliminare, respingendo l’atto.

Perché il ricorrente è stato condannato a pagare una sanzione alla Cassa delle ammende?
La condanna al pagamento di una somma alla Cassa delle ammende è una conseguenza automatica prevista dalla legge quando un ricorso penale in Cassazione, proposto da un soggetto privato, viene dichiarato inammissibile. Serve a sanzionare l’abuso dello strumento processuale e a scoraggiare impugnazioni infondate o dilatorie.

Qual è l’esito finale per il ricorrente dopo questa ordinanza?
L’esito è che la sentenza della Corte d’Appello di Genova contro cui aveva fatto ricorso diventa definitiva. In aggiunta, egli è obbligato a versare la somma di tremila euro alla Cassa delle ammende come sanzione per aver presentato un ricorso inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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