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Ricorso inammissibile: condanna a spese e sanzioni

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una sentenza della Corte d’Appello di Palermo. A seguito della decisione, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro a favore della cassa delle ammende, a causa della colpa nella proposizione del ricorso stesso.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Le Conseguenze Economiche della Decisione

Presentare un ricorso in Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma è un passo che richiede la massima attenzione ai requisiti di legge. Un ricorso inammissibile non solo impedisce alla Corte di esaminare il caso nel merito, ma può anche comportare significative conseguenze economiche per chi lo propone, come evidenziato da una recente ordinanza della Suprema Corte.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione contro una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Palermo in data 14 maggio 2024. Il ricorrente, attraverso il suo difensore, ha impugnato tale decisione sperando in una riforma. La Corte Suprema, riunitasi in udienza, ha esaminato gli atti e ascoltato la relazione del Consigliere designato.

La Decisione della Corte di Cassazione sul Ricorso Inammissibile

L’esito dell’esame è stato netto: la Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa declaratoria ha impedito ai giudici di entrare nel vivo della questione e di valutare se la decisione della Corte d’Appello fosse giusta o sbagliata. La pronuncia di inammissibilità chiude definitivamente la porta a un ulteriore esame del caso.

Le Motivazioni della Condanna

La conseguenza diretta della dichiarazione di inammissibilità è stata la condanna del ricorrente a sostenere due tipi di oneri economici. In primo luogo, il pagamento delle spese processuali, ovvero i costi sostenuti dallo Stato per la gestione del procedimento. In secondo luogo, e di maggior peso, il versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La Corte ha motivato questa sanzione pecuniaria sulla base di un principio consolidato, richiamando la sentenza della Corte Costituzionale n. 186 del 2000. Secondo tale principio, quando l’inammissibilità del ricorso è attribuibile a una colpa del ricorrente (ad esempio, per la palese infondatezza dei motivi o per vizi procedurali), si presume che l’impugnazione sia stata un’iniziativa temeraria che ha inutilmente gravato il sistema giudiziario. Non potendo escludere tale colpa nel caso specifico, la Corte ha applicato la sanzione prevista dalla legge.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un monito fondamentale per chiunque intenda adire la Corte di Cassazione: un’impugnazione non è un tentativo da fare alla leggera. La proposizione di un ricorso inammissibile non è priva di conseguenze. Oltre alla delusione per la mancata revisione del caso, il ricorrente si espone al rischio concreto di dover pagare non solo le spese del giudizio ma anche una sanzione pecuniaria che può essere onerosa. È quindi cruciale affidarsi a un professionista esperto che possa valutare con scrupolo i presupposti e le reali possibilità di successo di un ricorso, per evitare di incorrere in costi aggiuntivi e in una declaratoria che sancisce la fine del percorso giudiziario.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte di Cassazione non esamina il merito della questione. Di conseguenza, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

Perché il ricorrente è stato condannato a pagare una somma di tremila euro?
Il ricorrente è stato condannato a pagare tale somma perché la Corte ha ritenuto che la proposizione del ricorso fosse viziata da colpa. La sanzione ha lo scopo di scoraggiare impugnazioni presentate senza i necessari presupposti di legge, che gravano inutilmente sul sistema giudiziario.

Quale principio giuridico giustifica l’imposizione di una sanzione per un ricorso inammissibile?
Il provvedimento si basa sul principio stabilito dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 186 del 2000, secondo cui la condanna al pagamento di una somma alla Cassa delle ammende è una conseguenza legittima quando l’inammissibilità del ricorso è dovuta a una colpa del ricorrente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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