Ricorso Inammissibile: Le Conseguenze della Decisione della Cassazione
Presentare un ricorso in Cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma è un percorso irto di ostacoli procedurali. Un errore nella forma o nella sostanza può portare a una declaratoria di ricorso inammissibile, con conseguenze economiche significative per chi lo propone. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un esempio lampante di questa eventualità.
Il Caso in Esame: Decisione Sommaria e Condanna
La vicenda analizzata trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello di una città della Sardegna. Il ricorrente ha impugnato la decisione di secondo grado, portando il caso all’attenzione della Suprema Corte.
Tuttavia, i giudici di legittimità, con una stringata ordinanza, hanno chiuso la questione senza entrare nel merito dei fatti. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ponendo fine al percorso giudiziario del ricorrente.
La decisione non si è limitata a respingere l’impugnazione, ma ha comportato anche due precise conseguenze economiche:
1. La condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali.
2. La condanna al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Quando un ricorso è inammissibile?
Un ricorso inammissibile è un’impugnazione che non supera il vaglio preliminare della Corte. Ciò significa che i giudici non arrivano a discutere se il ricorrente abbia ragione o torto, perché l’atto presenta un vizio che ne impedisce l’esame. Le cause di inammissibilità sono molteplici e previste dalla legge. Tra le più comuni vi sono la presentazione del ricorso oltre i termini di legge, la mancanza di motivi specifici e pertinenti, o l’impugnazione di un provvedimento per il quale non è previsto il ricorso in Cassazione.
Le Motivazioni
Sebbene l’ordinanza in esame non espliciti le ragioni specifiche dell’inammissibilità, la condanna alle spese e alla sanzione pecuniaria segue una logica precisa del sistema processuale. La legge prevede che la parte che propone un’impugnazione dichiarata inammissibile debba farsi carico non solo dei costi del procedimento che ha inutilmente avviato, ma anche di una sanzione pecuniaria. Questa misura ha una duplice finalità: da un lato, risarcire l’amministrazione della giustizia per l’impiego di risorse; dall’altro, disincentivare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o proposti senza il dovuto rispetto delle regole procedurali. La sanzione alla Cassa delle ammende, in particolare, contribuisce a finanziare progetti di riabilitazione e miglioramento del sistema penitenziario.
Conclusioni
La decisione della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: l’accesso alla giustizia, specialmente nel suo grado più alto, richiede rigore e competenza tecnica. Un ricorso inammissibile non è solo un’occasione mancata per far valere le proprie ragioni, ma si traduce in un costo concreto per il ricorrente. Questo caso evidenzia l’importanza di affidarsi a professionisti esperti che possano valutare attentamente i presupposti e la fondatezza di un’impugnazione prima di adire la Suprema Corte, evitando così esiti sfavorevoli e onerose sanzioni.
Cosa significa quando la Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile?
Significa che la Corte non esamina il merito della questione perché l’atto di impugnazione non rispetta i requisiti formali o sostanziali previsti dalla legge. Di conseguenza, la sentenza impugnata diventa definitiva.
Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente in questo caso specifico?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una sanzione di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende.
L’ordinanza della Corte spiega perché il ricorso è stato ritenuto inammissibile?
No, il provvedimento analizzato è un’ordinanza sommaria che si limita a dichiarare l’inammissibilità e a stabilire le relative condanne, senza entrare nel dettaglio delle specifiche ragioni procedurali che hanno portato a tale decisione.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 24540 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 24540 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 03/06/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME COGNOME nato a SASSARI il 27/08/1961
avverso la sentenza del 13/11/2024 della CORTE APPELLO SEZ.DIST. di SASSARI
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso di NOME COGNOME;
ritenuto che il primo ed il secondo motivo di ricorso – con i quali si deduce il
vizio di motivazione con riguardo alla sussistenza dell’elemento soggettivo del dolo di ricettazione e la violazione di legge in punto di mancata riqualificazione del
fatto nel meno grave reato di cui all’art. 712 cod. pen.- si risolvono nella reiterazione di profili di merito già dedotti in appello, senza operare una concreta
critica argomentata avverso la sentenza impugnata (si veda pag. 3) che ha evidenziato come l’imputato non avesse fornito alcuna attendibile giustificazione
in merito alla disponibilità dei dipinti e delle stampe di provenienza furtiva rinvenuti presso la sua abitazione, né avesse documentato l’acquisto degli stessi tramite
leciti canali commerciali, così disattendendo, con corretti argomenti logici, le doglianze difensive, pedissequamente riproposte in questa sede;
pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con ritenuto,
condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende. Così deciso, il 3 giugno 2025.