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Ricorso inammissibile: condanna a spese e sanzione

La Corte di Cassazione, con ordinanza del 14/01/2025, ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una sentenza della Corte d’Appello di Napoli. A seguito di questa decisione, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende, confermando le severe conseguenze procedurali di un’impugnazione priva dei requisiti di legge.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Le Conseguenze Economiche della Decisione della Cassazione

L’esito di un processo non si limita alla sola affermazione o negazione di una responsabilità. Anche gli aspetti procedurali, come la corretta presentazione di un’impugnazione, hanno un peso decisivo. Un esempio emblematico è l’ordinanza del 14 gennaio 2025, con cui la Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile, evidenziando le significative conseguenze economiche che derivano da una tale declaratoria.

Il Contesto Processuale del Caso

La vicenda trae origine da un ricorso presentato alla Suprema Corte di Cassazione contro una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Napoli il 27 febbraio 2024. Il ricorrente, un uomo nato a Napoli nel 1991, ha cercato di ottenere l’annullamento della decisione di secondo grado, portando le sue ragioni dinanzi ai giudici di legittimità. Tuttavia, il percorso della sua impugnazione si è interrotto bruscamente.

La Dichiarazione di Ricorso Inammissibile e le Sue Implicazioni

La Corte di Cassazione, dopo aver esaminato il ricorso, ha emesso un’ordinanza con una decisione netta: il ricorso è inammissibile. Questa pronuncia significa che i giudici non sono entrati nel merito delle questioni sollevate dal ricorrente. La dichiarazione di inammissibilità interviene quando l’atto di impugnazione manca dei requisiti essenziali previsti dalla legge, come il rispetto dei termini, la specificità dei motivi o la legittimazione a ricorrere.

La conseguenza più diretta di questa decisione non è solo la conferma della sentenza impugnata, ma anche l’imposizione di sanzioni economiche a carico di chi ha intrapreso un’azione giudiziaria senza successo e in modo proceduralmente non corretto. Questa misura mira a disincentivare ricorsi dilatori o palesemente infondati, che sovraccaricano il sistema giudiziario.

Le Motivazioni della Decisione

L’ordinanza in esame è estremamente sintetica e si concentra esclusivamente sul dispositivo. Le motivazioni, seppur non esplicitate nel dettaglio nel documento fornito, risiedono implicitamente nel ‘rilievo’ della Corte circa la mancanza dei presupposti per un esame di merito. La Corte, ritenendo l’appello non conforme ai dettami procedurali, ha agito di conseguenza, applicando le sanzioni previste dalla legge in caso di ricorso inammissibile. La decisione finale è quindi una conseguenza diretta e automatica di tale constatazione.

Le Conclusioni

Con la sua ordinanza, la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso e ha condannato il ricorrente a due pagamenti distinti: il primo riguarda le spese processuali, ovvero i costi sostenuti dallo Stato per il procedimento. Il secondo, più afflittivo, è una sanzione pecuniaria di tremila euro da versare alla Cassa delle ammende. Questa sanzione non ha natura risarcitoria, ma punitiva, e serve a finanziare progetti di riabilitazione e miglioramento del sistema penitenziario. La decisione ribadisce un principio fondamentale: l’accesso alla giustizia è un diritto, ma il suo esercizio deve avvenire nel rispetto delle regole procedurali, pena l’imposizione di conseguenze economiche anche severe.

Cosa significa quando la Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile?
Significa che la Corte non esamina il contenuto e le ragioni del ricorso perché l’atto di impugnazione non rispetta i requisiti formali o sostanziali richiesti dalla legge. Di conseguenza, la sentenza impugnata diventa definitiva.

Quali sono le conseguenze economiche per chi propone un ricorso dichiarato inammissibile?
La persona che ha proposto il ricorso viene condannata a pagare le spese del procedimento e una sanzione pecuniaria, il cui importo è stabilito dal giudice, da versare alla Cassa delle ammende. Nel caso specifico, la sanzione è stata di 3.000 euro.

A cosa serve la Cassa delle ammende?
La Cassa delle ammende è un ente statale che raccoglie i proventi delle sanzioni pecuniarie, come quella applicata in questo caso, per finanziare progetti volti al reinserimento sociale dei detenuti e al miglioramento delle condizioni delle carceri.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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