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Ricorso inammissibile: condanna a spese e sanzione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per stupefacenti. La decisione comporta per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di 3.000 euro, non ravvisando elementi che escludano la colpa nella proposizione dell’impugnazione.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Le Conseguenze Economiche per Chi Impugna Senza Fondamento

Presentare un ricorso in Cassazione è l’ultimo grado di giudizio per far valere le proprie ragioni, ma cosa accade quando l’impugnazione è priva dei presupposti di legge? La recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce le severe conseguenze di un ricorso inammissibile, che non si limitano alla semplice conferma della condanna, ma comportano anche significative sanzioni economiche. Analizziamo una decisione che funge da monito sull’importanza di valutare attentamente i motivi di impugnazione.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un ricorso presentato alla Suprema Corte contro una sentenza della Corte di Appello di Torino. La sentenza di secondo grado aveva confermato la responsabilità penale di un individuo per reati legati al commercio di sostanze stupefacenti. L’imputato, non rassegnandosi alla decisione, decideva di proporre ricorso per Cassazione, contestando la valutazione dei giudici di merito.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, dopo aver esaminato gli atti, ha emesso una decisione netta e perentoria: il ricorso è stato dichiarato inammissibile. Questa declaratoria, tuttavia, non è stata l’unica conseguenza per il ricorrente. In applicazione della normativa vigente, la Corte lo ha condannato al pagamento delle spese processuali e, in aggiunta, a versare la somma di 3.000,00 euro alla Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Condanna: L’Analisi del Ricorso Inammissibile

Il cuore della decisione risiede nell’applicazione dell’articolo 616 del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che, in caso di inammissibilità del ricorso, la parte privata che lo ha proposto è condannata alle spese e al pagamento di una sanzione pecuniaria. La Corte ha richiamato un principio fondamentale, consolidato dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 186 del 2000: la condanna alla sanzione pecuniaria non scatta se l’impugnazione è stata proposta ‘senza versare in colpa nella determinazione della causa di inammissibilità’.

Nel caso di specie, i giudici hanno ritenuto che non sussistessero elementi per escludere la colpa del ricorrente. La Corte ha implicitamente valutato il ricorso come manifestamente infondato, tenendo conto di elementi quali i precedenti specifici a carico dell’imputato e le modalità con cui era stato commesso il reato di spaccio. Questi fattori, già noti e valutati nei gradi di merito, rendevano l’impugnazione un tentativo dilatorio o comunque privo di serie possibilità di accoglimento. La proposizione di un ricorso inammissibile in tali circostanze è stata quindi considerata una scelta colpevole, che giustifica l’applicazione della sanzione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio cruciale: l’accesso alla giustizia, specialmente in sede di legittimità, deve essere esercitato con responsabilità. Proporre un ricorso palesemente infondato o basato su motivi non consentiti dalla legge non è un’azione priva di conseguenze. La condanna al pagamento di una somma, equitativamente determinata dalla Corte, ha una duplice funzione: da un lato, sanzionare l’abuso dello strumento processuale, che impegna inutilmente le risorse della giustizia; dall’altro, fungere da deterrente per evitare la presentazione di ricorsi meramente dilatori. Per i cittadini e i loro difensori, questa decisione sottolinea l’importanza di una valutazione preliminare rigorosa e onesta sulla reale fondatezza dei motivi di ricorso, per evitare di incorrere in costi aggiuntivi e sanzioni che si sommano alla condanna principale.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e, inoltre, al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende. In questo specifico caso, la somma è stata fissata in 3.000,00 euro.

La condanna alla sanzione pecuniaria è sempre automatica in caso di ricorso inammissibile?
No. La condanna alla sanzione pecuniaria non viene applicata se la parte dimostra di aver proposto il ricorso ‘senza versare in colpa nella determinazione della causa di inammissibilità’. Nel caso esaminato, la Corte ha ritenuto che tale assenza di colpa non sussistesse, procedendo quindi con la condanna.

Quali fattori hanno portato la Corte a ritenere colpevole la proposizione del ricorso?
L’ordinanza indica che la Corte ha tenuto conto dei ‘precedenti specifici gravanti sul prevenuto’ e delle ‘modalità con cui avveniva il commercio dello stupefacente’. Questi elementi, probabilmente già ampiamente discussi nei precedenti gradi di giudizio, hanno reso il ricorso privo di fondamento e, di conseguenza, la sua presentazione un atto colpevole.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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