Ricorso Inammissibile: Le Conseguenze della Decisione della Cassazione
Quando si impugna una sentenza, è fondamentale rispettare scrupolosamente le regole procedurali. Un errore può costare caro, come dimostra una recente ordinanza della Corte di Cassazione che ha dichiarato un ricorso inammissibile, condannando il proponente al pagamento non solo delle spese, ma anche di una cospicua sanzione pecuniaria. Analizziamo insieme questo caso per capire le implicazioni pratiche di una simile decisione.
I Fatti del Caso
La vicenda trae origine dalla decisione di un individuo di presentare ricorso presso la Suprema Corte di Cassazione avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Milano in data 19 novembre 2024. L’obiettivo del ricorrente era, presumibilmente, ottenere la riforma o l’annullamento della decisione del giudice di secondo grado.
La Decisione della Corte: il Ricorso Inammissibile
La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con ordinanza del 5 maggio 2025, ha posto fine al percorso giudiziario del ricorrente in modo netto e definitivo. I giudici supremi hanno dichiarato il ricorso inammissibile. Questa declaratoria non entra nel merito della questione, cioè non valuta se le ragioni del ricorrente fossero fondate o meno, ma si ferma a un gradino prima: l’atto introduttivo del giudizio di Cassazione era viziato e, pertanto, non poteva essere esaminato.
Le Motivazioni della Decisione
L’ordinanza in esame è estremamente sintetica e non esplicita le ragioni specifiche che hanno condotto alla declaratoria di inammissibilità. Tuttavia, in ambito processuale penale, le cause di inammissibilità di un ricorso per cassazione sono tassativamente previste dalla legge. Tra le più comuni vi sono:
* La presentazione del ricorso fuori dai termini perentori.
* La mancanza dei motivi specifici richiesti dalla legge, ovvero l’assenza di una critica argomentata al provvedimento impugnato.
* La proposizione di motivi non consentiti in sede di legittimità (ad esempio, la richiesta di una nuova valutazione dei fatti, preclusa alla Cassazione).
In questo caso, la Corte ha semplicemente ‘rilevato’ che il ricorso dovesse essere dichiarato inammissibile, applicando di conseguenza le sanzioni previste.
Le Conclusioni: Conseguenze Economiche e Implicazioni Pratiche
La declaratoria di un ricorso inammissibile non è priva di conseguenze. L’ordinanza condanna infatti il ricorrente a due pagamenti distinti:
1. Il pagamento delle spese processuali: si tratta dei costi sostenuti dallo Stato per la gestione del procedimento.
2. Il versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende: questa non è un risarcimento, ma una vera e propria sanzione pecuniaria volta a disincentivare la presentazione di ricorsi temerari o palesemente infondati, che sovraccaricano inutilmente il sistema giudiziario.
Questa decisione ribadisce un principio fondamentale: l’accesso alla giustizia, specialmente ai suoi gradi più alti, è un diritto che deve essere esercitato con responsabilità e nel rispetto delle regole. Un’impugnazione superficiale o proceduralmente errata non solo non porta al risultato sperato, ma si traduce in un concreto esborso economico per chi la propone.
Cosa significa quando un ricorso viene dichiarato ‘inammissibile’?
Significa che il ricorso non può essere esaminato nel merito dal giudice perché manca dei requisiti di forma o di sostanza previsti dalla legge. L’esame si ferma a una verifica preliminare, senza entrare nel vivo della questione.
Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile in Cassazione?
La parte che ha presentato il ricorso inammissibile viene condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro, in questo caso tremila euro, in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver adito la Corte senza rispettare i presupposti di legge.
La Corte di Cassazione ha spiegato perché il ricorso era inammissibile in questo specifico caso?
No, l’ordinanza si limita a dichiarare l’inammissibilità e a stabilire le conseguenti condanne economiche, senza specificare i motivi procedurali che hanno portato a tale decisione, come spesso accade in provvedimenti di questo tipo che risolvono la questione su un piano puramente processuale.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 20557 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 20557 Anno 2025
Presidente: NOME
Relatore: NOME
Data Udienza: 05/05/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: NOME nato il 19/04/1989
avverso la sentenza del 19/11/2024 della CORTE APPELLO di MILANO
udita la relazione svolta dal Presidente NOME COGNOME
–
or visti gli atti e la sentenza impugnata;
esaminati i motivi del ricorso di NOME COGNOME
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dalla consigliera NOME COGNOME.
Ritenuto che i motivi dedotti avverso la sentenza di condanna per il reato di
cui all’art. 378 cod. pen. non sono consentiti dalla legge in sede di legittimità, perché svolti in fatto essendo orientati alla alternativa rilettura delle prove e
meramente assertivi della esistenza di un vizio di violazione di legge e di erronea ricostruzione dei fatti, in presenza di motivazione puntuale sulla ricostruzione in
punto di responsabilità della ricorrente affatto contraddittori, in presenza dei dati probatori a carico della ricorrente rivenienti dall’analisi dei tabulati e del
conversazione intercettata, con l’assoluzione della coimputata nei cui confronti non erano acquisiti tali elementi di valutazione ma solo quello della sua presenza
nell’abitazione al momento della perquisizione tesa al rintraccio di NOMECOGNOME
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 5 maggio 2025
La Presiden relatrice