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Ricorso inammissibile: condanna a spese e sanzione

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una sentenza della Corte d’Appello di Milano. A seguito di questa decisione, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende, come previsto dal codice di procedura penale.

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Pubblicato il 30 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: le Conseguenze Economiche della Condanna

Quando si impugna una sentenza, è fondamentale rispettare scrupolosamente le regole procedurali. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio delle conseguenze derivanti dalla presentazione di un ricorso inammissibile. In questo caso, il ricorrente non solo ha visto la sua istanza respinta, ma è stato anche condannato al pagamento delle spese legali e di una significativa sanzione pecuniaria. Analizziamo i dettagli di questa ordinanza per comprendere le implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria trae origine da un ricorso presentato alla Suprema Corte di Cassazione contro una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Milano. Il ricorrente, un individuo nato nel 1973, ha cercato di ottenere la riforma della decisione di secondo grado, ma il suo tentativo si è scontrato con una valutazione preliminare da parte dei giudici di legittimità.

La Decisione della Corte: Focus sul Ricorso Inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, dopo aver ascoltato la relazione del Consigliere, ha emesso un’ordinanza con cui ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione implica che i giudici non sono entrati nel merito delle questioni sollevate dall’appellante, ma si sono fermati a una valutazione di tipo procedurale. L’inammissibilità scatta quando l’atto di impugnazione manca dei requisiti essenziali previsti dalla legge, rendendolo di fatto non idoneo a essere esaminato nel contenuto.

Le Motivazioni

La parte cruciale del provvedimento risiede nelle motivazioni che seguono la dichiarazione di inammissibilità. La Corte ha applicato direttamente l’articolo 616, comma 1, del Codice di Procedura Penale. Questa norma stabilisce che, quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, il ricorrente è automaticamente condannato al pagamento delle spese del procedimento.

Ma non è tutto. La stessa norma prevede un’ulteriore sanzione: il pagamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende. L’importo di tale somma è determinato discrezionalmente dal giudice, che deve valutarne l’equità in base alle circostanze del caso. Nella fattispecie, la Corte ha ritenuto equo fissare questa sanzione pecuniaria nella misura di 3.000,00 euro. La ratio di questa disposizione è duplice: da un lato, sanzionare l’abuso dello strumento processuale, scoraggiando la presentazione di ricorsi palesemente infondati o irrituali; dall’altro, finanziare la Cassa delle ammende, che supporta progetti per il recupero dei condannati.

Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale del nostro ordinamento: l’accesso alla giustizia e ai mezzi di impugnazione è un diritto, ma deve essere esercitato con responsabilità. La presentazione di un ricorso inammissibile non è un atto privo di conseguenze. Al contrario, comporta oneri economici certi e talvolta ingenti per chi lo propone. Questa decisione serve da monito: prima di intraprendere un’azione legale, specialmente in un grado di giudizio elevato come la Cassazione, è indispensabile una valutazione attenta e professionale dei presupposti di ammissibilità, per evitare di incorrere in una condanna alle spese e a sanzioni pecuniarie.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali sostenute dallo Stato per quel grado di giudizio.

Oltre alle spese processuali, sono previste altre sanzioni economiche?
Sì, l’articolo 616 del Codice di Procedura Penale prevede che il giudice condanni il ricorrente anche al pagamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

A quanto ammontava la sanzione pecuniaria nel caso specifico deciso dall’ordinanza?
La Corte di Cassazione ha condannato il ricorrente al pagamento della somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, ritenendola equa per il caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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