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Ricorso inammissibile: condanna a spese e multa

La Corte di Cassazione, con ordinanza, ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una sentenza del Tribunale di Savona. La decisione, presa ‘de plano’ senza udienza, ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro a favore della Cassa delle ammende, evidenziando la colpa nella presentazione del ricorso.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: le conseguenze economiche per il ricorrente

Presentare un ricorso alla Corte di Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma è un percorso irto di ostacoli procedurali. Un recente provvedimento della Suprema Corte ci ricorda che un ricorso inammissibile non è solo una sconfitta legale, ma può comportare anche significative conseguenze economiche. L’ordinanza in esame chiarisce le sanzioni previste per chi presenta un appello senza i dovuti presupposti.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione contro una sentenza emessa dal Tribunale di Savona in data 28 novembre 2024. Il ricorrente, attraverso il suo legale, ha impugnato la decisione del tribunale di primo grado, sperando di ottenere un annullamento o una riforma della stessa. Tuttavia, il suo tentativo di far valere le proprie ragioni si è scontrato con una valutazione preliminare negativa da parte della Suprema Corte.

La Decisione della Corte di Cassazione sul ricorso inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha emesso un’ordinanza con cui ha stroncato sul nascere le speranze del ricorrente. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile ‘de plano’, ovvero senza la celebrazione di un’udienza pubblica, sulla base della documentazione presentata.

La conseguenza diretta di questa declaratoria non è stata solo la conferma della sentenza impugnata, ma anche una condanna pecuniaria. Il ricorrente è stato obbligato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di euro 3.000 in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha fondato la sua decisione su precise disposizioni normative e principi giurisprudenziali. Il fulcro della motivazione risiede nell’applicazione dell’articolo 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale, che consente alla Cassazione di dichiarare l’inammissibilità di un ricorso ‘de plano’ quando questa è palese.

Inoltre, la condanna alle spese e alla sanzione pecuniaria deriva direttamente dall’articolo 616 dello stesso codice. Tale norma stabilisce che, in caso di rigetto o di inammissibilità del ricorso, la parte privata che lo ha proposto è condannata al pagamento delle spese processuali. Se il ricorso è dichiarato inammissibile, scatta anche la condanna al pagamento di una somma a favore della Cassa delle ammende, a meno che non si dimostri l’assenza di colpa nella determinazione della causa di inammissibilità.

Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto sussistente la ‘colpa’ del ricorrente nella presentazione dell’appello, richiamando anche un consolidato orientamento della Corte Costituzionale (sentenza n. 186 del 2000), che legittima tale sanzione come deterrente contro l’abuso dello strumento processuale.

Conclusioni

Questo provvedimento ribadisce un principio fondamentale: l’accesso alla giustizia, specialmente in sede di legittimità, deve essere esercitato con responsabilità. Un ricorso inammissibile non è un evento neutro. La legge prevede sanzioni economiche per scoraggiare impugnazioni pretestuose o redatte senza la necessaria perizia tecnica, che congestionano il sistema giudiziario e ne rallentano il funzionamento. Per i cittadini e i loro difensori, ciò si traduce nella necessità di valutare attentamente i presupposti e le probabilità di successo prima di adire la Corte di Cassazione, per evitare di incorrere in condanne che aggravano la posizione processuale ed economica.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma in denaro, in questo caso 3.000 euro, a favore della Cassa delle ammende.

La Corte di Cassazione può decidere un ricorso senza un’udienza?
Sì, la legge lo consente. Ai sensi dell’art. 610, comma 5-bis del codice di procedura penale, la Corte può dichiarare l’inammissibilità ‘de plano’, cioè sulla base dei soli atti scritti, quando i motivi sono evidenti.

Perché il ricorrente è stato condannato anche a una sanzione pecuniaria oltre alle spese?
Perché, secondo l’art. 616 del codice di procedura penale, la sanzione viene applicata quando l’inammissibilità è dovuta a ‘colpa’ del ricorrente. La Corte ha ritenuto che in questo caso vi fossero profili di colpa nella presentazione del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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