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Ricorso inammissibile: condanna a spese e multa

La Corte di Cassazione, con ordinanza, ha dichiarato un ricorso inammissibile contro una decisione della Corte d’Appello di Bologna. A causa della colpa del ricorrente nel proporre l’impugnazione, è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di 3.000 euro in favore della cassa delle ammende, confermando le conseguenze negative di un ricorso inammissibile.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: le conseguenze economiche per chi impugna

Presentare un ricorso inammissibile in Corte di Cassazione non è una mossa priva di conseguenze. Oltre alla delusione per non vedere esaminata nel merito la propria questione, si va incontro a precise sanzioni economiche. Un’ordinanza recente della Suprema Corte ribadisce questo principio, condannando un ricorrente al pagamento non solo delle spese processuali, ma anche di una consistente somma a titolo di sanzione. Analizziamo insieme questa decisione per capire la logica e le implicazioni pratiche.

I fatti del caso

Il caso trae origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Bologna. Il ricorrente, evidentemente insoddisfatto della decisione di secondo grado, ha scelto di adire la massima istanza giurisdizionale per far valere le proprie ragioni. Tuttavia, il suo tentativo di ottenere una revisione del giudizio si è scontrato con un ostacolo procedurale insormontabile: l’inammissibilità del ricorso stesso.

La decisione della Corte di Cassazione sul ricorso inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con un’ordinanza emessa a seguito dell’udienza del 14 luglio 2025, ha messo un punto fermo alla vicenda. I giudici hanno dichiarato il ricorso inammissibile. Questa declaratoria non è entrata nel merito delle argomentazioni del ricorrente, ma si è fermata a un livello preliminare, constatando che l’atto di impugnazione mancava dei requisiti formali o sostanziali per poter essere esaminato. La conseguenza diretta di tale decisione è stata duplice e pesante dal punto di vista economico per l’autore del ricorso.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che l’inammissibilità era riconducibile a una ‘colpa del ricorrente’. Questo passaggio è cruciale. Secondo un principio consolidato, affermato anche dalla Corte Costituzionale con la storica sentenza n. 186 del 2000, quando l’impugnazione è viziata per una negligenza o un errore imputabile a chi la propone (ad esempio, perché manifestamente infondata o presentata al di fuori dei casi consentiti dalla legge), scatta una sanzione.

La condanna al pagamento delle spese processuali è la conseguenza standard della soccombenza. Tuttavia, in caso di inammissibilità colpevole, a questa si aggiunge una sanzione pecuniaria a favore della ‘cassa delle ammende’. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto congruo determinare questa somma in 3.000,00 euro. La logica di questa misura è dissuasiva: scoraggiare la presentazione di ricorsi temerari o dilatori che appesantiscono inutilmente il lavoro della giustizia, in particolare della Corte di Cassazione, che ha il compito di garantire l’uniforme interpretazione della legge.

Conclusioni

L’ordinanza in esame è un chiaro monito: l’accesso alla giustizia, specialmente ai suoi gradi più alti, deve essere esercitato con responsabilità. Un ricorso inammissibile non è un semplice tentativo fallito, ma un atto che, se viziato da colpa, comporta conseguenze economiche tangibili. La condanna al pagamento di una somma aggiuntiva alla cassa delle ammende serve a tutelare l’efficienza del sistema giudiziario, sanzionando l’abuso dello strumento processuale. Pertanto, prima di impugnare una sentenza, è fondamentale una valutazione attenta e professionale dei motivi, per evitare di incorrere in una declaratoria di inammissibilità e nelle relative, onerose, sanzioni.

Cosa succede quando un ricorso viene dichiarato inammissibile per colpa del ricorrente?
In base alla decisione, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della cassa delle ammende.

A quanto ammonta la sanzione pecuniaria stabilita in questo caso?
L’ordinanza ha quantificato la somma in 3.000,00 euro, ritenendola una cifra congrua in relazione al caso.

Per quale motivo viene imposta una sanzione pecuniaria oltre alle spese processuali?
La sanzione viene imposta perché l’inammissibilità è stata ritenuta attribuibile a ‘colpa del ricorrente’. Come chiarito dalla giurisprudenza della Corte Costituzionale, questa misura ha lo scopo di scoraggiare ricorsi infondati o presentati in modo negligente, che sovraccaricano il sistema giudiziario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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