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Ricorso inammissibile: condanna a spese e multa

La Corte di Cassazione, con ordinanza del 23/04/2025, ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una sentenza della Corte d’Appello di Bari. A causa dell’evidente infondatezza dell’impugnazione, il ricorrente è stato condannato non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, configurandosi una colpa nel proporre un ricorso palesemente privo di presupposti.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: le conseguenze economiche per chi impugna

Presentare un ricorso in Cassazione è l’ultimo grado di giudizio, una fase delicata che richiede rigore e fondatezza. Ma cosa accade quando l’impugnazione è palesemente priva dei presupposti di legge? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda che un ricorso inammissibile non solo non viene esaminato nel merito, ma può comportare significative sanzioni economiche per il proponente. Analizziamo la decisione per comprendere meglio i rischi di un’azione legale avventata.

Il caso in esame

La vicenda trae origine da un ricorso presentato alla Suprema Corte contro una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Bari. Il ricorrente, tramite il proprio legale, ha cercato di ottenere la revisione della decisione di secondo grado. Tuttavia, l’esito del giudizio di legittimità è stato netto e sfavorevole, portando a una declaratoria di inammissibilità.

La declaratoria di ricorso inammissibile e le sue conseguenze

La Corte di Cassazione, nel dichiarare il ricorso inammissibile, non si è limitata a confermare la decisione impugnata, ma ha applicato le disposizioni dell’articolo 616 del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che, in caso di rigetto o di inammissibilità del ricorso, la parte privata che lo ha proposto viene condannata al pagamento delle spese del procedimento.

Ma la conseguenza più afflittiva non è questa. La stessa norma prevede che, in caso di inammissibilità, il ricorrente possa essere condannato anche al pagamento di una somma pecuniaria in favore della Cassa delle ammende. Tale sanzione aggiuntiva, però, non è automatica: scatta solo quando l’impugnazione è viziata da ‘colpa’.

Le motivazioni della condanna

Nel caso specifico, i giudici hanno ravvisato ‘profili di colpa in ragione dell’evidente inammissibilità dell’impugnazione’. Ciò significa che il ricorso era talmente privo dei requisiti di legge da rendere la sua proposizione un atto negligente. La Corte, richiamando precedenti pronunce sia della Corte Costituzionale (sent. n. 186/2000) sia della stessa Cassazione (sent. n. 30247/2016), ha sottolineato come la sanzione pecuniaria serva a scoraggiare impugnazioni dilatorie o palesemente infondate, che congestionano inutilmente il sistema giudiziario.

La somma da versare alla Cassa delle ammende è stata determinata in via equitativa in tremila euro. Questa decisione ribadisce un principio fondamentale: l’accesso alla giustizia è un diritto, ma il suo esercizio deve essere responsabile. Proporre un ricorso inammissibile in modo ‘evidente’ espone il cittadino a conseguenze economiche severe, che si sommano alle spese processuali.

Conclusioni

L’ordinanza in commento è un monito importante per avvocati e assistiti. Prima di intraprendere la strada del ricorso per Cassazione, è cruciale una valutazione approfondita e onesta circa le reali possibilità di accoglimento. Un’impugnazione basata su motivi deboli o non consentiti dalla legge non solo è destinata al fallimento, ma può trasformarsi in un costo significativo. La condanna al pagamento di una somma alla Cassa delle ammende non è una semplice sanzione, ma la diretta conseguenza di aver abusato, seppur colposamente, dello strumento processuale, gravando la macchina della giustizia con un’attività superflua. La prudenza e la perizia tecnica, quindi, sono essenziali per evitare spiacevoli sorprese.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Di norma, la parte che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali. Inoltre, se l’inammissibilità è ritenuta ‘evidente’ e quindi colposa, il giudice può aggiungere la condanna al pagamento di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Perché il ricorrente è stato condannato anche a una sanzione pecuniaria?
Perché la Corte ha ravvisato ‘profili di colpa’ nella proposizione del ricorso, giudicandolo ‘evidentemente inammissibile’. Questo significa che l’impugnazione era così palesemente priva dei presupposti di legge che non avrebbe dovuto essere presentata, costituendo un aggravio ingiustificato per il sistema giudiziario.

A quanto ammonta la sanzione pecuniaria in questo caso?
La Corte di Cassazione ha determinato in via equitativa che la somma da versare alla Cassa delle ammende fosse pari a tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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