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Ricorso inammissibile: condanna a spese e ammenda

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 16225/2025, ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una sentenza della Corte d’Appello di Milano. A seguito della decisione, la ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, confermando le conseguenze negative di un’impugnazione priva dei requisiti di legge.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Conseguenze e Condanna alle Spese

Quando si presenta un ricorso in Cassazione, è fondamentale che questo rispetti rigorosi requisiti formali e sostanziali. In caso contrario, si rischia una declaratoria di ricorso inammissibile, una decisione che non solo pone fine al procedimento, ma comporta anche significative conseguenze economiche per chi ha agito in giudizio. Un’ordinanza della Corte di Cassazione Penale ci offre un chiaro esempio di questa dinamica processuale.

Il Contesto Processuale del Caso

La vicenda trae origine da un ricorso presentato alla Suprema Corte di Cassazione da una donna, avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Milano. L’obiettivo della ricorrente era ottenere l’annullamento della decisione di secondo grado. Il procedimento è giunto fino all’udienza dinanzi alla Settima Sezione Penale, che ha valutato la sussistenza dei presupposti per l’ammissibilità dell’impugnazione.

La Decisione della Corte: il Ricorso Inammissibile

Dopo aver esaminato gli atti e ascoltato la relazione del Consigliere incaricato, la Corte di Cassazione ha concluso che il ricorso non potesse essere accolto. Anziché entrare nel merito delle questioni sollevate, i giudici hanno emesso un’ordinanza con cui hanno dichiarato il ricorso inammissibile. Questa pronuncia ha interrotto definitivamente il percorso giudiziario della ricorrente, confermando l’esito del precedente grado di giudizio.

Le conseguenze economiche della declaratoria di inammissibilità

La declaratoria di ricorso inammissibile non è priva di conseguenze. In linea con un principio consolidato del nostro ordinamento, la parte che promuove un’impugnazione rivelatasi infondata o irregolare deve farsi carico dei costi generati. Di conseguenza, la Corte ha condannato la ricorrente al pagamento di due diverse somme:

1. Le spese processuali: i costi relativi al procedimento svoltosi dinanzi alla Cassazione.
2. Una sanzione pecuniaria: una somma di tremila euro da versare in favore della Cassa delle ammende.

Questa seconda condanna ha una funzione sanzionatoria e dissuasiva, volta a scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o dilatori, che sovraccaricano inutilmente il sistema giudiziario.

Le Motivazioni

L’ordinanza in esame è estremamente sintetica e non entra nel dettaglio delle ragioni specifiche che hanno portato a ritenere l’impugnazione inammissibile. La Corte si limita a ‘rilevare’ che il ricorso debba essere dichiarato tale. Questa laconicità suggerisce che i vizi dell’atto fossero di tale evidenza da non richiedere una complessa argomentazione. Le cause di inammissibilità possono essere molteplici: dal mancato rispetto dei termini per l’impugnazione, alla carenza di motivi specifici previsti dalla legge, fino alla manifesta infondatezza delle censure mosse alla sentenza impugnata. Indipendentemente dalla causa specifica, il principio applicato è chiaro: la proposizione di un ricorso che non supera il vaglio preliminare di ammissibilità comporta una responsabilità economica per il proponente.

Le Conclusioni

Questa pronuncia ribadisce un importante monito per chiunque intenda adire la Corte di Cassazione. È essenziale affidarsi a un’attenta valutazione legale prima di intraprendere un’impugnazione, per evitare non solo una sconfitta processuale, ma anche una condanna al pagamento di spese e sanzioni. La decisione evidenzia la funzione della declaratoria di inammissibilità come strumento di filtro per garantire l’efficienza della giustizia, sanzionando l’abuso dello strumento processuale e assicurando che solo le questioni giuridicamente rilevanti giungano all’attenzione della Suprema Corte.

Cosa succede quando un ricorso viene dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
La parte che ha presentato il ricorso (ricorrente) viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro a titolo di sanzione in favore della Cassa delle ammende.

A quanto ammonta la sanzione pecuniaria imposta nel caso specifico?
Nell’ordinanza esaminata, la Corte ha condannato la ricorrente al pagamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, oltre alle spese processuali.

La Corte di Cassazione ha esaminato il merito della questione?
No, la dichiarazione di inammissibilità è una decisione di rito che impedisce alla Corte di esaminare il contenuto e la fondatezza dei motivi del ricorso. La causa si chiude senza una valutazione nel merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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