LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile concordato: limiti e motivi

La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile concordato in appello, proposto da tre imputati condannati per vari reati. Il ricorso è stato respinto perché i motivi, relativi alla determinazione della pena, non rientrano tra quelli ammessi dall’art. 599-bis c.p.p., che limita l’impugnazione a vizi della volontà o a pene illegali.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile Concordato in Appello: La Cassazione Chiarisce i Limiti

Il concordato in appello, disciplinato dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento per definire il processo in secondo grado attraverso un accordo sulla pena. Tuttavia, questa scelta processuale comporta una significativa limitazione del diritto di impugnazione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito con fermezza i confini entro cui è possibile presentare ricorso avverso una sentenza di questo tipo, dichiarando un ricorso inammissibile concordato appello perché basato su motivi non consentiti.

Il Caso: Dal Tribunale alla Cassazione

Tre individui, condannati in primo grado dal Tribunale di Rovigo, avevano raggiunto un accordo con la Procura Generale presso la Corte d’Appello di Venezia per una rideterminazione della pena. La Corte d’Appello, recependo l’accordo, aveva parzialmente riformato la sentenza di primo grado, infliggendo pene per reati che spaziavano dal tentato furto aggravato alla falsificazione, fino alla resistenza a pubblico ufficiale.

Nonostante l’accordo, gli imputati hanno deciso di presentare ricorso per cassazione, lamentando una presunta violazione di legge nella determinazione della pena, con specifico riferimento ai criteri degli articoli 133 e 133-bis del codice penale.

Analisi del Ricorso Inammissibile Concordato in Appello

Il nodo centrale della questione riguarda la natura stessa del concordato in appello. Scegliendo questa via, le parti accettano non solo l’entità della pena, ma rinunciano implicitamente a contestare tutti gli aspetti che hanno portato a quella determinazione, inclusa la valutazione della gravità del fatto e della capacità a delinquere dell’imputato. Il ricorso degli imputati, incentrato proprio su questi aspetti, è stato quindi ritenuto inammissibile. La Suprema Corte ha sottolineato che, una volta raggiunto l’accordo, non è più possibile rimettere in discussione le valutazioni che ne costituiscono il presupposto.

La Differenza con il Patteggiamento

La Corte ha colto l’occasione per marcare la differenza tra il concordato in appello (art. 599-bis c.p.p.) e l’applicazione della pena su richiesta delle parti, o patteggiamento (art. 444 c.p.p.). Mentre nel patteggiamento l’accordo copre anche la qualificazione giuridica del fatto, che può essere oggetto di ricorso per cassazione, nel concordato in appello l’accordo si innesta su una sentenza di primo grado che ha già accertato la responsabilità e la qualificazione del reato. Di conseguenza, i motivi di ricorso sono molto più ristretti.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Cassazione, nel dichiarare il ricorso inammissibile concordato appello, ha motivato la sua decisione richiamando la propria giurisprudenza consolidata. È stato chiarito che il ricorso avverso una sentenza emessa ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p. è ammissibile solo in casi eccezionali:

1. Vizi della volontà: Quando il consenso dell’imputato o del pubblico ministero all’accordo è stato viziato.
2. Contenuto difforme: Se la sentenza del giudice si discosta dall’accordo raggiunto tra le parti.
3. Pena illegale: Qualora la pena inflitta sia illegale, ovvero non rientri nei limiti edittali previsti dalla legge o sia di specie diversa da quella prescritta.

Le doglianze degli imputati, relative alla presunta erronea applicazione dei criteri di commisurazione della pena, non rientravano in nessuna di queste categorie. La critica alla valutazione del giudice sulla gravità del reato è considerata un motivo rinunciato nel momento in cui si accede al concordato. Di conseguenza, la Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili e ha condannato i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Le Conclusioni: Cosa Implica questa Decisione

Questa ordinanza rafforza un principio fondamentale della procedura penale: la scelta di un rito premiale come il concordato in appello comporta una consapevole autolimitazione del diritto di difesa. Gli imputati e i loro difensori devono ponderare attentamente i benefici di un accordo sulla pena contro la perdita della possibilità di contestare nel merito la decisione di primo grado. La decisione della Cassazione serve come monito: una volta siglato l’accordo, le porte per un successivo ricorso si chiudono quasi ermeticamente, salvo vizi genetici dell’accordo stesso o palesi illegalità della pena. La strategia processuale deve quindi essere valutata con la massima attenzione fin dalle prime fasi del giudizio di appello.

Quali sono i motivi ammessi per ricorrere in Cassazione contro una sentenza emessa dopo un ‘concordato in appello’?
Il ricorso è ammissibile solo per motivi specifici: vizi relativi alla formazione della volontà delle parti di accedere all’accordo, un contenuto della sentenza difforme dall’accordo stesso, o l’applicazione di una pena ‘illegale’, cioè fuori dai limiti previsti dalla legge o di un tipo diverso da quello consentito.

Perché il ricorso basato sulla violazione dei criteri di determinazione della pena (art. 133 cod. pen.) è stato dichiarato inammissibile?
Perché, secondo la Corte, accettando il concordato in appello, l’imputato rinuncia a contestare i motivi relativi alla commisurazione della pena. Tali critiche sono considerate assorbite e superate dall’accordo stesso, che fissa la sanzione in via definitiva tra le parti.

Qual è la principale differenza tra un ricorso dopo ‘concordato in appello’ e uno dopo ‘patteggiamento’?
Nel ‘concordato in appello’ (art. 599-bis c.p.p.), l’accordo si basa su una precedente sentenza che ha già definito responsabilità e qualificazione giuridica del fatto, limitando fortemente i motivi di ricorso. Nel ‘patteggiamento’ (art. 444 c.p.p.), l’accordo riguarda anche la qualificazione giuridica, che può quindi essere oggetto di ricorso per cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati