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Ricorso inammissibile concordato: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro una sentenza di concordato in appello. La decisione si fonda sul principio che il ricorso è possibile solo per vizi specifici legati alla formazione della volontà delle parti. Poiché il ricorrente non ha sollevato motivi pertinenti, il suo ricorso è stato respinto, con condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria, confermando la natura quasi definitiva dell’accordo di patteggiamento in appello.

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Pubblicato il 25 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile Concordato: Quando la Cassazione Chiude la Porta

Il concordato in appello, noto anche come ‘patteggiamento in appello’, è uno strumento processuale che consente a imputato e pubblico ministero di accordarsi sulla pena da applicare, chiudendo così il processo. Ma cosa succede se una delle parti non è soddisfatta dell’esito? Un’ordinanza della Corte di Cassazione ha recentemente chiarito i limiti invalicabili per l’impugnazione di tali sentenze, dichiarando un ricorso inammissibile concordato e stabilendo precise regole.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un ricorso presentato alla Suprema Corte di Cassazione da un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello di Roma. Tale sentenza era stata emessa proprio sulla base di un accordo tra le parti, ai sensi dell’art. 599-bis del codice di procedura penale. L’imputato, evidentemente insoddisfatto, ha tentato di portare la questione davanti ai giudici di legittimità, cercando di rimettere in discussione l’esito del processo di secondo grado.

La Decisione della Corte sul Ricorso Inammissibile Concordato

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha stroncato sul nascere le speranze del ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile con una procedura semplificata e senza formalità. La decisione si basa su un orientamento giurisprudenziale consolidato, che limita drasticamente le possibilità di impugnare una sentenza frutto di un concordato. La Corte ha stabilito che, avendo l’imputato scelto la via dell’accordo, ha implicitamente rinunciato alla maggior parte dei motivi di ricorso.

Le Motivazioni della Suprema Corte

Il cuore della decisione risiede nelle motivazioni. La Corte ha richiamato un suo precedente (sentenza n. 944/2019), nel quale erano stati definiti con precisione i confini del ricorso in Cassazione avverso le sentenze di concordato in appello. Secondo questo principio, il ricorso è ammissibile solo ed esclusivamente per tre tipologie di vizi:

1. Vizi nella formazione della volontà: Qualora si deduca che il consenso dell’imputato ad accedere all’accordo non sia stato libero e consapevole.
2. Vizi nel consenso del Pubblico Ministero: Se emergono irregolarità nel consenso prestato dalla pubblica accusa.
3. Contenuto difforme della pronuncia: Quando la sentenza del giudice si discosta da quanto pattuito nell’accordo tra le parti.

Al di fuori di queste ipotesi, ogni altra doglianza è preclusa. In particolare, la Corte ha specificato che non sono ammessi motivi relativi a:

* Questioni a cui si è rinunciato con l’accordo.
* La mancata valutazione da parte del giudice delle condizioni per un proscioglimento immediato (ex art. 129 c.p.p.).
* Vizi nella determinazione della pena, a meno che non si traducano in una sanzione illegale (cioè diversa per specie da quella prevista dalla legge o fuori dai limiti edittali).

Nel caso specifico, il ricorrente non aveva sollevato nessuno dei motivi consentiti. Le sue lamentele rientravano tra quelle non ammesse, rendendo il suo ricorso inammissibile concordato.

Conclusioni

La pronuncia in esame riafferma con forza un principio fondamentale: la scelta del concordato in appello è una decisione processuale quasi tombale. Accettando l’accordo, l’imputato ottiene una ridefinizione della pena ma, come contropartita, perde la possibilità di contestare la sentenza nel merito. Il ricorso in Cassazione resta un’opzione eccezionale, limitata a gravi vizi procedurali che inficiano la genuinità dell’accordo stesso. La conseguenza di un ricorso presentato al di fuori di questi stretti binari è non solo l’inammissibilità, ma anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una cospicua somma alla Cassa delle ammende, come accaduto nel caso di specie con una sanzione di 3.000 euro.

È possibile presentare ricorso in Cassazione contro una sentenza emessa a seguito di ‘concordato in appello’?
Sì, ma solo per motivi molto specifici. Il ricorso è ammissibile esclusivamente se contesta la formazione della volontà dell’imputato di accedere all’accordo, il consenso del pubblico ministero, oppure se la sentenza finale ha un contenuto diverso da quello pattuito tra le parti.

Quali motivi NON sono ammessi per impugnare una sentenza di concordato in appello?
Non sono consentite doglianze relative a motivi a cui si è rinunciato con l’accordo, contestazioni sulla mancata valutazione delle condizioni per il proscioglimento (ex art. 129 c.p.p.), o vizi nella determinazione della pena che non la rendano palesemente illegale (ad esempio, una pena diversa da quella prevista dalla legge).

Cosa succede se il ricorso contro una sentenza di concordato viene dichiarato inammissibile?
In caso di inammissibilità, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende. Nel caso specifico analizzato dall’ordinanza, la somma è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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