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Ricorso inammissibile: Cassazione e spese processuali

La Corte di Cassazione, con ordinanza del 21 marzo 2025, ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una sentenza della Corte d’Appello di Genova. A seguito di questa decisione, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro a favore della Cassa delle ammende. Il provvedimento sottolinea le gravi conseguenze economiche di un’impugnazione che non rispetta i requisiti di legge.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: le conseguenze della decisione della Cassazione

Presentare un’impugnazione in Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, una fase delicata che richiede il massimo rigore tecnico-giuridico. Quando un’istanza non rispetta i requisiti previsti dalla legge, la Corte la dichiara inammissibile, con conseguenze significative per chi l’ha proposta. Un’ordinanza recente ci offre uno spunto per analizzare cosa succede quando si verifica un ricorso inammissibile e quali sono i costi associati.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Genova in data 27 giugno 2024. La parte soccombente in quel giudizio ha deciso di proporre ricorso per Cassazione, cercando di ottenere una riforma della decisione di secondo grado. Il procedimento è quindi giunto all’esame della Suprema Corte per la valutazione di legittimità.

La Decisione della Corte di Cassazione: il Ricorso Inammissibile

Con un’ordinanza emessa il 21 marzo 2025, la settima sezione penale della Corte di Cassazione ha messo la parola fine alla vicenda processuale. I giudici hanno dichiarato il ricorso inammissibile. Questa declaratoria impedisce alla Corte di entrare nel merito della questione, ovvero di analizzare le ragioni e le argomentazioni proposte dal ricorrente. L’atto introduttivo del giudizio di legittimità è stato ritenuto privo dei presupposti necessari per poter essere esaminato.

Le conseguenze economiche della declaratoria

La decisione non si è limitata a chiudere il processo. La Corte ha condannato il ricorrente a subire due conseguenze economiche dirette:
1. Pagamento delle spese processuali: si tratta dei costi sostenuti dallo Stato per la gestione del procedimento.
2. Versamento di una somma alla Cassa delle ammende: il ricorrente è stato condannato a versare la cifra di tremila euro a favore di questo ente. Si tratta di una sanzione pecuniaria prevista per scoraggiare la proposizione di ricorsi dilatori o manifestamente infondati.

Le Motivazioni della Decisione

L’ordinanza in esame è molto sintetica e si concentra sul dispositivo (P.Q.M.), ovvero sulla parte decisionale, senza esplicitare nel dettaglio le ragioni specifiche che hanno portato a considerare il ricorso inammissibile. Tuttavia, possiamo delineare le cause più comuni che portano a una tale pronuncia nel processo penale. Un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile per diverse ragioni, tra cui:

* Mancanza di motivi specifici: i motivi di ricorso sono generici e non individuano con precisione le violazioni di legge o i vizi di motivazione della sentenza impugnata.
* Proposizione fuori termine: il ricorso è stato presentato oltre i termini perentori stabiliti dalla legge.
* Vizi di forma: l’atto non è stato redatto o notificato secondo le modalità prescritte dal codice di procedura penale.
* Motivi non consentiti: vengono sollevate questioni di merito, che non possono essere valutate dalla Corte di Cassazione, la quale è giudice di legittimità e non di fatto.

La condanna al pagamento di una somma alla Cassa delle ammende è una conseguenza automatica della dichiarazione di inammissibilità e serve a sanzionare l’abuso dello strumento processuale, che ha impegnato inutilmente le risorse della giustizia.

Le Conclusioni

La decisione della Suprema Corte ribadisce un principio fondamentale: l’accesso alla giustizia deve essere esercitato con responsabilità. Un ricorso inammissibile non è solo un’occasione persa per far valere le proprie ragioni, ma si trasforma in un costo concreto e talvolta oneroso. La condanna al pagamento delle spese e della sanzione alla Cassa delle ammende funge da deterrente, sottolineando l’importanza di affidarsi a professionisti competenti che possano valutare attentamente i presupposti e le probabilità di successo di un’impugnazione prima di avviarla. Questo caso dimostra come una valutazione errata possa comportare non solo la conferma della decisione sfavorevole, ma anche un ulteriore esborso economico.

Cosa ha deciso la Corte di Cassazione in questo caso?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, rifiutandosi di esaminare nel merito le questioni sollevate dall’appellante.

Quali sono le conseguenze finanziarie per la persona che ha presentato il ricorso?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento di tutte le spese processuali e al versamento di una sanzione di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende.

Cosa significa in pratica che un ricorso è ‘inammissibile’?
Significa che l’atto di impugnazione presenta dei vizi formali o sostanziali talmente gravi (ad esempio, è stato presentato fuori termine o i motivi sono generici) da impedirne l’esame da parte del giudice, portando alla sua immediata reiezione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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