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Ricorso inammissibile: Cassazione e spese processuali

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato contro una sentenza della Corte d’Appello di Palermo. Questa decisione sottolinea le severe conseguenze di un ricorso inammissibile, che includono la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma a titolo di sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando l’Appello in Cassazione Costa Caro

Presentare un ricorso alla Suprema Corte di Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma non è una strada priva di ostacoli. Un’ordinanza recente ci offre lo spunto per analizzare le conseguenze di un ricorso inammissibile, una decisione che non solo pone fine al percorso legale, ma comporta anche significative sanzioni economiche. Vediamo nel dettaglio cosa è successo e quali lezioni possiamo trarne.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Palermo in data 14 maggio 2024. Il ricorrente, nato nel 1990, ha cercato di ottenere l’annullamento della decisione di secondo grado, portando il caso all’attenzione dei giudici di legittimità. La Settima Sezione Penale della Corte è stata incaricata di valutare preliminarmente l’ammissibilità del ricorso stesso.

La Decisione della Corte sul ricorso inammissibile

Con un’ordinanza emessa il 21 marzo 2025, la Corte di Cassazione ha posto fine al procedimento in modo netto e definitivo. I giudici supremi, dopo aver ascoltato la relazione del Consigliere relatore, hanno dichiarato il ricorso inammissibile. Questa declaratoria impedisce alla Corte di entrare nel merito della questione, ovvero di analizzare le ragioni di fatto e di diritto sollevate dal ricorrente. La decisione si ferma a un livello preliminare, constatando la mancanza dei requisiti formali o sostanziali richiesti dalla legge per poter procedere.

Le conseguenze economiche della declaratoria

La declaratoria di inammissibilità non è una mera formalità. L’ordinanza condanna esplicitamente il ricorrente a sostenere due tipi di oneri economici:
1. Il pagamento delle spese processuali: si tratta dei costi generali sostenuti dallo Stato per la gestione del procedimento giudiziario.
2. Il versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende: questa è una vera e propria sanzione pecuniaria, prevista per scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o dilatori, che appesantiscono inutilmente il lavoro della Corte di Cassazione.

Le Motivazioni della Decisione

L’ordinanza in esame è estremamente sintetica e non esplicita le ragioni specifiche che hanno portato a giudicare il ricorso inammissibile. Tuttavia, in linea generale, un ricorso in Cassazione può essere dichiarato tale per diverse cause, tra cui:

* Mancanza dei motivi di ricorso previsti dalla legge: il ricorso in Cassazione può essere proposto solo per violazione di legge o per vizi di motivazione, non per riesaminare i fatti del processo.
* Presentazione fuori termine: il ricorso deve essere depositato entro i termini perentori stabiliti dal codice di procedura.
* Vizi di forma: l’atto potrebbe non rispettare i requisiti formali richiesti, come una chiara esposizione dei motivi o la sottoscrizione da parte di un avvocato abilitato.
* Manifesta infondatezza: i motivi addotti appaiono palesemente privi di qualsiasi fondamento giuridico.

La decisione, pur senza specificarlo, si basa evidentemente sulla constatazione di una di queste carenze, ritenuta sufficiente a bloccare l’esame nel merito.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale: l’accesso alla Corte di Cassazione è un rimedio straordinario, soggetto a regole procedurali rigorose. La sanzione pecuniaria inflitta al ricorrente non ha una funzione risarcitoria, ma punitiva e dissuasiva. Serve a responsabilizzare le parti e i loro difensori, incentivandoli a valutare con estrema attenzione l’opportunità di presentare un ricorso, per evitare di gravare il sistema giudiziario con impugnazioni defatigatorie. In conclusione, prima di adire la Suprema Corte, è indispensabile un’analisi approfondita sulla sussistenza dei presupposti di ammissibilità, per non incorrere in una secca declaratoria di ricorso inammissibile con le relative, e spesso pesanti, conseguenze economiche.

Cosa significa quando un ricorso viene dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Significa che la Corte non ha esaminato il merito della questione perché il ricorso presentava difetti procedurali o formali, come la tardività, la mancanza di motivi validi previsti dalla legge o altri vizi che ne hanno impedito la trattazione.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
La persona che ha presentato il ricorso viene condannata a pagare le spese del procedimento e a versare una sanzione pecuniaria, in questo caso di 3.000 euro, a favore della Cassa delle ammende.

A cosa serve la Cassa delle ammende?
È un fondo statale finanziato dalle sanzioni pecuniarie imposte nei procedimenti penali. Le somme raccolte vengono utilizzate per finanziare programmi di reinserimento sociale per i detenuti e per migliorare le strutture carcerarie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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