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Ricorso inammissibile: Cassazione e spese processuali

La Corte di Cassazione, con ordinanza, ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una sentenza della Corte d’Appello di Bologna. A seguito della declaratoria di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, confermando le conseguenze negative di un’impugnazione priva dei requisiti di legge.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Le Conseguenze della Decisione della Cassazione

Presentare un’impugnazione in Cassazione richiede il rispetto di rigorosi requisiti procedurali. Un ricorso inammissibile non solo impedisce l’esame nel merito della questione, ma comporta anche significative conseguenze economiche per chi lo propone. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione penale ce lo ricorda, delineando un esito tanto netto quanto severo per il ricorrente.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale trae origine da un ricorso presentato alla Suprema Corte di Cassazione contro una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Bologna in data 22 ottobre 2024. Il ricorrente, attraverso il suo atto, ha cercato di ottenere l’annullamento o la riforma della decisione di secondo grado. L’udienza per la discussione del ricorso è stata fissata per il 18 marzo 2025, durante la quale il Consigliere relatore ha esposto i fatti e le questioni giuridiche alla base del caso.

La Decisione sul Ricorso Inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, dopo aver esaminato il ricorso, ha emesso un’ordinanza con una decisione perentoria: il ricorso è stato dichiarato inammissibile. Questa declaratoria impedisce alla Corte di entrare nel merito delle doglianze sollevate dal ricorrente, bloccando di fatto il procedimento sul nascere per un vizio preliminare dell’atto di impugnazione.

Le Motivazioni della Decisione

Il testo dell’ordinanza è estremamente sintetico e non entra nel dettaglio delle specifiche ragioni che hanno portato a giudicare il ricorso inammissibile. Tuttavia, in ambito processuale penale, l’inammissibilità può derivare da una molteplicità di cause, come la tardività nella presentazione, la mancanza di motivi specifici previsti dalla legge, vizi di forma o l’assenza di legittimazione del ricorrente. La decisione della Corte implica che l’atto di impugnazione presentava vizi talmente evidenti da non superare il vaglio preliminare di ammissibilità. La conseguenza diretta di tale declaratoria, come stabilito dal dispositivo (P.Q.M.), è la condanna del ricorrente non solo al pagamento delle spese del procedimento, ma anche di una sanzione pecuniaria di tremila euro a favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione ha una funzione dissuasiva, volta a scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o dilatori.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La pronuncia in esame ribadisce un principio fondamentale del nostro ordinamento: l’accesso alla giustizia, e in particolare al giudizio di legittimità, è un diritto che deve essere esercitato con responsabilità e nel rispetto delle regole procedurali. Un ricorso inammissibile non è un esito neutro; esso comporta una condanna certa a spese e sanzioni che aggravano la posizione del ricorrente. Per gli avvocati, questa ordinanza è un monito sull’importanza di redigere atti di impugnazione impeccabili sotto il profilo tecnico-giuridico. Per i cittadini, è la conferma che le vie legali devono essere percorse con cognizione di causa, affidandosi a professionisti competenti per evitare esiti controproducenti e onerosi.

Qual è stata la decisione della Corte di Cassazione?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente a seguito della decisione?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Contro quale provvedimento era stato presentato il ricorso?
Il ricorso era stato proposto avverso la sentenza della Corte d’Appello di Bologna del 22/10/2024.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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