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Ricorso inammissibile: Cassazione e spese processuali

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile contro una sentenza della Corte d’Appello di Bari. L’ordinanza, emessa il 05/05/2025, non entra nel merito della questione ma si limita a constatare la mancanza dei presupposti per l’appello. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro a favore della Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Conseguenze e Sanzioni secondo la Cassazione

Quando si presenta un’impugnazione in Cassazione, è fondamentale rispettare i rigorosi requisiti previsti dalla legge. Un’ordinanza recente della Suprema Corte ci offre lo spunto per analizzare le conseguenze di un ricorso inammissibile, una decisione che impedisce al giudice di esaminare il merito della questione e comporta serie conseguenze economiche per chi lo ha proposto.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Bari in data 19 febbraio 2024. Un cittadino, ritenendosi leso da tale decisione, ha proposto ricorso per Cassazione, portando il caso all’attenzione della Suprema Corte. Il procedimento è stato assegnato alla Settima Sezione Penale, che ha fissato l’udienza per la discussione il 5 maggio 2025.

La Decisione della Corte: il Ricorso Inammissibile

All’esito dell’udienza, la Corte di Cassazione ha emesso un’ordinanza con cui ha risolto la questione in modo definitivo e netto. Senza entrare nel vivo delle argomentazioni difensive, i giudici hanno dichiarato il ricorso inammissibile. Questo significa che l’impugnazione è stata ritenuta priva dei presupposti di legge necessari per poter essere esaminata. Di conseguenza, la sentenza della Corte d’Appello di Bari è diventata definitiva.

Le Motivazioni

Il documento analizzato contiene solo la parte dispositiva della decisione (il cosiddetto P.Q.M. – “Per Questi Motivi”), e non la motivazione estesa. Tuttavia, una declaratoria di inammissibilità implica che il ricorso presentava vizi che ne hanno precluso l’esame. In generale, le cause di inammissibilità di un ricorso in Cassazione possono essere molteplici: la presentazione oltre i termini di legge, la mancanza di motivi specifici previsti dal codice di procedura penale, o la proposizione di censure che in realtà richiedono una nuova valutazione dei fatti, attività non consentita in sede di legittimità. La Corte, in questi casi, non valuta se il ricorrente abbia ragione o torto, ma si ferma a un controllo preliminare sulla corretta impostazione dell’atto di impugnazione.

Le Conclusioni

Le conseguenze pratiche per il ricorrente sono state significative. Oltre alla conferma della decisione impugnata, la Corte ha condannato l’individuo al pagamento delle spese processuali. A ciò si è aggiunta un’ulteriore condanna al versamento della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria è prevista proprio per scoraggiare la presentazione di ricorsi temerari o palesemente infondati. La decisione ribadisce un principio fondamentale: l’accesso alla giustizia, specialmente dinanzi alla Suprema Corte, deve essere esercitato con responsabilità e nel pieno rispetto delle regole procedurali, pena l’applicazione di sanzioni che aggravano la posizione della parte soccombente.

Cosa significa quando un ricorso viene dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Significa che la Corte non ha potuto esaminare il merito della questione perché l’atto di impugnazione mancava dei requisiti formali o sostanziali richiesti dalla legge. La sentenza impugnata diventa quindi definitiva.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
La parte che ha presentato il ricorso inammissibile viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e, come in questo caso, al versamento di una somma di denaro a titolo di sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

Perché il ricorrente è stato condannato a pagare 3.000 euro alla Cassa delle ammende?
Questa sanzione è una misura prevista dalla legge per disincentivare la presentazione di ricorsi superficiali, dilatori o palesemente infondati, che impegnano inutilmente le risorse della giustizia. L’importo viene stabilito dal giudice in base alla natura del caso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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