Ricorso Inammissibile: Conseguenze Economiche e Procedurali
Presentare un’impugnazione in Corte di Cassazione è l’ultimo grado di giudizio, una fase delicata che richiede il massimo rigore formale e sostanziale. Un recente provvedimento della Suprema Corte ci offre l’opportunità di analizzare le conseguenze di un ricorso inammissibile, evidenziando come un’iniziativa legale non fondata possa tradursi in significative sanzioni economiche. Vediamo nel dettaglio cosa è accaduto.
I Fatti del Caso
La vicenda trae origine da una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Bari in data 20 settembre 2024. Un cittadino, ritenendo ingiusta tale decisione, ha deciso di proporre ricorso per Cassazione al fine di ottenerne l’annullamento. L’atto è stato quindi sottoposto al vaglio della Settima Sezione Penale della Suprema Corte.
La Decisione della Corte di Cassazione
Con un’ordinanza emessa il 26 marzo 2025, la Corte di Cassazione ha messo la parola fine al percorso giudiziario dell’appellante. I giudici hanno dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della questione, cioè non stabilisce se l’imputato avesse torto o ragione, ma si ferma a un livello precedente: l’atto di impugnazione non aveva i requisiti necessari per poter essere esaminato.
Le Conseguenze di un Ricorso Inammissibile
La declaratoria di inammissibilità non è una mera formalità, ma comporta conseguenze economiche dirette per chi ha proposto l’impugnazione. La Corte, infatti, ha condannato il ricorrente a due pagamenti:
1. Le spese processuali: il rimborso dei costi sostenuti per l’attività giudiziaria.
2. Una somma di tremila euro: a titolo di sanzione pecuniaria, da versare in favore della Cassa delle ammende.
Questa sanzione ha una duplice funzione: da un lato, risarcisce l’amministrazione della giustizia per essere stata impegnata in un procedimento che non avrebbe dovuto avere luogo; dall’altro, funge da deterrente contro la presentazione di ricorsi palesemente infondati o dilatori.
Le Motivazioni
L’ordinanza, nella sua sinteticità, non specifica i motivi esatti dell’inammissibilità. Tuttavia, in linea generale, un ricorso può essere dichiarato tale per diverse ragioni: la presentazione fuori termine, la mancanza di motivi specifici previsti dalla legge, la carenza di interesse ad agire o altri vizi di forma. La Corte ha ritenuto che, nel caso di specie, il ricorso mancasse di tali presupposti fondamentali, al punto da dover essere fermato sul nascere. La condanna alle spese e alla sanzione pecuniaria è una conseguenza automatica prevista dalla legge per sanzionare l’abuso dello strumento processuale e per evitare di congestionare inutilmente il lavoro della Suprema Corte.
Le Conclusioni
Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale del nostro ordinamento: l’accesso alla giustizia è un diritto, ma il suo esercizio deve avvenire nel rispetto delle regole procedurali. Proporre un ricorso in Cassazione è un’azione legale complessa che deve essere supportata da solide argomentazioni giuridiche e dal rispetto scrupoloso delle forme. Un ricorso inammissibile non solo non porta al risultato sperato, ma si trasforma in un costo significativo per l’appellante, a conferma dell’importanza di una valutazione attenta e professionale prima di intraprendere un’azione legale di tale portata.
Cosa succede quando la Cassazione dichiara un ricorso inammissibile?
In base all’ordinanza, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro a titolo di sanzione in favore della Cassa delle ammende.
A quanto ammonta la sanzione pecuniaria inflitta in questo caso?
La Corte ha condannato il ricorrente al pagamento della somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Contro quale provvedimento era stato proposto il ricorso?
Il ricorso era stato proposto avverso la sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Bari in data 20 settembre 2024.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 20475 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 20475 Anno 2025
Presidente: NOME COGNOME
Relatore: NOME
Data Udienza: 26/03/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME nato a NAPOLI il 31/07/1970
avverso la sentenza del 20/09/2024 della CORTE APPELLO di BARI
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
Rilevato che NOME COGNOME ricorre avverso la sentenza della Corte di Appello di Bari che ha confermato la pronunzia di primo grado con la quale il ricorrente era
stato ritenuto responsabile del delitto di atti persecutori;
Considerato che il primo ed unico motivo di ricorso, con cui si denunzia la violazione della legge penale nonché il vizio motivazionale in ordine all’omesso riconoscimento
delle circostanze attenuanti generiche e, conseguentemente, l’eccessività del trattamento sanzionatorio, non è consentito in sede di legittimità ed è
manifestamente infondato in presenza (si veda pag. 5 e 6 della sentenza impugnata)
di una motivazione esente da evidenti illogicità, anche considerato il principio affermato da questa Corte, secondo cui non è necessario che il giudice di merito, nel
motivare il diniego della concessione delle attenuanti generiche, prenda in considerazione tutti gli elementi favorevoli o sfavorevoli dedotti dalle parti o rilevabil
dagli atti, ma è sufficiente che faccia riferimento a quelli ritenuti decisivi o comunque rilevanti, rimanendo disattesi o superati tutti gli altri da tale valutazione;
Ritenuto, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende;
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Così deciso il 26 marzo 2025.