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Ricorso inammissibile: Cassazione e spese legali

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato contro un’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza. La decisione comporta per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Le Conseguenze di un’Impugnazione Respinta dalla Cassazione

Presentare un’impugnazione è un diritto fondamentale nel nostro ordinamento, ma è essenziale che l’atto rispetti precise regole formali e sostanziali. Quando ciò non avviene, si può incorrere in una declaratoria di ricorso inammissibile, una decisione che non solo pone fine al percorso giudiziario ma comporta anche significative conseguenze economiche. Un’ordinanza della Corte di Cassazione ce ne offre un chiaro esempio, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una cospicua sanzione.

Il Caso in Esame: Dal Tribunale di Sorveglianza alla Cassazione

La vicenda trae origine da un’ordinanza emessa dal Tribunale di Sorveglianza di Genova in data 4 dicembre 2024. Un individuo, ritenendo lesi i propri diritti da tale provvedimento, decideva di presentare ricorso per Cassazione, l’ultimo grado di giudizio nel nostro sistema legale.

Il caso è stato quindi esaminato dalla settima sezione penale della Suprema Corte, che ha fissato l’udienza per il 5 giugno 2025. L’esito, tuttavia, non è stato quello sperato dal ricorrente: il suo gravame è stato giudicato inammissibile.

La Decisione della Suprema Corte e il concetto di Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione, dopo aver ascoltato la relazione del Consigliere designato, ha emesso un’ordinanza con cui ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della questione, ovvero non stabilisce se il ricorrente avesse ragione o torto sui fatti contestati al Tribunale di Sorveglianza. Piuttosto, la declaratoria di inammissibilità agisce come un filtro, bloccando l’accesso al giudizio di legittimità per motivi che attengono alla forma o ai presupposti stessi dell’impugnazione.

Sebbene l’ordinanza in esame non specifichi le ragioni concrete dell’inammissibilità, in generale queste possono includere:

* Vizi di forma: come la mancata sottoscrizione da parte di un avvocato abilitato o il mancato rispetto dei termini per la presentazione.
* Carenza di interesse: quando il ricorrente non ha un interesse concreto e attuale a ottenere la modifica del provvedimento.
* Motivi non consentiti: se le censure sollevate non rientrano tra quelle che possono essere fatte valere in Cassazione (ad esempio, richieste di riesaminare i fatti del processo).

Le Conseguenze Economiche della Decisione

La conseguenza più diretta e tangibile della declaratoria di inammissibilità è di natura economica. Il Codice di procedura penale, infatti, prevede che la parte che ha proposto un’impugnazione dichiarata inammissibile sia condannata al pagamento delle spese del procedimento.

In aggiunta, la legge stabilisce il versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende. Nel caso di specie, la Corte ha quantificato tale importo in tremila euro. Questa sanzione pecuniaria ha una duplice funzione: da un lato, sanzionare l’abuso dello strumento processuale e, dall’altro, finanziare programmi di reinserimento sociale per i condannati.

Le motivazioni

Le motivazioni alla base di questa tipologia di provvedimento sono radicate nel principio di efficienza e funzionalità del sistema giudiziario. La condanna alle spese e alla sanzione pecuniaria funge da deterrente contro la presentazione di ricorsi palesemente infondati, dilatori o privi dei requisiti di legge. In questo modo, si mira a preservare le risorse della Corte di Cassazione, consentendole di concentrarsi sui casi che presentano questioni giuridiche di reale importanza e complessità. La decisione, pur essendo sintetica, applica in modo rigoroso le disposizioni procedurali che sanzionano l’uso improprio degli strumenti di impugnazione, confermando la piena responsabilità del ricorrente per le conseguenze della sua iniziativa processuale.

Le conclusioni

In conclusione, l’ordinanza esaminata ribadisce un principio fondamentale: il diritto di impugnazione deve essere esercitato con serietà e nel rispetto delle regole procedurali. Un ricorso inammissibile non è un esito neutro, ma un fallimento processuale che comporta costi certi e significativi. Per i cittadini, ciò si traduce nella necessità di affidarsi a professionisti competenti che possano valutare attentamente i presupposti e le probabilità di successo di un ricorso prima di avviarlo, al fine di evitare non solo la delusione di una pronuncia sfavorevole, ma anche un ingente esborso economico.

Cosa significa quando un ricorso viene dichiarato ‘inammissibile’?
Significa che la Corte non ha esaminato il merito della questione perché l’atto di impugnazione mancava dei requisiti formali o sostanziali previsti dalla legge. L’esame si ferma a una valutazione preliminare, senza giudicare se le ragioni del ricorrente fossero fondate o meno.

Quali sono le conseguenze per chi presenta un ricorso inammissibile?
La persona che ha presentato il ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende.

Perché viene imposto il pagamento di una somma alla Cassa delle ammende?
Questa sanzione pecuniaria ha lo scopo di scoraggiare la presentazione di ricorsi infondati o proposti senza il rispetto delle regole, evitando così un sovraccarico del sistema giudiziario. I fondi raccolti vengono poi utilizzati per finanziare progetti di recupero e reinserimento sociale per i detenuti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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