Ricorso inammissibile: Cassazione e spese legali
Presentare un ricorso in Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, una fase delicata che richiede rigore formale e sostanziale. Quando un’impugnazione non soddisfa i requisiti di legge, il risultato è una dichiarazione di ricorso inammissibile, con conseguenze economiche significative per chi lo ha proposto. Un’ordinanza recente della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di questo esito processuale.
Il Contesto Processuale del Caso
La vicenda trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza emessa da una Corte d’Appello nel luglio del 2024. L’imputato, tramite il suo difensore, ha deciso di impugnare tale decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, cercando di ottenere una riforma della pronuncia di secondo grado. Il caso è stato assegnato alla Settima Sezione Penale, che ha fissato l’udienza per la discussione nel marzo del 2025.
La Decisione della Cassazione: il Ricorso Inammissibile
Dopo aver ascoltato la relazione del Consigliere designato e aver dato avviso alle parti, la Corte di Cassazione ha emesso la sua decisione. Con una concisa ordinanza, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa statuizione non entra nel merito della colpevolezza o innocenza del ricorrente, ma si ferma a un livello precedente: la Corte ha riscontrato un vizio che impedisce l’esame della questione nel profondo. Di fatto, l’impugnazione è stata respinta ‘sulla porta’ del giudizio di legittimità.
Le Conseguenze Economiche per il Ricorrente
La dichiarazione di inammissibilità non è priva di effetti. Al contrario, l’ordinanza condanna esplicitamente il ricorrente a due pagamenti:
1. Le spese processuali: si tratta dei costi relativi al procedimento svoltosi dinanzi alla Cassazione.
2. Una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende: questa è una sanzione pecuniaria che la legge prevede in caso di inammissibilità del ricorso, volta a scoraggiare impugnazioni pretestuose o prive dei requisiti minimi.
Le Motivazioni
L’ordinanza in esame è molto sintetica e si limita a enunciare la decisione (il cosiddetto ‘dispositivo’), senza esplicitare le ragioni giuridiche che hanno portato a dichiarare il ricorso inammissibile. Questa prassi non è rara. Spesso, quando l’inammissibilità è manifesta e deriva da vizi evidenti (come la tardività del ricorso, la mancanza di motivi specifici previsti dalla legge o la proposizione di censure di merito non consentite in sede di legittimità), la Corte adotta una motivazione semplificata o, come in questo caso, si concentra sul dispositivo. Le ragioni possono essere molteplici: il ricorso potrebbe essere stato presentato fuori termine, potrebbero mancare i motivi specifici richiesti dal codice di procedura penale, oppure le doglianze sollevate potrebbero riguardare una rivalutazione dei fatti, attività preclusa alla Corte di Cassazione, che è giudice di sola legittimità (cioè della corretta applicazione della legge).
Le Conclusioni
Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale: l’accesso alla Corte di Cassazione è un rimedio eccezionale, non una terza istanza di giudizio sul fatto. La presentazione di un ricorso inammissibile comporta conseguenze economiche dirette e non trascurabili. Per i cittadini, ciò sottolinea l’importanza di affidarsi a un difensore esperto che possa valutare attentamente i presupposti e le effettive possibilità di successo di un’impugnazione in sede di legittimità. Per gli avvocati, rappresenta un monito sulla necessità di redigere atti conformi ai rigorosi requisiti formali e sostanziali imposti dalla legge, per evitare di esporre i propri assistiti a condanne economiche e alla definitiva chiusura del percorso giudiziario.
Cosa significa quando un ricorso viene dichiarato ‘inammissibile’ dalla Corte di Cassazione?
Significa che la Corte non ha potuto esaminare il caso nel merito perché l’impugnazione presentata mancava dei requisiti formali o sostanziali richiesti dalla legge. La decisione impugnata diventa quindi definitiva.
Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
Come stabilito nell’ordinanza, la persona che ha presentato il ricorso è condannata a pagare le spese del procedimento e una sanzione pecuniaria, in questo caso di tremila euro, a favore della Cassa delle ammende.
Perché l’ordinanza non spiega in dettaglio i motivi dell’inammissibilità?
Nei casi in cui le cause di inammissibilità sono evidenti e palesi, la Corte di Cassazione può emettere un’ordinanza con una motivazione semplificata o concentrata sul solo dispositivo, limitandosi a dichiarare l’esito senza una dettagliata esposizione delle ragioni giuridiche.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 29750 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 29750 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME COGNOME
Data Udienza: 03/03/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a SANT’NOME FRIUS il 09/01/1971
avverso la sentenza del 04/07/2024 della CORTE APPELLO di CAGLIARI
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
visti gli atti e la sentenza impugnata;
esaminati i motivi di ricorso.
Rilevato che il primo motivo sulla sussistenza del dolo di cui all’art. 316 ter cod.
pen. è generico, avendo i Giudici di merito precisato le ragioni per le quali non è
ipótizzabile una ignoranza inevitabile del precetto penale (pag .5 e 6).
Osservato, che il secondo motivo in ordine alla sussistenza del ragionevole dubbio circa la responsabilità dell’imputato è generico, a fronte della puntuale
ricostruzione della sentenza di appello circa gli elementi costitutivi della fattispecie
(pag. 5-7)
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di
euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 3/03/2025.