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Ricorso inammissibile: Cassazione e sanzioni pecuniarie

La Corte di Cassazione, con ordinanza del 17 gennaio 2025, ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una sentenza della Corte d’Appello di Milano. A seguito di questa decisione, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro a favore della Cassa delle ammende, evidenziando le severe conseguenze di un’impugnazione proceduralmente viziata.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando l’Impugnazione Costa Cara

Presentare un ricorso alla Corte di Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma non è un’azione priva di rischi. Un’ordinanza recente ci mostra chiaramente quali possono essere le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile. Quando un’impugnazione non rispetta i rigidi requisiti procedurali, non solo non viene esaminata nel merito, ma comporta anche sanzioni pecuniarie significative per il ricorrente.

I Fatti del Caso

Il caso in esame trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Milano del 22 maggio 2024. Il ricorrente ha impugnato tale decisione dinanzi alla Corte di Cassazione. Tuttavia, il percorso processuale si è interrotto bruscamente. L’ordinanza non entra nei dettagli dei fatti che hanno portato alla condanna in appello, ma si concentra esclusivamente sull’esito del ricorso presentato alla Suprema Corte.

La Decisione della Corte: il Ricorso Inammissibile

Con un provvedimento emesso il 17 gennaio 2025, la settima sezione penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non significa che la Corte abbia dato ragione o torto al ricorrente nel merito della questione; significa, piuttosto, che il ricorso presentava dei vizi talmente gravi da impedirne persino la discussione. La Corte, in sostanza, non ha potuto valutare se la sentenza d’appello fosse giusta o sbagliata, perché l’atto di impugnazione non era conforme alla legge.

Le Motivazioni della Decisione

Sebbene l’ordinanza non espliciti le ragioni specifiche dell’inammissibilità, possiamo delineare le cause più comuni che portano a tale esito. Un ricorso può essere dichiarato inammissibile per svariati motivi, tra cui la presentazione oltre i termini di legge, la mancanza di motivi specifici di impugnazione, la non conformità dell’atto ai requisiti formali richiesti dal codice di procedura penale, o la proposizione di censure che riguardano il merito dei fatti, non consentite in sede di legittimità. In questo caso, i giudici supremi hanno evidentemente riscontrato uno di questi difetti, che ha precluso l’esame della vicenda.

Le Conclusioni: le Conseguenze Economiche del Ricorso Inammissibile

La conseguenza più tangibile di questa decisione è di natura economica. La Corte non si è limitata a respingere il ricorso, ma ha condannato il ricorrente a due pagamenti:
1. Le spese processuali: si tratta dei costi sostenuti dallo Stato per la gestione del procedimento davanti alla Cassazione.
2. Una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende: questa non è un risarcimento, ma una vera e propria sanzione pecuniaria volta a scoraggiare la presentazione di ricorsi temerari o palesemente infondati. Serve a penalizzare l’abuso dello strumento processuale, che impegna inutilmente le risorse della giustizia. Questa ordinanza, pur nella sua sinteticità, funge da monito: l’accesso alla giustizia deve essere esercitato con responsabilità e nel rispetto delle regole procedurali, pena l’applicazione di sanzioni che possono rivelarsi onerose.

Cosa succede quando la Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, la Corte di Cassazione non esamina il merito della questione. La decisione impugnata diventa definitiva e il ricorrente viene, di regola, condannato al pagamento delle spese del procedimento.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
Come stabilito in questa ordinanza, il ricorrente è condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, in questo caso di 3.000 euro, da versare alla Cassa delle ammende. Questa sanzione ha lo scopo di disincentivare impugnazioni dilatorie o prive dei requisiti di legge.

Cosa significa la condanna al pagamento in favore della Cassa delle ammende?
Significa che il ricorrente deve versare una somma di denaro a un ente pubblico, la Cassa delle ammende, che utilizza questi fondi per finanziare progetti di reinserimento per i detenuti. È una sanzione prevista dalla legge per chi promuove un’impugnazione dichiarata inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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