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Ricorso inammissibile: Cassazione e sanzioni

La Corte di Cassazione ha esaminato un appello contro un’ordinanza della Corte d’Appello di Trieste. A causa di vizi procedurali, la Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Di conseguenza, il proponente è stato condannato non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche a versare una sanzione pecuniaria di 3.000 euro alla Cassa delle ammende, confermando la rigidità delle regole di impugnazione.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Le Conseguenze di un Appello Errato in Cassazione

Presentare un ricorso in Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, una fase delicata che richiede il massimo rigore procedurale. Un errore formale o la mancanza di un requisito di legge può portare a una declaratoria di ricorso inammissibile, con conseguenze economiche significative per chi lo ha proposto. Un’ordinanza recente della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di questa dinamica, sottolineando l’importanza di affidarsi a una difesa tecnica competente.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un individuo avverso un’ordinanza emessa dalla Corte d’Appello di Trieste in data 17 ottobre 2024. Il ricorrente ha cercato di far valere le proprie ragioni davanti alla Corte di Cassazione, contestando la decisione del giudice di secondo grado. Tuttavia, l’esame della Suprema Corte si è fermato a un livello preliminare, senza entrare nel merito della questione sollevata.

La Decisione sul Ricorso Inammissibile

Con ordinanza del 4 giugno 2025, la settima sezione penale della Corte di Cassazione ha posto fine al procedimento dichiarando il ricorso inammissibile. Questa decisione non significa che le ragioni del ricorrente fossero infondate nel merito, ma piuttosto che l’atto di impugnazione non possedeva le caratteristiche tecniche e formali indispensabili per poter essere esaminato. La Corte, basandosi su precedenti giurisprudenziali consolidati, ha rilevato un vizio che ha impedito la prosecuzione del giudizio.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano sull’applicazione rigorosa dei principi che regolano le impugnazioni. Sebbene il testo dell’ordinanza non entri nei dettagli specifici del vizio riscontrato, il richiamo a sentenze precedenti suggerisce che la problematica fosse legata al rispetto dei termini o delle forme previste dalla legge per la proposizione del ricorso.

La giurisprudenza citata, infatti, riguarda i criteri per l’impugnazione delle sentenze e la decorrenza dei termini. La Corte ha ritenuto che, sulla base di tali principi, il ricorso dovesse essere dichiarato inammissibile. Tale esito comporta non solo l’impossibilità di una revisione della decisione impugnata, ma anche l’applicazione di sanzioni a carico del ricorrente.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Le conseguenze della declaratoria di inammissibilità sono state duplici e onerose. In primo luogo, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali relative al giudizio di Cassazione. In secondo luogo, e in aggiunta, la Corte ha disposto la condanna al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Quest’ultima è una sanzione pecuniaria che viene comminata proprio nei casi di inammissibilità del ricorso, per scoraggiare impugnazioni presentate senza il dovuto rispetto delle regole procedurali. La vicenda ribadisce un principio fondamentale: nel processo penale, la forma è sostanza, e un errore procedurale può precludere la tutela dei propri diritti, con un aggravio di costi significativo.

Cosa significa quando un ricorso viene dichiarato ‘inammissibile’ dalla Corte di Cassazione?
Significa che la Corte non esamina il merito della questione, ma respinge l’atto perché presenta vizi procedurali, come la presentazione fuori termine o la mancanza dei requisiti di legge. L’atto è considerato invalido.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
La parte che ha presentato il ricorso inammissibile viene condannata al pagamento delle spese processuali e, come in questo caso, al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende a titolo di sanzione.

A cosa serve la Cassa delle ammende?
La Cassa delle ammende è un ente pubblico che utilizza le somme versate a seguito di condanne, come quella di 3.000 euro in questo caso, per finanziare progetti e programmi volti al reinserimento sociale delle persone detenute.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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