Ricorso Inammissibile: Le Conseguenze di un Appello Respinto in Cassazione
Presentare un ricorso in Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma non è una strada priva di ostacoli. Un recente provvedimento della Suprema Corte ci offre lo spunto per analizzare cosa accade quando un appello viene giudicato non meritevole di trattazione, ovvero quando viene dichiarato ricorso inammissibile. Questa decisione, puramente processuale, comporta conseguenze economiche significative per chi ha intrapreso l’azione legale.
I Fatti alla Base della Decisione
Il caso in esame trae origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Milano nell’ottobre del 2024. Un individuo, ritenendo ingiusta la decisione dei giudici di secondo grado, ha deciso di adire la Suprema Corte per ottenere una revisione del proprio caso.
Il procedimento è giunto all’udienza fissata per l’aprile del 2025, durante la quale la Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha esaminato la sussistenza dei requisiti formali e sostanziali dell’impugnazione.
La Decisione della Corte sul ricorso inammissibile
Con una sintetica ma perentoria ordinanza, la Corte di Cassazione ha posto fine al percorso giudiziario del ricorrente. I giudici supremi hanno dichiarato il ricorso inammissibile.
Questa statuizione significa che la Corte non è entrata nel merito delle questioni sollevate. Non ha valutato se le argomentazioni del ricorrente fossero fondate o meno, ma si è fermata a un controllo preliminare, riscontrando la mancanza dei presupposti necessari affinché il ricorso potesse essere esaminato. Di conseguenza, la sentenza della Corte d’Appello di Milano è diventata definitiva.
Le Motivazioni della Decisione
L’ordinanza in commento, per sua natura, non entra nel dettaglio delle specifiche ragioni che hanno portato alla declaratoria di inammissibilità. Tuttavia, in via generale, un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile per svariati motivi, tra cui:
* Mancanza dei motivi specifici: Il ricorso non indica in modo chiaro e preciso le violazioni di legge o i vizi di motivazione che si imputano alla sentenza impugnata.
* Proposizione fuori termine: L’impugnazione è stata presentata oltre i termini perentori stabiliti dalla legge.
* Motivi non consentiti: Vengono sollevate questioni di fatto, che non possono essere riesaminate in sede di legittimità, dove la Corte valuta solo la corretta applicazione del diritto.
* Manifesta infondatezza: I motivi appaiono palesemente privi di qualsiasi fondamento giuridico.
La decisione della Corte implica che il ricorso presentato rientrava in una di queste categorie, non superando il cosiddetto ‘filtro’ di ammissibilità.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia
La dichiarazione di inammissibilità non è priva di conseguenze. L’ordinanza, infatti, condanna esplicitamente il ricorrente a due pagamenti:
1. Le spese processuali: I costi relativi al procedimento svoltosi dinanzi alla Cassazione.
2. Una somma in favore della Cassa delle ammende: In questo caso, l’importo è stato fissato in tremila euro. Questa non è una sanzione legata al reato originario, ma una vera e propria sanzione processuale volta a scoraggiare ricorsi temerari o palesemente infondati.
Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale: l’accesso alla giustizia deve essere esercitato con responsabilità. Affidarsi a un professionista esperto per valutare attentamente le probabilità di successo di un ricorso in Cassazione è essenziale per evitare non solo la delusione di una pronuncia sfavorevole, ma anche un significativo esborso economico.
Qual è stata la decisione della Corte di Cassazione sul ricorso presentato?
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, senza quindi esaminarlo nel merito.
Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Contro quale provvedimento era stato proposto il ricorso?
Il ricorso era stato proposto avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Milano in data 31 ottobre 2024.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 16608 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 16608 Anno 2025
Presidente: NOME COGNOME
Relatore: PILLA EGLE
Data Udienza: 09/04/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a COGNOME il 28/10/1990
avverso la sentenza del 31/10/2024 della CORTE APPELLO di MILANO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME
Rilevato che NOME ricorre avverso la sentenza della Corte di Appello di Milano, che nel rideterminare il trattamento sanzionatorio per l’intervenuta
estinzione per prescrizione di un capo di imputazione sub. C), ha nel resto confermato la pronuncia di condanna in ordine ai reati di cui agli artt. 110 e 582,
585, 61, comma 1 e 99 cod. pen.;
Considerato che il primo ed unico motivo – con cui il ricorrente denunzia violazione di legge e vizio di motivazione in ordine al mancato esame delle
argomentazioni contenute nell’atto di gravame – è generico perché fondato su argomenti che ripropongono le stesse ragioni già discusse e ritenute infondate dal
giudice del gravame e, pertanto, non specifici; invero, la mancanza di specificità
del motivo, dalla quale, a mente dell’art. 591 comma 1 lett. c), deriva l’inammissibilità, si desume dalla mancanza di correlazione tra le ragioni
argomentate dalla decisione impugnata e quelle poste a fondamento dell’impugnazione;
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di
euro tremila in favore della Cassa delle ammende;
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 9 aprile 2025 Il consigliere estensore
Il Presidente