Ricorso inammissibile: quali sono le conseguenze economiche?
Presentare un’impugnazione in Corte di Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma non è un’opzione priva di rischi. Un ricorso inammissibile non solo pone fine al percorso giudiziario, ma comporta anche significative conseguenze economiche per chi lo ha proposto. Un’ordinanza recente della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di come la superficialità o la mancanza dei presupposti legali in un ricorso si traduca in una condanna al pagamento di spese e sanzioni.
I Fatti del Caso
Due soggetti avevano presentato ricorso alla Corte di Cassazione avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Venezia in data 30 maggio 2024. L’obiettivo era, evidentemente, ottenere l’annullamento o la riforma della decisione di secondo grado. Tuttavia, il percorso del loro ricorso si è interrotto prima ancora di entrare nel vivo della discussione.
La Decisione della Corte di Cassazione
Con un’ordinanza emessa il 10 aprile 2025, la Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha messo la parola fine alla vicenda. I giudici supremi, dopo aver ascoltato la relazione del Consigliere designato, non hanno avuto dubbi: i ricorsi proposti erano da dichiarare inammissibili. Questa decisione impedisce alla Corte di esaminare il merito delle questioni sollevate, fermandosi a una valutazione preliminare sulla correttezza formale e sostanziale dell’atto di impugnazione.
Le Conseguenze di un Ricorso Inammissibile
La declaratoria di inammissibilità non è una mera formalità. La Corte, come previsto dalla procedura, ha immediatamente applicato le sanzioni conseguenti. I ricorrenti sono stati condannati in solido al pagamento delle spese processuali, ovvero i costi sostenuti dallo Stato per la gestione del procedimento.
In aggiunta, è stata irrogata una sanzione pecuniaria significativa: la condanna al versamento della somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questo fondo statale è destinato a finanziare progetti di miglioramento delle infrastrutture carcerarie e programmi di reinserimento per i detenuti. La sanzione ha quindi una duplice funzione: sanzionare l’abuso dello strumento processuale e contribuire a un fine di pubblica utilità.
Le Motivazioni
Sebbene l’ordinanza non entri nel dettaglio delle specifiche ragioni di inammissibilità (che possono variare dalla tardività alla genericità dei motivi), la motivazione della condanna alle spese e alla sanzione è implicita nella decisione stessa. La legge prevede che la parte che propone un ricorso dichiarato inammissibile debba farsi carico non solo delle spese del procedimento che ha inutilmente attivato, ma anche di una sanzione pecuniaria. Questa misura serve a disincentivare la presentazione di appelli temerari o palesemente infondati, che sovraccaricano il sistema giudiziario e ne rallentano l’efficienza. La condanna, pertanto, non è discrezionale ma costituisce una conseguenza automatica e doverosa della declaratoria di inammissibilità del ricorso.
Le Conclusioni
Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: l’accesso alla giustizia deve essere esercitato con responsabilità. Un ricorso inammissibile non è un tentativo fallito, ma un errore procedurale che comporta costi certi e talvolta elevati. Prima di impugnare una sentenza davanti alla Corte di Cassazione, è indispensabile una valutazione approfondita da parte di un legale esperto sui presupposti di ammissibilità e sulla fondatezza dei motivi, per evitare di incorrere in sanzioni che possono aggravare ulteriormente la posizione processuale.
Cosa succede quando la Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile?
La Corte non esamina il merito della questione e il ricorso viene rigettato. La sentenza impugnata diventa definitiva e il ricorrente viene condannato a pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria.
Chi deve sostenere i costi in caso di inammissibilità del ricorso?
I costi sono a carico della parte che ha presentato il ricorso. Nel caso esaminato, i due ricorrenti sono stati condannati a pagare sia le spese del procedimento sia una somma di tremila euro.
A cosa serve la Cassa delle ammende?
È un fondo gestito dal Ministero della Giustizia che raccoglie le somme derivanti da sanzioni pecuniarie e multe, utilizzandole per finanziare il miglioramento delle condizioni delle carceri e programmi di recupero per i detenuti.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 17389 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 17389 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: NOME
Data Udienza: 10/04/2025
ORDINANZA
sui ricorsi proposti da: NOME nato a BUSSOLENGO il 02/03/1986
NOME nato a ROMANO DI LOMBARDIA il 06/07/1990
avverso la sentenza del 30/05/2024 della CORTE APPELLO di VENEZIA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letti i ricorsi di NOME COGNOME e COGNOME presentati con att
unitario;
considerato che dei due motivi a base dei ricorsi, il primo (relativo all’err
calcolo della pena) risulta formulato per la prima volta con il ricorso per Cassazi e non è quindi consentito ex art. 606, comma 3, cod. proc. pen., mentre il secon
(attinente alla mancata indicazione delle conclusioni del Pubblico Ministero nel sentenza di primo grado), oltre ad essere non consentito per la medesima ragione
è privo di interesse, non essendo dalla omissione derivata alcuna nullità né alc conseguenza ai fini della perfezione della sentenza, che non deve quindi esse
annullata per quella che è una mera irregolarità;
pertanto, che i ricorsi devono essere dichiarati inammissibili con rilevato,
condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibili i ricorsi e condanna i ricorrenti al pagamento dell spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa del ammende.
Così deciso in Roma, il 10/04/2025
Il Co sigliere Estensore