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Ricorso inammissibile: Cassazione e sanzione pecuniaria

La Corte di Cassazione ha esaminato un ricorso contro una sentenza della Corte d’Appello di Napoli. Con un’ordinanza, ha dichiarato il ricorso inammissibile, non entrando nel merito della questione. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: quando l’appello si ferma prima di iniziare

Quando si impugna una sentenza, l’obiettivo è ottenere una revisione della decisione. Tuttavia, non sempre si arriva a una discussione nel merito. Un’ordinanza della Corte di Cassazione ci offre lo spunto per analizzare il concetto di ricorso inammissibile e le sue pesanti conseguenze economiche per chi lo propone. Il caso in esame riguarda un appello avverso una pronuncia della Corte d’Appello di Napoli, conclusosi con una secca dichiarazione di inammissibilità da parte della Suprema Corte.

I fatti del caso

Il procedimento trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Napoli in data 21 maggio 2024. L’interessato ha deciso di portare la questione dinanzi alla Corte di Cassazione, l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento. La Suprema Corte, riunitasi in udienza, ha esaminato gli atti trasmessi e ha ascoltato la relazione del Consigliere incaricato, per poi procedere alla decisione.

La decisione della Corte sul ricorso inammissibile

Con una sintetica ma perentoria ordinanza, la settima sezione penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione implica che i giudici non hanno nemmeno valutato le ragioni di merito dell’impugnazione. La conseguenza diretta di tale pronuncia è duplice: in primo luogo, la sentenza impugnata diventa definitiva. In secondo luogo, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma ulteriore di tremila euro a titolo di sanzione, da versare alla Cassa delle ammende.

Le motivazioni

L’ordinanza in esame non esplicita i motivi specifici che hanno portato a dichiarare il ricorso inammissibile. Tuttavia, in linea generale, un’impugnazione può essere ritenuta tale per diverse ragioni, tutte riconducibili alla violazione di norme procedurali. Tra le cause più comuni vi sono la presentazione del ricorso oltre i termini di legge, la mancanza di motivi specifici di impugnazione (limitandosi a una generica contestazione), la proposizione di questioni non consentite in sede di legittimità (come la rivalutazione dei fatti già accertati nei gradi precedenti) o la carenza di legittimazione del ricorrente. La condanna al pagamento di una sanzione pecuniaria ha una funzione deterrente, mirando a scoraggiare la presentazione di ricorsi temerari o palesemente infondati che sovraccaricano inutilmente il sistema giudiziario.

Le conclusioni

La decisione della Corte di Cassazione sottolinea l’importanza cruciale del rispetto delle regole procedurali nella presentazione dei ricorsi. Un ricorso inammissibile non solo impedisce una revisione della sentenza, rendendola definitiva, ma comporta anche significative sanzioni economiche a carico del proponente. Questo caso serve da monito: la difesa tecnica deve essere estremamente scrupolosa nel redigere l’atto di impugnazione, verificando la sussistenza di tutti i requisiti di ammissibilità previsti dal codice di procedura penale per evitare un esito sfavorevole e costoso prima ancora che inizi la discussione di merito.

Qual è stata la decisione della Corte di Cassazione sul ricorso presentato?
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Cosa significa che un ricorso è dichiarato inammissibile?
Significa che la Corte non ha esaminato il merito della questione sollevata, ma ha respinto l’impugnazione perché mancava dei requisiti formali o sostanziali richiesti dalla legge per poter essere giudicata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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